CAMPIONARIO EPIFANICO TRA ORIENTE ED OCCIDENTE
di Tindara Rasi
Il 6 gennaio è una data importante. In Italia si festeggia l'Epifania, letteralmente l'apparizione, l'arrivo dei tre Re Magi, venuti dall'Oriente, che vedono per la prima volta il Bambino Gesù, ai quali "appare" per la prima volta l'Emmanuele. Tra i riti pagani più celebri, c'è, tuttavia, quello della Befana, una vecchina benefattrice dai capelli bianchi che nella notte trasporta doni nella sua calza: dolcetti a tutti i bambini buoni e carbone a quelli cattivi. Si tratta di una tradizione esclusivamente italiana, molto sentita in tantissime città italiane, rito propiziatorio solstiziale che enfatizza il passaggio dal vecchio al nuovo, segno liminale dall'anno storico che mai più ritornerà a quello nuovo, da vivere ancora.
Ma nel resto del mondo cosa accade? Nel nostro "oriente" visto dall'Italia, e nel nostro "occidente", oltre i gradi astronomici visibili al nostro occhio nudo, come si vive questo capodanno epifanico?
Due periferie sotto gli occhi del mondo credente, due poli estremi, festeggiano la "befana" e i Re Magi in modo cristianamente-paganamente originale.
UCRAINA
Innanzitutto, l'Ucraina, il nostro "Oriente", visto dalla penisola italica.
Si tratta del secondo stato europeo più grande dopo la Russia, per estensione territoriale. Separata dalla repubblica federata dell'U.R.S.S. dal 1991, dal 27 giugno 2014 fa parte dell'Unione Europea a tutti gli effetti. Ucraina significa "sul confine" alla "periferia", al "limite", ed è il confine tra l'Est Europa e la Russia, l'Oriente. In questa terra, miscuglio di tante civiltà (tatari di Crimea, russi, romeno-moldavi, ungheresi, Rom, Azeri, Gagauzi, Caraiti, ecc.) e di tante religioni diverse (Chiesa ortodossa del Patriarcato di Kiev e Chiesa Ortodossa del Patriarcato di Mosca; Chiesa autocefala; Chiesa greco-cattolica ucraina; Chiesa cattolica-romana; e ancora ebrei, musulmani, protestanti, giudeo-ortodossi, ecc), si è verificato un avvenimento importantissimo. Dopo 332 anni, la Chiesa ortodossa dell'Ucraina si è separata, con uno scisma a tutti gli effetti, dalla Chiesa di rito moscovita della Russia, e dunque, in definitiva dalla Chiesa Ortodossa tradizionale, facendo "chiesa a sè". Ieri, durante la Vigilia della Divina Liturgia di Santa Teofania, cui segue il suggestivo rito della Grande Santificazione delle Acque, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, alla presenza del Presidente dell'Ucraina Petr Poroshenko, del presidente della Verkhovna-Rada Andriy Parubiy, e di altre autorità, ha firmato il cosiddetto Tomos, un documento che ha decretato ufficialmente l'autocefalia della chiesa di Kiev, chiesa il cui capo è da adesso in poi il Metropolita Epifanio. La Chiesa di Kiev, la cui Metropolia era stata sottoposta alla giurisdizione di Mosca nel lontano 1686 dal Patriarca Ecumenico Dionisio IV, non si è mai voluta assoggettare alla giurisdizione del Patriarcato di Russa, guidato adesso dal Metropolita Onufrij (Berezovskij), e dunque i vari presidenti ucraini avevano più volte tentato la separazione, oggi ufficialmente firmata. Infatti già dal 1995 il Patriarcato di Kiev, con a capo Filaret (Denisenko), così come nel 1991 la Chiesa autocefala fondata dal Vescovo Makarij (Maletic), si erano ufficiosamente discostate dalla Russia, venendo per questo "scomunicate". Gli anatemi della scomunica sono stati rimessi e la decisione del 1686 che li aveva incorporati alla giurisdizione Russa, è stata revocata. Bartolomeo I era considerato fino ad ora "primus inter pares", ma la Russia aveva da tempo interrotto la comunione eucaristica con Costantinopoli, quindi a maggior ragione lo farà dopo questa decisione riguardante Kiev, che rende autonoma la quindicesima chiesa locale ucraina, autonomia non accettata dalla Russia e considerata addirittura "folle".
Il 6 gennaio 2019, comunque, Santa Teofania (il nostro Battesimo del Signore), per gli Ucraini rappresenterà da ora in poi una data storica, con la speranza che non si inneschi una guerra tra le due nazioni per dispute teologiche e religiose. Il 7 sarà il primo vero Natale per gli ucraini di Kiev, nel senso effettivo di una "nascita" nuova.
In Ucraina, più che la Befana, è famoso invece Svyatyy Mykolay (o Sviatyij Mykolai), cioè San Nicola, che porta regali ai bambini buoni o un ramo di salice se hanno bisogno di un monito per migliorare il loro comportamento. Lo si aspetta il 19 dicembre, oppure, seguendo il calendario romano, esattamente il 6 dicembre, festa del Santo vescovo. I russi lo festeggiano il 22 maggio. Did Moroz, cioè una sorta di Babbo Natale, si presenta invece a Capodanno, vestito con una pelliccia lunghissima, stivali, barba bianca, bastone magico. Viaggia su una carrozza, talvolta accompagnato dalla fanciulla delle nevi vestita d'argento e con la corona-fiocco di neve, sua nipote Snihuronka. La Befana, in tutto ciò, non è presente. Il 7 gennaio è Natale ortodosso; il 13 è fine anno, il Malanka con i koliadky ("candele"), i canti della notte; il 14 è capodanno (Vasyl), con gli shedrivky ("generoso") del giorno dopo e dell'Epifania; ma la tradizione russa, dettata dal calendario giuliano e non da quello gregoriano romano, chissà da ora in poi quanto sarà rispettata.
Malanka, cioè Melania, è una ragazza, figlia della Madre Terra, rapita dal diavolo e rilasciata ogni primavera, ogni "anno nuovo". Ricorda la nostra Persefone greca o Proserpina romana. In qualche modo è anche la nostra Befana, che segna il trapasso rituale dall'anno vecchio a quello nuovo. Epifania è esattamente questo: tre Magi che, venendo dall'Oriente, da dove "nasce il sole" da dove nasce la nuova era, trovano la "novità" e segnano l'inizio di un nuovo avvento, quello storico-cristiano. Anche se gli ortodossi parlano, più precisamente, di Teofania, senza altro riferimento al altro se non la vicenda battesimale di Gesù.
MESSICO
Il Messico è la tappa dell'Occidente italiano, dell'Ovest del "nostro" mondo, terra conosciuta per la folkloristica festa del Dia de los Muertos e più recentemente per il passaggio dei migranti che puntano alle frontiere USA, provenenti da Honduras, El Salvador e Guatemala. Di tradizioni cristiane, sia Las Posadas che la Misa del Gallo della Nochevieya (fine dell'anno), lo dimostrano, si arriva ad una festa altrettanto importante teologicamente parlando, quella dell'Epifania. In questa occasione, definita "Fiesta de los Reyes", sfilano i Tres Reyes, i Re Magi per le vie del Paese, come accade a Firenze, e i bambini ricevono i regali, invece che a Natale. La caratteristica principale di questa festa è però la cottura della cosiddetta "Torta Rosca de los Reyes", o semplicemente "Rosca de Reyes" o "Roscòn de Reyes", una sorta di corona fatta di pasta di pane, che contiene al suo interno simboli religiosi e folkloristici specifici. Si tratta di un circolo perfetto come le nostre Corone d'Avvento, che simboleggia Dio Alfa e Omega, Dio senza fine nè inizio, che sussiste sempre. E' un pane, dunque forte è il richiamo al simbolo eucaristico. I frutti secchi contenuti al suo interno e sulla crosta, sono segni, gemme, pietre che rappresentano la gioia dei Re Magi, al trovare Gesù. Ma gioia di ogni bambino, è cercare al suo interno il punto esatto dove si annida nascosto un Bambino Gesù in miniatura. La simbologia espressa è proprio quella del nascondimento di Gesù, da parte dei suoi genitori in fuga, per scampare dalle mani di Erode. Lo stesso "nascondimento" che operarono i tre Re Magi, affrettando il loro ritorno in Oriente per vie traverse, senza ripassare da Erode che aveva loro richiesto di fargli sapere, se lo avessero trovato, dove era nascosto il Bambino divino. I Re protestanti, non si erano lasciati ingannare e avevano deciso di non svelare quel segreto, portandolo con sè. Avevano consegnato oro (Melchiorre), incenso (Gaspare) e mirra (Baldassarre), ma avevano ricevuto in dono la capacità di "contenere" Dio nelle loro mani e nelle loro menti, e questo tesoro non avevano voluto condividerlo con chi avrebbe potuto depredarlo all'umanità, all'orizzonte umano dei futuri credenti cristiani.
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