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giovedì 22 dicembre 2016






L'ABETE DI NATALE





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Quest'anno mi voglio fare
un albero di Natale 
di tipo speciale,
ma bello veramente.
Non lo farò in tinello,
lo farò nella mente,
con centomila rami
e un miliardo di lampadine,
e tutti i doni
che non stanno nelle vetrine.
Un raggio di sole 
per il passero che trema,
un ciuffo di viole
per il prato gelato,
un aumento di pensione
per il vecchio pensionato.
E poi giochi,
giocattoli, balocchi
quanti ne puoi contare 
a spalancare gli occhi:
un milione, cento milioni
di bellissimi doni
per quei bambini
che non ebbero mai
un regalo di Natale,
e per loro ogni giorno
all’altro è uguale,
e non è mai festa.
Perché se un bimbo
resta senza niente,
anche uno solo, piccolo,
che piangere non si sente,
Natale è tutto sbagliato.


INDOVINA INDOVINELLO


Dondicchio dondava,

Dormicchio dormiva.
Se non era Dondicchio
che svegliava Dormicchio, 
veniva Venicchio
e mangiava Raspicchio!
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Soluzione:

Dondicchio dondava, (una pera che dondola dal ramo)
Dormicchio dormiva (un cane che sonnecchia sotto il pero, a guardia di un gallinaio).
Se non era Dondicchio (la pera che cade sopra il cane)
che svegliava Dormicchio (il cane), 
veniva Venicchio (la volpe) 
e mangiava Raspicchio (la gallina).

mercoledì 14 dicembre 2016



La vita è una fiamma che via via si consuma, 
ma che riprende fuoco ogni volta che nasce un bambino.

George Bernard Shaw

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 L'ABETE
di

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In mezzo al bosco si trovava un grazioso alberello di abete aveva per sé parecchio spazio, prendeva il sole, aveva aria a sufficienza, e tutt'intorno crescevano molti suoi compagni più grandi, sia abeti che pini, ma quel piccolo abete aveva una gran fretta di crescere. Non pensava affatto al caldo sole né all'aria fresca, né si preoccupava dei figli dei contadini che passavano di lì chiacchierando quando andavano a raccogliere fragole o lamponi. Spesso arrivavano con il cestino pieno zeppo di fragole oppure le tenevano intrecciate con fili di paglia, si sedevano vicino all'alberello e esclamavano: "Oh, com'è carino così piccolo!" ma all'albero dispiaceva molto sentirlo.
L'anno dopo il tronco gli si era allungato, e l'anno successivo era diventato ancora più lungo; guardandone la costituzione si può sempre capire quanti anni ha un abete. "Oh! se solo fossi grosso come gli altri alberi!" sospirava l'alberello "potrei allargare per bene i miei rami e con la cima ammirare il vasto mondo! gli uccelli costruirebbero i loro nidi tra i miei rami e quando c'è vento potrei dondolarmi solennemente, come fanno tutti gli altri." E non si godeva affatto né il sole, né gli uccelli o le nuvole rosse che mattina e sera gli passavano sopra. Quand'era inverno e la neve brillava bianchissima tutt'intorno, arrivava spesso una lepre e con un salto si posava proprio sopra l'alberello. "Che noia!" Ma dopo due inverni l'albero era così grande che la lepre dovette limitarsi a girargli intorno. ' Oh! crescere, crescere, diventare grosso e vecchio, è l'unica cosa bella di questo mondo ' pensava l'albero. In autunno giunsero i taglialegna per abbattere alcuni degli alberi più grandi; questo accadeva ogni anno e il giovane abete,che ormai era ben cresciuto, rabbrividiva al pensiero di quei grandi e meravigliosi alberi che cadevano a terra con un fragore incredibile. I loro rami venivano strappati, così restavano lì nudi, esili e magri che quasi non si riconoscevano più, poi venivano messi sui carri e i cavalli li portavano fuori dal bosco. Dove erano diretti? Che cosa ne sarebbe stato di loro? In primavera, quando giunsero la rondine e la cicogna, l'albero chiese: "Sapete forse dove sono stati portati? Non li avete incontrati?". La rondine non sapeva nulla, ma la cicogna sembrò riflettere un pò, poi fece cenno col capo e disse: "Sì, credo di sì! Ho incontrato molte nuove navi, mentre tornavo dall'Egitto; avevano alberi maestri magnifici: immagino fossero loro, dato che odoravano di abete. Posso assicurarvi che erano magnifici, davvero magnifici!". "Oh, se anch'io fossi abbastanza grande da andare per il mare! Ma com'è poi in realtà questo mare, e a cosa assomiglia?" "È troppo lungo da spiegare!" rispose la cicogna andandosene. "Rallegrati per la giovinezza!" dissero i raggi di sole. "Rallegrati per la tua crescita, per la giovane vita che è in te!" Il vento baciò l'albero e la rugiada riversò su di lui le sue lacrime, ma l'albero non riuscì a capire.
Quando si avvicinarono le feste natalizie, vennero abbattuti giovani alberelli, che non erano ancora grandi e vecchi come quell'abete, che non riusciva ad avere pace e voleva sempre partire. Questi alberelli, che erano stati scelti tra i più belli, conservarono i loro rami e vennero messi sui carri che i cavalli trascinarono fuori dal bosco. "Dove vanno?" chiese l'abete "non sono più grandi di me, anzi ce n'era uno che era molto più piccolo. Perché conservano i rami? Dove sono diretti?" "Noi lo sappiamo! Noi lo sappiamo!" cinguettarono i passerotti "abbiamo curiosato attraverso i vetri delle finestre, in città. Sappiamo dove vengono portati! Ricevono una ricchezza e uno sfarzo inimmaginabili! Abbiamo visto attraverso le finestre che vengono piantati in mezzo a una stanza riscaldata e decorati con le cose più belle, mele dorate, tortine di miele, giocattoli e molte centinaia di candeline!" "E poi?" domandò l'abete agitando i rami "e poi? Che cosa succede dopo?" "Non abbiamo visto altro. Ma era meraviglioso!" "Magari sarò anch'io destinato a seguire quel destino splendente!" si rallegrò l'abete. "Ed è molto meglio che andare per mare. Che nostalgia! Se solo fosse Natale! Ormai sono alto e sviluppato come gli alberi che erano stati portati via l'anno scorso. Potessi essere già sul carro! E nella stanza riscaldata con quello sfarzo e quella ricchezza! e poi? Poi succederanno cose ancora più belle, più meravigliose; altrimenti perché mi decorerebbero? Deve succedere qualcosa di più importante, di più straordinario, ma che cosa? Come soffro! Che nostalgia! Non so neppure io che cosa mi succede!" "Rallegrati con me!" dissero l'aria e la luce del sole "goditi la tua gioventù qui all'aperto!" Ma lui non gioiva affatto. Cresceva continuamente e restava verde sia d'estate che d'inverno, di un verde scuro, e la gente che lo vedeva esclamava: "Che bell'albero!". Verso Natale fu il primo albero a essere abbattuto. La scure penetrò in profondità nel midollo; l'albero cadde a terra con un sospiro, sentì un dolore, un languore che non gli fece pensare a nessuna felicità era triste perché doveva abbandonare la sua casa, la zolla da cui era spuntato. Sapeva bene che non avrebbe più rivisto i vecchi e cari compagni, i piccoli cespugli e i fiorellini che stavano intorno a lui, e forse neppure gli uccelli. La partenza non fu certo una cosa piacevole. L'albero si riprese solo mentre veniva scaricato con gli altri alberi, quando udì esclamare: "Questo è magnifico! Lo dobbiamo usare senz'altro!". Giunsero due camerieri in ghingheri che portarono l'abete in una grande sala molto bella. Tutt'intorno, sulle pareti, pendevano ritratti e vicino a una grande stufa di maiolica si trovavano vasi cinesi con leoni sul coperchio. C'erano sedie a dondolo divani ricoperti di seta, grossi tavoli sommersi da libri illustrati e da giocattoli che valevano cento volte cento talleri, come dicevano i bambini. L'abete venne messo in piedi in un secchio di sabbia, ma nessuno vide che era un secchio, perché era stato ricoperto di stoffa verde e era stato messo su un grosso tappeto a vari colori. Come tremava l'albero! Che cosa sarebbe accaduto? I camerieri e le signorine lo decorarono. Su un ramo pendevano piccole reti ricavate dalla carta colorata; ognuna era stata riempita di caramelle. Pendevano anche mele e noci dorate, che sembravano quasi cresciute dai rami. Poi vennero fissate ai rami più di cento candeline bianche rosse e blu. Bambole che sembravano vere, e che l'abete non aveva mai visto prima d'allora, dondolavano tra il verde. In cima venne posta una grande stella fatta con la stagnola dorata; era proprio meravigliosa. "Questa sera!" esclamarono tutti "questa sera deve splendere!" ' Fosse già sera! ' pensò l'albero 'se almeno le candele fossero accese presto! Che cosa accadrà? Chissà se verranno gli alberi del bosco a vedermi? E chissà se i passerotti voleranno fino alla finestra? Forse metterò radici qui e resterò decorato estate e inverno! ' Sì! ne sapeva davvero poco! ma gli era venuto mal di corteccia per la nostalgia, e il mal di corteccia è fastidioso per un albero come lo è il mal testa per noi.
Finalmente vennero accese le candele. Che splendore, che magnificenza! L'albero tremava con tutti i suoi rami finché una candelina appiccò fuoco al verde. Che dolore! "Dio ci protegga!" gridarono le signorine e subito spensero la fiamma. Ora l'albero non osava neppure più tremare. Che tortura! Aveva una gran paura di perdere qualche parte del suo addobbo, ed era molto turbato per tutto quello sfarzo. Si aprirono i due battenti della porta e una quantità di bambini si precipitò nella stanza, sembrava quasi che volessero rovesciare l'albero. Gli adulti li seguirono con prudenza; i piccoli si azzittirono, ma solo per un attimo, poi gridarono nuovamente di gioia facendo tremare tutta la casa. Ballarono intorno all'albero e tolsero, uno dopo l'altro, tutti i regali. ' Che cosa fanno? ' pensò l'albero. ' Che succede? ' Intanto le candele bruciarono fino ai rami, e man mano che si consumarono vennero spente. Poi i bambini ebbero il permesso di disfare l'albero. Gli si precipitarono contro con tale veemenza che l'albero sentì scricchiolare tutti i rami. Se non fosse stato fissato al soffitto con la stella dorata si sarebbe certamente rovesciato. I bambini gli saltellavano intorno coi loro magnifici giocattoli. Nessuno guardò più l'albero, eccetto la vecchia bambinaia che curiosò tra le foglie per vedere se era stato dimenticato un fico secco o una mela. "Una storia! Una storia!" gridarono i bambini trascinando un signore piccoletto ma robusto verso l'albero. Lui vi si sedette proprio sotto e disse: "Adesso siamo nel bosco, e anche l'albero farebbe bene ad ascoltare! Comunque racconterò solo una storia. Volete quella di Ivede-Avede o quella di Klumpe-Dumpe che cadde giù dalle scale, salì sul trono e sposò la principessa?" "Ivede-Avede!" gridarono alcuni; "Klumpe-Dumpe" gridarono altri. Fu un grido solo e solo l'albero se ne stette zitto a pensare: ' Non posso partecipare anch'io? Non posso far più nulla? '. In realtà aveva già partecipato e fatto la parte che gli spettava. L'uomo raccontò la storia di Klumpe-Dumpe che cadde giù dalle scale, salì sul trono e sposò la principessa; i bambini batterono le mani e gridarono: "Racconta, racconta!". Volevano sentire anche quella di Ivede-Avede, ma fu raccontata solo la storia di Klumpe-Dumpe. L'abete se ne stava zitto e pensieroso; gli uccelli del bosco non avevano mai raccontato storie del genere. Klumpe-Dumpe che cade dalle scale e sposa la principessa! Certo: è così che va il mondo! Concluse l'albero, credendo che tutto fosse vero, dato che era stato raccontato da un uomo così per bene. ' Certo! Chi può mai saperlo? Forse cadrò anch'io dalle scale e sposerò una principessa! '. E si rallegrò al pensiero che il giorno dopo sarebbe stato decorato di nuovo con candele, giocattoli, e frutta dorata. ' Domani non tremerò! 'pensò. ' Voglio proprio godermi tutto quello splendore. Domani sentirò ancora la storia di Klumpe-Dumpe e forse anche quella di Ivede-Avede. ' L'albero restò fermo a pensare per tutta la notte. Il mattino dopo entrarono il cameriere e la domestica. "Adesso ricomincia la festa!” pensò l'albero; invece lo trascinarono fuori dalla stanza, su per le scale fino in soffitta e lo misero in un angolo buio dove non arrivava neanche un filo di luce. ' Che significa!? ' pensò l'albero. ' Che cosa faccio qui? Che cosa posso ascoltare da qua? ' Si appoggiò al muro e continuò a pensare. Di tempo ne aveva, passarono giorni e notti e nessuno venne lassù, quando finalmente comparve qualcuno, fu solo per posare delle casse in un angolo. L'albero era ormai nascosto, si poteva pensare che fosse stato dimenticato. ' Adesso è inverno là fuori! ' pensò l'albero. ' La terra è dura e coperta di neve. Gli uomini non potrebbero ripiantarmi, per questo devo rimanere al riparo fino a primavera. Che ottima idea! Come sono bravi gli uomini! Se solo qui non fosse così buio ed io non fossi così solo! Non c'è neppure una piccola lepre! Invece era proprio bello nel bosco quando c'era la neve e la lepre mi passava vicino. Sì, anche quando mi saltava sopra ma allora non mi piaceva. Qui invece c'è una solitudine terribile! ' "Pi! Pi!" esclamò un topolino proprio in quel momento e saltò fuori. Subito dopo ne uscì un altro. Fiutarono l'abete e si infilarono tra i rami. "Fa un freddo tremendo!" dissero i topolini. "Se non fosse per questo freddo, si starebbe bene qui! Non è vero, vecchio abete?" "Non sono affatto vecchio!" replicò l'abete. "Ce ne sono molti che sono più vecchi di me!" "Da dove vieni?" gli chiesero i topolini "e che cosa sai?" Erano infatti terribilmente curiosi. "Raccontaci del posto più bello della terra! Ci sei stato? Sei stato nella dispensa dove c'è il formaggio sugli scaffali e i prosciutti pendono dai soffitto, dove si balla sulle candele di sego, dove si arriva magri e si esce grassi?" "Non lo conosco!" rispose l'albero "ma conosco il bosco, dove splende il sole e dove gli uccelli cinguettano!" e così raccontò della sua gioventù, e i topolini non avevano mai sentito nulla di simile, così lo ascoltarono attentamente e poi dissero: "Oh! Tu hai visto molto! come sei stato felice!". "Io?" esclamò l'abete, pensando a quello che raccontava. "Sì, in fondo sono stati bei tempi!" poi raccontò della sera di Natale, di quando era stato addobbato con dolci e candeline. "Oh!" esclamarono i topolini "come sei stato felice, vecchio abete!" "Non sono per niente vecchio!" rispose l'albero. "Sono venuto via dal bosco quest'inverno! Sono nell'età migliore, ho solo terminato la crescita!" "Come racconti bene!" gli dissero i topolini, e la notte dopo ritornarono con altri quattro topolini che volevano sentire il racconto dell'albero; e quanto più raccontava, tanto più chiaramente si ricordava tutto e pensava: ' Erano proprio bei tempi! Ma ritorneranno, ritorneranno! Klumpe-Dumpe cadde dalle scale e ebbe la principessa; forse anch'io ne sposerò una ' e intanto pensava ad una piccola e graziosa betulla che cresceva nel bosco e che per l'abete era come una bella principessa. "Chi è Klumpe-Dumpe?" chiesero i topolini, e l'abete raccontò tutta la storia; ricordava ogni parola e i topolini erano pronti a saltare in cima all'albero per il divertimento. La notte successiva vennero molti più topi e la domenica giunsero persino due ratti; ma dissero che la storia non era divertente e questo rattristò i topolini che pure, da allora, la trovarono meno divertente. "Lei conosce solo questa storia?" chiesero i ratti. "Solo questa!" rispose l'albero "la sentii durante la serata più felice della mia vita, ma in quel momento non capii quanto era felice." "È una storia veramente brutta! Non ne conosce qualcuna sulla carne e sulle candele di sego? O sulla dispensa?" "No!" rispose l'albero. "Ah, allora grazie!" dissero i ratti e si ritirarono. Anche i topolini alla fine scomparvero e allora l'albero sospirò: "Era molto bello quando si sedevano intorno a me, quei vispi topolini, e ascoltavano i miei racconti. Adesso è finito anche questo! Ma devo ricordarmi di divertirmi, quando uscirò di qui!".
Che successe invece? Ah, sì! Una mattina presto giunse della gente a rovistare in soffitta. La casse vennero spostate e l'albero fu tirato fuori, lo gettarono senza alcuna cura sul pavimento e subito un cameriere lo trascinò verso le scale dove arrivava la luce del sole. ' Ora ricomincia la vita! ' pensò l'albero, che sentì l'aria fresca e il primo raggio di sole. E così si ritrovò nel cortile. Tutto accadde così in fretta che l'albero non si accorse neppure del suo aspetto; c'era tanto da vedere tutt'intorno. Il cortile confinava con un giardino che era tutto fiorito, le rose pendevano fresche e profumate dalla bassa ringhiera, i tigli erano fioriti e le rondini volavano lì intorno e dicevano: "Kvirre-virre-vit, è arrivato mio marito!" ma non si riferivano all'abete. "Adesso voglio vivere!" gridò lui pieno di gioia e allargò i rami, oh! erano tutti gialli e appassiti; e lui si trovava in un angolo tra ortiche ed erbacce; ma la stella di carta dorata era ancora al suo posto e brillava al sole. Nel cortile stavano giocando alcuni di quegli allegri bambini che a Natale avevano ballato intorno all'albero e ne erano stati tanto felici. Uno dei più piccoli corse a strappare la stella d'oro dall'albero. "Guarda cosa c'è ancora su questo vecchio e brutto albero di Natale!" disse, e cominciò a pestare i rami che scricchiolarono sotto i suoi stivaletti. L'albero guardò quegli splendidi fiori e quella freschezza del giardino, poi guardò se stesso e desiderò di essere rimasto in quell'angolo buio della soffitta. Pensò alla sua gioventù passata nel bosco, alla divertente notte di Natale, e ai topolini che erano così felici di aver sentito la storia di Klumpe-Dumpe. "Finito! finito!" esclamò il povero albero. "Se almeno mi fossi rallegrato quando potevo! finito! finito!" Il cameriere sopraggiunse e tagliò l'albero in piccoli pezzi e ne fece un fascio. Come bruciò bene sotto il grande paiolo; sospirava profondamente e ogni sospiro sembrava una piccola esplosione; attratti da quegli scoppi, i bambini che stavano giocando accorsero e si misero davanti al fuoco e, guardandolo, gridarono: "Pif-pof!", ma a ogni crepitio, che era per lui un sospiro profondo, l'albero ripensava a un giorno d'estate nel bosco, a una notte d'inverno quando le stelle brillavano nel cielo, alla notte di Natale e a Klumpe-Dumpe, l'unica storia che aveva sentito e che sapeva raccontare. E intanto si era consumato tutto. I bambini ripresero a giocare nel cortile e il più piccolo si era messo al petto la stella dorata che l'albero aveva portato nella serata più felice della sua vita; ora questa era finita, e anche l'albero era finito, e così anche la storia: finita, finita, come tutte le storie.

lunedì 28 novembre 2016

LA PERGAMENA-CALENDARIO  DELLE EMOZIONI

Life Skills "Gestione delle emozioni"



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LUNEDÌ ho un po' paura...
MARTEDÌ uh, che gran gioia!
MERCOLEDÌ c'è del disgusto,
GIOVEDÌ va via tristezza!
VENERDÌ non c'è più rabbia...
E poi SABATO E DOMENICA
l'emozione apparsa dubbia
la raffina e fa più armonica
questa mia materia cranica!
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venerdì 8 luglio 2016

    

DEL PERGOLATO D'UVA, IL GRAPPOLO D'UVA




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Sotto la pergola nasce l’uva:
prima è acerba, poi matura. 
La raccoglie il contadino 
e la schiaccia dentro il tino. 

Bolle il mosto giorno e notte, 
poi finisce nella botte. 
nella botte si riposa 
finché è un vino color rosa. 

Dopo tante settimane 
va a riempir le damigiane. 
Ma lì dentro non vuol stare, 
ora è pronto da infiascare. 

Per la festa di famiglia 
passa poi nella bottiglia, 
nei bicchieri vien versato 
e da tutti è ben gustato. 

giovedì 7 luglio 2016


L'APE INSIGNE

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Che Mattini nel nostro Giardino - immaginati -
Che Api - per noi - a mormorare -
Con solo gli Uccelli a interrompere
L'Incresparsi del nostro Tema –




Emily Dickinson, Poesie (1864)



LA VISPA TERESA

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La vispa Teresa
avea tra l’erbetta
A volo sorpresa
gentil farfalletta
E tutta giuliva
stringendola viva
gridava a distesa:
“L’ho presa! L’ho presa!”.
A lei supplicando
l’afflitta gridò:
“Vivendo, volando
che male ti fò?
Tu sì mi fai male
stringendomi l’ale!
Deh, lasciami! Anch’io
son figlia di Dio!”.
Teresa pentita
allenta le dita:
“Va’, torna all’erbetta,
gentil farfalletta”.
Confusa, pentita,
Teresa arrossì,
dischiuse le dita
e quella fuggì.
Luigi Sailer (1825 - 1885)

domenica 3 luglio 2016

- LA RICORSIONE -
DIDATTICA RICORSIVA


Opera "Mani che disegnano” (1948) di Maurits Cornelis Escher

La felce frattale di Barnsley

Il fiocco di neve di Koch

Il broccolo romanesco

L'albero di Scratch

La sezione della conchiglia del Nautilus

L'effetto Droste

Le rullette delle epicicloipi e le curve ipotrocoidi dello Spirografh

I mosaici moreschi dell'Alhambra nazarì

La spugna di Menger

La curva di Peano

La polvere di Cantor 

Il triangolo di Sierpiński e il tappeto di Sierpiński 

L'autosimilarità nell'insieme di Mandelbrot





Anche in ambito didattico si può adottare la procedura ricorsiva, effettuando continui richiami di una stessa parola, di un concetto, di una frase, come in una sorta di riflesso infinito, di spirale discorsiva.
Nella scuola d'infanzia esistono ricorsioni e autosimilarità già note e usate, come nella filastrocca "C'era una volta un re", o quelle nella canzone "Alla fiera dell'Est" di Branduardi. 
La ricorsione didattica agevola la memoria e rende più simpatica e accattivante una lezione didattica.


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Il vero significato della vita è quello di piantare alberi, 

sotto la cui ombra non prevedi di sederti.



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Solo il fiore che lasci sulla pianta è tuo

Aldo Capitini, Atti della presenza aperta, 1943

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QUANDO MI PRENDI IN SPALLA

Mamma, mi piace giocare a spade 
ma non lungo le strade. 
Mi piace giocare a palla 
e quando mi prendi in spalla. 
Mamma, mi piace cucinare il riso 
e quando mi fai un sorriso. 
Mi piace fare la spesa 
per darti una sorpresa.

poesia scritta da Arianna Zucchi

martedì 19 aprile 2016

STORYTELLING (NARRATIVA)



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Racconto diegetico o racconto mimetico?
Racconto a focalizzazione zero, a focalizzazione interna o a focalizzazione esterna?
Protagonista allodiegetico o audiodiegetico?
Spazio euforico o spazio disforico?
Tempo anticipato, tempo prolessi?
Tempo retrospettivo, tempo analessi?
Fabula e intreccio? Storia e discorso?
Tra pensiero narrativo e discorso narrativo, lo "Storytelling" come didattica attuata nella prassi scolastica, ha un indubbio valore di autoconsapevolezza del sè.

domenica 3 aprile 2016


RUOLI  ATTANZIALI

E

QUADRATI DI VERIDIZIONE


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"L'attante non è definito in maniera ontologica, rispondendo alla domanda 'Chi (o che cosa) è?', bensì in maniera relazionale o funzionale, rispondendo alla domanda 'Che cosa fa?'. Si intende che l'attante può essere umano o non umano, compiere un'azione direttamente o indirettamente (per mezzo di delegati), e in forma attiva o passiva (subendo l'azione altrui)."
Nell'ambito della sceneggiatura un attante è un elemento che vale per il posto che occupa nella narrazione e per il contributo che dà a portarla avanti:
“Qui […] non si esamina il personaggio né in termini fenomenologici (il carattere e i comportamenti quali man mano si esprimono), né in termini formali (la classe di atteggiamenti e di azioni espresse), bensì si mettono in luce i nessi strutturali e logici che lo legano ad altre unità"[4] 
4^ Casetti, Francesco e Di Chio, Federico, Analisi del film, Bompiani, Milano,1990, p. 176.

Tratto da:  https://it.wikipedia.org/wiki/Attante

 MUSICA INFORMATICA



Da quasi mezzo secolo, ormai, l'informatica ha trovato nella musica un'importantissima area applicativa fino a diventare una vera e propria disciplina scientifica: l'informatica  musicale, da cui la computer music, che indica tutte quelle composizioni realizzate con l'ausilio di elaboratori.
Ciò è stato possibile già a partire dalla diffusione dei primi calcolatori, verso la fine degli anni cinquanta. L'informatica applicata alla musica ebbe tra i suoi precoci estimatori L. Hiller, I. Xenakis e G. M. Koning, con le prime ricerche sulla sintesi numerica del suono. Nel 1977 sorse l'IRCAM del Centre Pompidou di Parigi, fondato da P. Boulez finalizzato allo studio di nuove tecniche  di conversione digitale-analogica delle frequenze.
In Italia, i primi esperimenti furono effettuati dal CNUCE di Pisa, per opera di P. Grossi ma altre istituzioni, con sede a Napoli, Milano, Bologna e Modena, svolsero indagini specifiche in tal senso.
Le aziende informatiche, a partire dagli anni '80, fecero a gara per immettere sul mercato macchine sempre più sofisticate ed economiche.
Nel settembre del 1982 la Apple lanciò sul mercato l'Apple II, mentre la Commodore International lanciò sul mercato il pc C64. Il successo fu immediato: il prezzo era dimezzato rispetto a quello del concorrente, ma le prestazioni erano maggiori. Inoltre la dotazione di software sembrava infinita.
I programmatori del Commodore 64 sfruttarono ogni bit di memoria disponibile, creando programmi che oggi sembrano impossibili se si pensa che il processore girava a poco più di 1Mhz e la memoria era solo di 64 K.
Ma il Commodore 64 possedeva un avanzato chip sonoro, dedicato esclusivamente alla gestione degli effetti audio: per questo furono numerosissime le applicazioni musicali, che prevedevano anche delle speciali tastiere per simulare un pianoforte sul C64. Con quelle risorse così esigue fu infine possibile sintetizzare sul Commodore 64 la voce "umana": chi ha usato questi softtware più di 15 anni fa non dimenticherà mai quella voce elettronica che usciva per magia dai circuiti di una macchina da sogno.
La tecnologia ha poi fatto passi da gigante e notevole apporto allo sviluppo della musica elettronica si deve al sistema MIDI, acronimo di Musical Instruments Digital Interface, grazie al quale una serie di apparecchiature musicali elettroniche MIDI (sintetizzatori, expander, sequencer, processori digitali di segnali audio, mixer, batterie elettroniche, patchbay ecc.) collegati fra loro, utilizzano un comune linguaggio per trasmettere o ricevere informazioni.
Il linguaggio MIDI viene quindi utilizzato per trasformare in numeri i gesti compiuti da un musicista durante l'esecuzione: l'abbassare tasti, il pizzicare corde, il percuotere membrane, il manovrare potenziometri, pulsanti, rotelle, vengono trasformati in equivalenti messaggi digitali trasmessi a tutti gli strumenti elettronici presenti sulla rete.
Molti settori della produzione musicale si avvolgono del MIDI per la facilità di utilizzo, la flessibilità e la semplicità di programmazione e la vastissima gamma di apparecchiature a diversi livelli di prezzo e prestazioni presenti sul mercato: dalla produzione di brani musicali leggeri alla musica sperimentale, dal sincronismo tra luci ed effetti nelle esecuzioni dal vivo alla produzione di colonne sonore e materiale multimediale.
Il proliferare di nuovi hardware è stato accompagnato da un fiorire di software sempre più elaborati per la gestione dei suoni; tra i più utilizzati troviamo Building Blocks, Buster, Cakewalk Sonar, Cubase-Steinberg, Ditty Easibeat, Jammer-Soundtrek, JUMP, Logic Pro Audio, Magix, Power Chords, Vocal Writer.
Il mondo della musica è affascinante e le possibilità offerte dall'informatica al servizio della musica sono innumerevoli ma oggi anche il settore della musica soffre di una crisi occupazionale, nonostante il gran fermento di sperimentazioni e di progressi (40000 sono i fonici, creatori di musica elettronica, Arrangiatori, Parolieri, Compositori, Interpreti, Cantanti, DJ, Speaker, Coristi, Studi di registrazione, manager e impresari e bravi utilizzatori di software musicale).
Più tradizionale, per un musicista, resta l'insegnamento (nei conservatori con 5000 professori), quindi la carriera solistica e l'orchestra; la professione si svolge anche nelle ore notturne con buone opportunità nei piano bar e nei ristoranti.
Si dice che l'arte non arricchisce; anche se in parte è vero, essa è in se stessa una ricchezza. Chi si interessa alla musica lo fa innanzitutto per piacere e già questo lo soddisfa pienamente, infatti "senza la musica per decorarlo il tempo sarebbe solo una noiosa sequela di scadenze produttive e di date in cui pagare le bollette" (Frank Zappa).

Fiorentino Di Ruggiero, "Le ITC nella composizione e produzione della musica", pg. 26-28, in "Le competenze digitali per accedere all'università, al mondo del lavoro e per relazionarsi positivamente nella società della conoscenza", a cura di Giuseppina Di Ture, per la  Campagna informatica  sulle competenze digitali "e-Skills-week 2010", di ANSAS e INDIRE.

sabato 2 aprile 2016




UBIQUITOUS COMPUTING 





Fu Mark Weiser a coniare il termine "ubiquitous computing", attorno al 1988, durante la docenza come Chief Technologist (Ingegnere capo), presso il Palo Alto Research Center (PARC, Centro di Ricerca di Palo Alto) della Xerox.

Sia da solo che assieme a John Seely Brown, Weiser scrisse alcuni articoli che rappresentano i primi documenti sull'argomento, definendone gran parte della disciplina e delineando i suoi principali interessi e dubbi in proposito.

Opposto al paradigma del desktop (letteralmente: «scrivania»), in cui un utente individuale aziona consciamente una singola apparecchiatura per uno scopo specifico, chi "utilizza" lo ubiquitous computing aziona diversi sistemi e apparecchiature di calcolo simultaneamente, nel corso di normali attività, e può anche non essere cosciente del fatto che questi macchinari stiano compiendo le proprie azioni e operazioni. Questo paradigma viene descritto anche come calcolo pervasivointelligenza ambientale o, più di recente, ovunque' (oppure, utilizzando il corrispondente termine inglese,everywhere). Quando riguarda principalmente gli oggetti coinvolti, è anche detto calcolo fisicoInternet of Things (letteralmente: Internet delle cose), haptic computing (letteralmente: calcolo tattile) e cose che pensano


L'ubicomp comprende un'ampia gamma di argomenti di ricerca, tra cui il calcolo distribuito, il mobile computing, i Wireless Sensor Network (o WSN), l'interfaccia uomo-macchinae l'intelligenza artificiale. Un'introduzione a questo particolare campo informatico, adatta a un pubblico generico, è rappresentata dal libro di Adam Greenfield Everyware: The Dawning Age of Ubiquitous Computing,in cui Greenfield descrive il paradigma d'interazione dello ubiquitous computing come "elaborazione di informazione che si dissolve in comportamento".