sabato 17 giugno 2017



Una visione tragicomica e ludica della realtà, 
anzi 
una visione ludus

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Ho immaginato... la società come un complicatissimo gioco di carte: servono anni per imparare le regole e, per ogni punto che vinci, ti rendi conto di stare diventando più bravo. Così cerchi d’ignorare le sconfitte, di cercare di vincere sempre più facilmente rispetto (a quanti) queste regole non le sanno o, magari, di  trovare un buco nelle stesse regole. Dopotutto, se il manuale per imparare il gioco è alto più di venti pagine, praticamente devi rendere obbligatorio il test prima d’iniziare a giocare perché Maru, il gatto giapponese su Youtube, ha estrema precedenza su qualsiasi forma e momento di studio. Lo so io, lo sapete voi e lo sanno Loro [i vecchi che a carte ci giocano davvero..]
...Dalla parte opposta, i giovani vogliono una società "paidia", quella del gioco spontaneo, quella dell’immaginazione e della creatività senza limiti che permette di fantasticare: diventare famosi, o trovare un lavoro e comprarsi il gadget di turno, o per seguire una passione. In questo concetto Cailloisiano, io trovo il centro della società di oggi: una società che gioca. Gioca con le regole di chi c’è stato prima e chi cerca di esserci ancora e si scontra, forse mai come prima, contro la paidia giovanile, portata sotto l’ascella dai social network, le petizioni online, i flash-mob, gli hashtag. In un mondo in cui le regole del gioco si sono fatte troppo complicate, noi cerchiamo i buchi nelle regole, i backdoor tramite cui inserirci. 
La realtà, però, non si piega a nessun gioco.


Nikolas Ceccarelli


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