L'AUTISTA DI DON ZENO
Copyright © Tindara Rasi
Il mio ricordo di Virgilio Angelo Galli è quello di un "laureato" con la tesi in mano, tremante e commosso mentre gli faccio una fotografia per gli annali universitari. Anziano, commosso di avercela fatta come studente, mi aveva presa in simpatia e alla fine del suo percorso universitario era a me che aveva lasciato fare le foto, a me (e non solo) che aveva consegnato la sua copia della tesi, a me che aveva invitato a casa sua regalandomi libri per studiare meglio l'ebraico, lingua che lui conosceva benissimo mentre io annaspavo. Quei libri non li usava più, ma a me, studentessa di teologia, potevano certamente servire. Me li diede, e me ne diede altri suoi, scritti da lui sul venerabile Giovanni Niccolucci e su don Zeno Saltini ("Qualcosa del padre", Edizioni Cantagalli, Siena), con tanto di annotazioni e di correzioni. Alcuni di quelli me li inoltrò direttamente a casa, scomodando comandanti di caserma e agenti, pur di farmi arrivare sano e salvo il "malloppo" dei suoi preziosi scritti, comprensivo di foto, lettere e ricordi personali che conservo sempre con amore, busta controfirmata compresa, fotocopia della sua "laurea" compresa.
Siamo stati alunni colleghi universitari, Virgilio ed io.
Posso dire di aver conosciuto un uomo, una persona, bella di Nomadelfia... che era Nomadelfia... e che era stato unito al fondatore carismatico di quella città della fraternità presentandomi questo personaggio come si fa con gli scolaretti analfabeti, visto che io ignoravo chi fosse don Zeno.
Virgilio era anzianissimo.
Io trentenne.
La bellezza e testimonianza divina di una persona, sta tutta in questa scena: noi due a casa sua e, mentre sua moglie Anna Maria (una mamma di Nomadelfia) porge un caffè a me e mio marito, Virgilio acconsente a farsi l'ennesima foto con me e poi mi apre il suo scrittoio e mi illustra infinitamente, tenacemente, i suoi documenti.
Ho "conosciuto" così don Zeno Saltini fondatore di Nomadelfia: per bocca di Virgilio Angelo Galli, il suo autista personale.
Non essendo io originaria della Toscana, non ne avevo mai sentito parlare: ne rimasi affascinata. Don Zeno... un uomo, un sacerdote, fatto fuori dalla stessa sua Chiesa che doveva rappresentare Cristo e il suo Amore accogliendolo come "Santo" sin da allora, ma che non lo fece affatto... Sono stata più volte a Nomadelfia, per incontri diocesani, ma anche in veste privata per colloqui privati con i postulatori della causa di beatificazione del fondatore. Lì è iniziata una mia vicenda familiare, lì si è arenata. Don Zeno, se fosse stato vivo, non avrebbe approvato ciò che accadde a noi. Tuttavia, ho librini per bambini fatti dagli stessi bambini di Nomadelfia, ho videocassette che ora, con i moderni sistemi non posso più vedere in uno schermo, ho materiali e ricordi. Uno su tutte, uno struzzo a bordo strada, in una delle zone aperte di Nomadelfia, con mia figlia maggiore allora in passeggino, incuriosita e spaventata. Avvicinandoci alla rete, lo struzzo, un animale che io non avevo mai visto prima in vita mia, quasi ci assalì. Ma l'esoticità di questo animale, non allontanò da noi la ricerca dell'aurea nomadelfa e della santificazione nel "martirio" di famiglia.
Don Zeno.... Lo inserirò con il titolo di "Venerabile" in un mio prossimo libro? Io spero di poterlo inserire col titolo di "Beato" o "Santo", invece. Quel prete utopico e sovversivo, per me rimarrà il "Martire intra ecclesia", martirizzato non da atei, non da altri credi, non da altri nemici, ma dalla chiesa cattolica cristiana romana stessa. Una chiesa che ha faticato a riconoscere in lui Cristo, e che forse ora, a lunga distanza, chiede "perdono", in quanto Chiesa di Cristo, per non aver accolto il suo "profeta in patria" a tempo opportuno.
Come don Zeno, esistono anche tanti cristiani e credenti di oggi, che nella quotidianità attuale vivono gli stessi "allontanamenti" e le stesse "esclusioni" da parte di chi in chiesa ha perso la radicalità dell'UT UNUM SINT. Nessun processo di beatificazione in atto, per loro.
E tuttavia, il cammino di santificazione è un invito a tutti noi. Dalla chiesa militante, imperfetta e talvolta non lungimirante, alla chiesa trionfante, tra le braccia di Dio. Ogni essere umano ha questo sogno inscritto nel cuore. Essere un Santo di Dio.
Don Zeno per me lo è già.
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