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lunedì 24 dicembre 2018

LA "MISA DEL GALLO" DI NATALE

Copyright © Tindara Rasi

Scrisse Egheria (Egerìa), una pellegrina della fine del 300 d.C.:
"Poichè i fedeli hanno paura di non arrivare lì per il canto dei galli, vengono in anticipo e si siedono lì. Si cantano inni e antifone, si fanno preghiere a ogni inno e a ogni antifona. I preti e i diaconi sono sempre pronti là a celebrare le vigilie per la gente che si raduna. Questa è infatti la consuetudine, di non aprire i luoghi santi prima del canto del gallo." (Diario di viaggio, Egerìa, ed. Paoline, pg. 65)
Descrive così la "liturgia dell'Epifania", in quell'angolo di Terra Santa dei primi secoli, che allora festeggiava in data posticipata il nostro attuale Natale del 25 dicembre, seguendo il calendario giuliano. Oggi l'Epifania non è quasi più considerata, e di certo non è recepita come dies Natalis Domini nostri Jesu Christi. Sfalsamenti dei tempi... Santa Klaus, cioè San Nicola, il 6 dicembre, divenuto Babbo Natale per de-cristianizzare Gesù nella stalla; Santa Lucia trasferita dal 13 dicembre al 6 gennaio e divenuta la simpatica Befana di tradizioni italiche ormai consolidate. A Firenze rimane l'epifanica  la cavalcata dei Re Magi. Tra gli ortodossi di liturgia bizantina, il Natale vero e proprio celebrato ad anno nuovo, il 7 gennaio. Forse qualcosa si salva, tra nostalgie puriste. Sarà che è sempre e solo "il Volto che ci impedisce di uccidere [tutto]" (cfr. Levinas).
Le tradizioni latino-americane e filippine sono quelle più solide e tradizionaliste. Lì, la vigilia di Natale è ancora la "Misa del Gallo", o "Nochebuena", così come descritta nei primi secoli dopo Cristo da quella coraggiosa donna pellegrina e fedele identificata in una tal Egerìa della Spagna.  "Ad galli cantus", ma più propriamente "Missa  in galli cantu" o "in primo galli canto, in gallicinio", è la "media nocte" di San Gregorio. Non prima di quell'ora, perchè Gesù nacque a mezzanotte, così vuole la tradizione... e il gallo canta all'alba, non prima, il gallo annuncia la Luce divina alla prima avvisaglia, tra il buio più pesto: fa mezzodì anticipato. Mi piace annotare che, curiosamente, in Portogallo, il gallo è invece un "pollet", un pulcino. Un gallo in miniatura, un gallo non ancora adulto: un anawìm, un piccolo e semplice animalino come pastore annunciatore. Suggestivo "piccolo particolare"  che detta e indirizza efficacemente l'urgenza di attenzione ai "piccoli particolari dell'amore" (Gaudete et exsultate, 145) . L'Amore con la "A" maiuscola, non quello ordinario. "Se veramente riconosciamo che Dio esiste, non possiamo fare a meno di adorarlo, [o] in un silenzio colmo di ammirazione, o [cantando] a lui con voce festosa" (Gaudete et Exsultate, 155). Un gallo questo lo sa fare bene, il suo canto annunziante è meraviglioso. Altrettanto dolce, è il pigolio di un pulcino tra un beccata ed un'altra; solo, il suo è un annuncio concesso all'orecchio più attento. ...E' che noi siamo un po' tutti ammalati d'orecchi.


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