Main Menu

sabato 21 aprile 2018

SULLA GAUDETE ET EXSULTATE
 Copyright © Tindara Rasi


Copyright © Tindara Rasi

" #PapaFrancesco
 ... parlando di santità popolare e ordinaria corrode il clericalismo e pone una questione “politica” di “cittadinanza” nella Chiesa. Lo si è compreso non ancora a sufficienza."
Antonio Spadaro SJ

Quando,  qualche giorno fa,  ho avuto la possibilità di leggere integralmente l'ultima Esortazione Apostolica di Papa Francesco, "Gaudete et exsultate, sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo", mi sono sentita a casa mia. Ho portato avanti per anni questa tesi, a modo mio, con un mio linguaggio, con parole mie, piccole e non così altamente teologiche. I miei studi, il mio percorso universitario, le mie ricerche... tutto... santità... Non te, caro Papa Francesco; non il tuo titolo onorifico. Ma santità di noi comuni esseri umani. Di TUTTI. Parlare di "Santi" per un mio lavoro scritturale, mi ha aperto gli occhi. Ci sono Santi conclamati dalla chiesa ufficiale, Santi riconosciuti dai racconti popolari, quasi favolistici e magari niente affatto reali, Santi mai canonizzati, Santi mai riconosciuti, Santi senza documentazione attendibile, senza "patente" da Santi... eppure considerati dalla gente in super famam sanctitatis. Mi dissi: chi sono io per toglierli da un elenco di Santi? Io posso giudicare la santità di una vicenda, di una persona, del passato o presente che sia? No, non lo posso fare. Perchè non lo posso fare? Potrei fare un lavoro "pulito", perfetto, documentato, difendibile, certificato, non criticabile... Vero. Ma è questo il messaggio che devo far passare? No. Perchè siamo tutti Santi, sulla via della santità. Anche nella vita ordinaria, lo siamo. Santi, tutti, della porta accanto...
Non sono idee mie, sono vecchie come il mondo. 
Io, scrivendo, le ho solo fatte mie. 
E ora arrivi tu, Santo Padre Francesco.
E confermi, con un documento ufficiale che farà parte della "Traditio", che sarà sempre documento "di Chiesa", con valore certo, citabile da ora in poi in qualsiasi documento... arrivi tu e confermi la mia e altrui idea, quella che il popolo laico, quella che la povera gente comune e senza titoli ecclesiastici di rilievo, ha sempre avuto e ha sempre saputo. C'era bisogno che tu, Santo Padre, lo fissassi su carta? Si, si vede. Perchè ci fanno passare l'idea che non sia così, e dunque non tutti abbiamo coscienza di quanto siamo Suoi, di CHI siamo, di COME siamo. Più facile elencarci come peccatori e farci sentire limite umano, feccia, solo perchè non indossiamo una veste talare che ci "assicura" un'aurea di santità a prescindere. Invece... SIAMO TUTTI SUOI SANTI, possiamo tutti camminare in una via di santificazione. Lo hai detto ufficialmente persino tu, Santo Padre! Quello che dico io in uno scritto, in una conferenza, in una presentazione snobbata da critica e potere, non ha valore... io sono io... sono nessuno... ma... LO HAI DETTO TU! SIAMO IN UN CAMMINO DI SANTIFICAZIONE, SIAMO SANTI! Dobbiamo solo crederci. "Non avere paura della santità", si legge al punto 32 dell'Esortazione Apostolica. E ancora: "Si tratta di offrirci a Lui che ci anticipa, di offrirgli le nostre capacità, il nostro impegno, la nostra lotta contro il male e la nostra creatività, affinchè il suo dono gratuito cresca e si sviluppi in noi" (punto 56). Non dunque isolati e individualisti, non un fare per uso personale, ma un'azione di INSIEME, una class action in quanto chiesa, per un cammino comune di santificazione personale e di santificazione reciproca. San Giovanni della Croce diceva: "Stai vivendo con gli altri perchè ti lavorino e ti  esercitino nella virtù" (punto 141). E San Bonaventura: "La più grande saggezza che possa esistere consiste nel dispensare  fruttuosamente ciò che si possiede, e che si è ricevuto proprio perchè fosse dispensato" (citato al punto 43 dell'Esortazione).
La convivenza, la comunitarietà ecclesiale e sociale non è facile. Eppure è proprio lì che si gioca tutta la nostra santificazione. E non c'è chi può e chi non può. Il Signore chiama tutti a questo percorso. Anche se non ci sarà un giornalista cattolico che scriverà la nostra agiografia personale, o uno scrittore vaticanista, o un superiore ecclesiale, anche se non ci sarà un plebiscito popolare che ci voglia sugli altari prima o dopo morti, tessendo lodi documentali, noi, nella nostra vita ordinaria e quotidiana possiamo... siamo... procediamo.... 
"In questo cammino, lo sviluppo del bene, la maturazione spirituale e la crescita dell'amore sono il miglior contrappeso nei confronti del male. Nessuno resiste se sceglie di indugiare in un punto morto, se si accontenta di poco, se smette di sognare di offrire al Signore una dedizione più bella" (punto 163).  Ecco: io non mi accontento. Voglio un superscrittore, un supergiornalista a scrivere la storia della mia vita. E ho questo come obiettivo, nei limiti del mio essere perfetta per Lui ma imperfetta per il mondo, nel mio essere difettosa, spaventata, delusa, ferita, denigrabile, offesa, azzoppata: non smettere di sognare di lasciargli realizzare il SUO sogno su di me. Il Signore sogna me per Sè, e sa che uso farne di me. D'altronde, "nei processi di beatificazione e canonizzazione si prendono in considerazione i segni di eroicità nell'esercizio delle virtù, il sacrificio della vita nel martirio e anche ... i casi nei quali si sia verificata un'offerta della propria vita per gli altri, mantenuta fino alla fine" (punto 5). Offrire la propria esistenza per una causa, dedicarsi a un lui/lei per tutta la vita... non è santificazione anche questa ordinarietà così semplice, umile, eppure segno di una donazione totale ad uno scopo, ad un lavoro, ad un affetto? Santificarsi nei compiti ordinari, di tutti i santissimi giorni da casalinga, da studentessa, da lavoratrice, da giornalista, da maestra, da sposa, da contadina... non è anche questo il cammino di un farsi Santi, sebbene nell'anonimato?  Essere anche solo semplicemente in grado di pregare per gli altri, includendo nelle nostre orazioni, "la (loro) vita... le loro angosce più sconvolgenti e i loro sogni più belli" (passo 154), non è santità questa pia apertura abituale alla trascendenza (passo 147)? Io quindi non tolgo nessuno dall'elenco dei suoi improbabili Santi, scartati dalle schede ecclesiali ufficiali e non canonizzabili per criteri umani. Non sono assoggettata e assoggettabile a nessun potere che mi soggiaccia e mi manipoli per farmi crollare sul chi si e chi no. Non ho un compito ecclesiale che mi proponga di discernere le vocazioni altrui e segarne a piacimento altre. Non ho un ruolo teologico importante tale da dover restare agganciata a norme e leggi di diritto canonico rigorose, come chi fa parte della Congregazione delle Cause dei Santi. Cestinare o selezionare chi è Santo per la pietas popolare e chi nemmeno, chi è Santo per la Chiesa cattolica, e chi no, attuare una qualsivoglia, assurda, "forma di scarto" (punto 101), non è compito mio.  E quello che spero (nel senso proprio della virtù teologale della Speranza) è che, a differenza di quanto mi accade nelle situazioni contingenti e quotidiane  da parte di quanti, me compresa, non vedono, dentro me, attorno a me, l'aspetto "sacro" che, nonostante tutto, buffamente, persino io posseggo,  quello che spero, ripeto, è che Lui sappia invece da che parte pigliarmi e da che parte guardarmi e da che parte descrivermi e da che parte dipingermi, e leggermi, e tracciarmi, e narrarmi, e documentarmi, e "canonizzarmi" con criteri tutti sublimamente Suoi, non scartandomi in definitiva dal Suo ben più importante Martyrologium celeste.
Copyright © Tindara Rasi

Forse la loro vita non è stata sempre perfetta, però... (queste persone) sono piaciute al Signore (punto 3)

Nessun commento:

Posta un commento