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domenica 3 aprile 2016


 MUSICA INFORMATICA



Da quasi mezzo secolo, ormai, l'informatica ha trovato nella musica un'importantissima area applicativa fino a diventare una vera e propria disciplina scientifica: l'informatica  musicale, da cui la computer music, che indica tutte quelle composizioni realizzate con l'ausilio di elaboratori.
Ciò è stato possibile già a partire dalla diffusione dei primi calcolatori, verso la fine degli anni cinquanta. L'informatica applicata alla musica ebbe tra i suoi precoci estimatori L. Hiller, I. Xenakis e G. M. Koning, con le prime ricerche sulla sintesi numerica del suono. Nel 1977 sorse l'IRCAM del Centre Pompidou di Parigi, fondato da P. Boulez finalizzato allo studio di nuove tecniche  di conversione digitale-analogica delle frequenze.
In Italia, i primi esperimenti furono effettuati dal CNUCE di Pisa, per opera di P. Grossi ma altre istituzioni, con sede a Napoli, Milano, Bologna e Modena, svolsero indagini specifiche in tal senso.
Le aziende informatiche, a partire dagli anni '80, fecero a gara per immettere sul mercato macchine sempre più sofisticate ed economiche.
Nel settembre del 1982 la Apple lanciò sul mercato l'Apple II, mentre la Commodore International lanciò sul mercato il pc C64. Il successo fu immediato: il prezzo era dimezzato rispetto a quello del concorrente, ma le prestazioni erano maggiori. Inoltre la dotazione di software sembrava infinita.
I programmatori del Commodore 64 sfruttarono ogni bit di memoria disponibile, creando programmi che oggi sembrano impossibili se si pensa che il processore girava a poco più di 1Mhz e la memoria era solo di 64 K.
Ma il Commodore 64 possedeva un avanzato chip sonoro, dedicato esclusivamente alla gestione degli effetti audio: per questo furono numerosissime le applicazioni musicali, che prevedevano anche delle speciali tastiere per simulare un pianoforte sul C64. Con quelle risorse così esigue fu infine possibile sintetizzare sul Commodore 64 la voce "umana": chi ha usato questi softtware più di 15 anni fa non dimenticherà mai quella voce elettronica che usciva per magia dai circuiti di una macchina da sogno.
La tecnologia ha poi fatto passi da gigante e notevole apporto allo sviluppo della musica elettronica si deve al sistema MIDI, acronimo di Musical Instruments Digital Interface, grazie al quale una serie di apparecchiature musicali elettroniche MIDI (sintetizzatori, expander, sequencer, processori digitali di segnali audio, mixer, batterie elettroniche, patchbay ecc.) collegati fra loro, utilizzano un comune linguaggio per trasmettere o ricevere informazioni.
Il linguaggio MIDI viene quindi utilizzato per trasformare in numeri i gesti compiuti da un musicista durante l'esecuzione: l'abbassare tasti, il pizzicare corde, il percuotere membrane, il manovrare potenziometri, pulsanti, rotelle, vengono trasformati in equivalenti messaggi digitali trasmessi a tutti gli strumenti elettronici presenti sulla rete.
Molti settori della produzione musicale si avvolgono del MIDI per la facilità di utilizzo, la flessibilità e la semplicità di programmazione e la vastissima gamma di apparecchiature a diversi livelli di prezzo e prestazioni presenti sul mercato: dalla produzione di brani musicali leggeri alla musica sperimentale, dal sincronismo tra luci ed effetti nelle esecuzioni dal vivo alla produzione di colonne sonore e materiale multimediale.
Il proliferare di nuovi hardware è stato accompagnato da un fiorire di software sempre più elaborati per la gestione dei suoni; tra i più utilizzati troviamo Building Blocks, Buster, Cakewalk Sonar, Cubase-Steinberg, Ditty Easibeat, Jammer-Soundtrek, JUMP, Logic Pro Audio, Magix, Power Chords, Vocal Writer.
Il mondo della musica è affascinante e le possibilità offerte dall'informatica al servizio della musica sono innumerevoli ma oggi anche il settore della musica soffre di una crisi occupazionale, nonostante il gran fermento di sperimentazioni e di progressi (40000 sono i fonici, creatori di musica elettronica, Arrangiatori, Parolieri, Compositori, Interpreti, Cantanti, DJ, Speaker, Coristi, Studi di registrazione, manager e impresari e bravi utilizzatori di software musicale).
Più tradizionale, per un musicista, resta l'insegnamento (nei conservatori con 5000 professori), quindi la carriera solistica e l'orchestra; la professione si svolge anche nelle ore notturne con buone opportunità nei piano bar e nei ristoranti.
Si dice che l'arte non arricchisce; anche se in parte è vero, essa è in se stessa una ricchezza. Chi si interessa alla musica lo fa innanzitutto per piacere e già questo lo soddisfa pienamente, infatti "senza la musica per decorarlo il tempo sarebbe solo una noiosa sequela di scadenze produttive e di date in cui pagare le bollette" (Frank Zappa).

Fiorentino Di Ruggiero, "Le ITC nella composizione e produzione della musica", pg. 26-28, in "Le competenze digitali per accedere all'università, al mondo del lavoro e per relazionarsi positivamente nella società della conoscenza", a cura di Giuseppina Di Ture, per la  Campagna informatica  sulle competenze digitali "e-Skills-week 2010", di ANSAS e INDIRE.

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