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domenica 22 luglio 2018

#trent'anni di fortezza
LUOGHI COMUNI
nella terra dell'alabastro

Copyright © Tindara Rasi

ESPOSIZIONE VOLTERRANA - DETENUTI IMPRIGIONATI NELLA FORTEZZA
La mia prigione vede più della tua libertà (Fortini)

giovedì 19 luglio 2018

LA MOGLIE DI PAOLO
Le mogli dei colleghi di Paolo si pavoneggiavano: «L’altro giorno mio marito mi ha regalato delle rose bellissime». Oppure: «Mio marito mi ha regalato una collana splendida. Guardate». Qualcuna, con un tono ancora più accorato, mostrava il suo abito: «Questo me lo ha regalato lui». Ovvero, ancora una volta, il marito.

Io, invece, non potevo esibire niente. E neanche potevo aspettarmi qualche gesto galante da Paolo. Almeno non nel senso inteso generalmente. Alle feste guardavamo gli altri ballare. Lui rideva come un matto, io protestavo. Allora mi faceva finire di parlare, poi mi chiedeva: «Agnese, ma tu perché stai con me? Io non ti do niente di tutto questo. Non sono il tipo di marito che torna a casa sempre allo stesso orario, si mette le pantofole, si siede davanti al telegiornale e poi nel pomeriggio porta la moglie in giro per una passeggiata». Faceva una pausa e mi diceva ancora: «Lo sai perché stai con me? Perché io ti racconto la lieta novella».
La prima volta che me lo disse rimasi spiazzata. Mi misi a piangere. Erano lacrime di felicità. Mentre lui continuava: «Io ti sollecito, ti stuzzico, ti racconto la lieta novella che sta dentro tante storie di ogni giorno. Ti racconterò tutte le storie che potrò. Così il nostro sarà un romanzo che non finirà mai, sino a quando io vivrò».
Paolo adorava raccontare la lieta novella, i fatterelli umani. E i protagonisti erano i più diversi, anche mafiosi incalliti, che però nel racconto assumevano una luce davvero particolare e unica. Era un racconto sempre affascinante il suo. Aveva una storia sempre diversa da narrarti.
Mi diceva: «La lieta novella manterrà sempre fresco il nostro amore». Faceva una pausa e sussurrava: «Perché l’amore ha bisogno di mantenersi fresco». Mi guardava, con il suo solito sorriso sornione, e con aria severa mi chiedeva: «Agnese, tu lo sai come si mantiene fresco l’amore?» Non provavo neanche a indovinare la risposta, perché mi piaceva troppo sentirlo parlare. «L’amore si mantiene fresco con una novità ogni giorno. Che non è il fiore, o un regalo qualsiasi. Perché tutto passa. Io ogni giorno mi devo reinnamorare di te. E tu di me. Inventandoci qualcosa di diverso».
Questa è stata la mia vita con Paolo, una lieta novella. Nonostante le difficoltà immani che abbiamo dovuto affrontare per la scelta che aveva fatto. Ma io ho condiviso tutto con lui. E non gli ho chiesto mai niente. Perché la lieta novella che mi raccontava ogni giorno era già tutto per me. E anche le giornate pesanti diventavano allegre con le sue parole.
È con le parole della moglie che voglio ricordare questo grande uomo.
Non ho voluto frasi di nessun uomo importante, solo quelle della donna che lo ha amato.
Paola

mercoledì 18 luglio 2018

ESSERE SAGGI, VUOL DIRE SMETTERE DI CREDERE AI SOGNI

La vita non è mai come la si immagina nei tempi rosei, quelli belli, pieni di amore, di gioia, di bellezza, di gioventù, di illusioni, di traguardi.
Sono cresciuta nella delusione, tra esperienze non edificanti e direi anche immensamente immeritate, negative, senza esultanza, senza felicità.
Sto imparando a non credere più al buono delle persone, alla gioia di vivere, ai sogni realizzabili, agli atti buoni e segreti che tanta gente mi dovrebbe fare, per farmi stare bene, e che puntualmente disattende.
Sono qui. Ho smesso di credere ai sogni.
Ho smesso di credere. Punto.
Oggi si è macinato l'ennesimo sogno. Nessun aiuto, soltanto miseria emotiva e spirituale. Nessun senso di redenzione. Sono tornata a casa piangendo. Ho scritto una lettera in segreteria. Non mi importa nulla della risposta, non la avrò e se la avrò, non sarà il sogno che vorrei io. Ho scritto una lettera di addio, sostanzialmente. Ma questo, lo so soltanto io. Era il mio sogno, ma c'è chi non mi ha mai sostenuta abbastanza, da mettermi le ali per farmelo realizzare, c'è chi mi ha spezzato le gambe e mi ha impedito di camminare e se n'è fregato di me. Sono rimasta sola a pensarci, a quel giorno della mia laurea, sola a crederci per tanto tempo. Troppo tempo.
Oggi era il momento, il giorno, l'ora giusta per chiudere anche questo capitolo sciacalloso e doloroso.
FINE, oggi.





lunedì 16 luglio 2018

CEI e Cei
di  Tindara Rasi  


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Si riunisce a Roma nell'Aula del Sinodo...... o a Casteldelpiano, nella Pinacoteca di Palazzo Nerucci?

Copyright © Tindara Rasi



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Copyright © Tindara Rasi

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L'Arcivescovo capo della C.E.I., Conferenza Episcopale Italiana, è in Ucraina, e sta visitando la Madonna nera del santuario di Zarvanytsya.

Anche a Casteldelpiano esiste una Madonna nera... Chiesa Santissimo Sacramento. 

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C.E.I.,  una sigla.



IL CARDINALE GUALTIERO BASSETTI 
DALL'UMBRIA IN UCRAINA
di  Tindara Rasi  
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immagine tratta da internet


Il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ex vescovo di Massa Marittima-Piombino, attualmente Arcivescovo Metropolita di Perugia-Città della Pieve, accogliendo l'invito di Sua Beatitudine Svjatoslav Schevchuk (Ševčuk)Arcivescovo Maggiore (da alcuni già considerato Patriarca) della Chiesa greco-cattolica ucraina, si è recato in Ucraina, al santuario mariano di Zarvanytsya  (Зарваниця), in occasione del 150 anno dall'incoronazione della effigie della Madonna. Nel santuario, situato nella Eparchia di Ternopil-Zboriv, è infatti conservata una icona incoronata, ritenuta miracolosa, che raffigura la Madre di Dio. Papa Giovanni Paolo II la omaggiò nel 2001, e adesso il popolo ucraino attende con speranza una visita anche da parte di Papa Francesco. La Madonna ha le fattezze nere, ed è rivestita di oro. Una sua copia si trova nella parte inferiore del santuario, dedicato alla Santissima Trinità. Il santuario è ricco di ex-voto.
Dopo l'incontro con i giovani e la veglia mariana, il Presidente CEI, fendendo la folla festante accanto alla miracolosa fonte Sant'Anna, è ritornato un'ultima volta nel porticato sotto le cupole nere e orate  per pronunciare il suo discorso, ascoltato con attenzione dal popolo ucraino nonostante la pioggia.
Ha definito l'Ucraina "una madre che sempre veglia sui figli, specialmente nei tempi tristi della sofferenza e della persecuzione", e chi accoglie nella fede questo popolo martoriato dalla guerra, un esempio veritiero di cosa significhi essere "fratelli che si aiutano". In qualità di Capo della C.E.I. ha sottolineato infine ai presenti che "i  vescovi italiani si sono impegnati perchè ai vostri fedeli non manchi mai l'assistenza religiosa dei loro pastori", con adeguati  "luoghi di culto perchè non si sentano abbandonati".
Il Cardinale è stato accompagnato anche da Sua Eccellenza il Vescovo di Tortona, Vittorio Francesco Viola; dal Vescovo di Grosseto, Rodolfo Cetoloni; e da sacerdoti italiani e ortodossi, tra i quali don Vitaliy Perih, sacerdote ucraino attualmente impegnato presso la parrocchia di San Giuseppe, via Sauro, in Grosseto, che si occupa dell'ufficio del culto per gli ucraini in Maremma, e con il quale il Vescovo Cetoloni di Grosseto, accolto nell'Eparchia di Buchach, ha visitato alcuni luoghi importanti oltre Zarvanytsya, compresa la "Casa della Misericordia" (Chortkiv), un'organizzazione di beneficenza per bambini bisognosi.

Copyright © Tindara Rasi


sabato 14 luglio 2018



CHI SMETTE DI ESSERTI AMICO
NON LO E' MAI STATO

Esiodo

Copyright © Tindara Rasi

sabato 7 luglio 2018



TU QUALI BENI HAI?
LA COLLEZIONE DELLE COSE PIU' RARE

Copyright © Tindara Rasi

[...]  "Siamo davvero mortificati, sia per aver sparso tutti i suoi... trucioli... per la stanza, sia per aver poi proposto di buttarli via." Ambra prese il coraggio a nome di tutti... "Mi perdonai anche per la domanda: perchè ci tiene così tanto a pulirli?"
"Io non voglio pulire i trucioli... ci voglio fare dei mobili!"
"Dei mobili? Con gli scarti? E io che pensavo di aver visto tutto per oggi..." disse Chicco.
"Si, i trucioli sono i residui delle lavorazioni dei miei colleghi. Qualcuno li chiama scarti. Io, invece, preferisco considerarli come nuove possibilità..." [...]

La casa sull'albero, Centro Ambrosiano FOM, Milano, 2008


...per le luci del giorno di sole, per le ombre del cuore...

Il cavallo scalpita - Cavalleria Rusticana/Claudio Sgura








Ci sono tanti player per ascoltare musica streaming e gratuita: Spotify... Deezer... Google Play... Microsoft/x-box music.... 
Io resto ancorata ai video You-Tube.


giovedì 5 luglio 2018

SAN PAOLO DOCET

Copyright © Tindara Rasi

Non so che dire...Fede, Speranza e Carità dovrebbero sapere tutti che esistono...
Domanda: Quali sono le tre virtù teologali? Risposta: Fede, Speranza, Carità. Punto
Eppure se un ragazzo all'esame non lo sa, io non lo reputo un difetto familiare, ma sociale. Se un ragazzo non sa rispondere a questa semplice domanda, la chiesa mostra la sua carenza sociale-educativa, non la famiglia. Se una famiglia atea, porta i figli comunque in chiesa, la chiesa cosa fa? Dovrebbe... dico dovrebbe... educare loro, e possibilmente tutto il resto della famiglia atea, alla fede... prendere in consegna questa ferita sociale che si presenta alla porta e farla diventare lo splendido gioiello di Dio, limando e limando e limando... Un lavorone. Ma è questo che la chiesa, i parroci, i pezzi grossi nelle parrocchie, dovrebbero fare. E' il loro mestiere. Non compito, o servizio, o volontariato... ma mestiere proprio: prendono soldi per fare quello. Il mestiere, unico, di chi davvero vuole diventare santo. Invece, se viene impedito, letteralmente impedito ai ragazzi, di accedere liberamente ad un gruppo grest, hai voglia che gli educatori facciano canti e balli, che si sprechino in uscite sull'Amiata o al velodromo, o all'aeronautica, o in chiesa a spiegare messaggi ferventi di lode al Signore, se poi agli altri ragazzi non così ammanicati con gli ambienti ecclesiali e non così complici di certi vergognosi sistemi di inclusione di massonica memoria, vengono letteralmente buttati fuori.
Io credo che se un ragazzo di media cultura, non riesce a rispondere alla semplice domanda su quali siano le tre virtù teologali, è dovuta al fatto che ci sono catechiste di serie B, bravissime, messe al bando, perchè non compiacenti; e catechiste di serie A... a come... boh, che ne so..., ma abbastanza amiche di tal dei tali da arrivare lì, senza un minimo di competenza ecclesiale, solo per lo status symbol che rappresentano.... lì a fare spettacoli sul sagrato e grest a tutta randa... ma poi Fede, Speranza e Carità non hanno la più pallida idea di come possano davvero essere messe in pratica. Catechiste. E parroci.
E' un giudizio severo e risentito, il mio.
Ma è il mio.
E la scenetta di domani, posso immaginarmela... una rassegna di attrici nate sul palco... ma io non ci casco più. Se un ragazzo non sa rispondere usando tre parole, tre semplici parole, che di certo non sono "sole, cuore, amore", ma che in qualche modo gli assomigliano parecchio, non esiste chi ha colpa, perchè nessuno punta il dito verso se stesso, tutti lo puntano sugli altri. Eh, no, non è la chiesa, non è il prete, non è la catechista... è la famiglia... Eh, no, non è la famiglia, è la società, la chiesa... Eh, no, non è il prete, è la mamma, il papà... E intanto, in questo gioco recitativo delle parti, chi ha colpa veramente fa la stella sul palco e pensa davvero di essere una star. Ha tutto il diritto di pensarlo. Perchè la platea critica, quella che all'occorrenza fischia e dissente, quella intelligente, non esiste... esiste la platea compiacente, quella che applaude sempre tutti e tutto, e che si lascia trascinare dall'euforia della proposta che gli hanno propinato davanti allo scenario, non sapendo nuotare contro corrente, non avendo i polmoni per gridare dissenzo, i mezzi culturali per farlo.
Stamattina ho sentito un'omelia. Il parroco ha detto che Dio ci parla attraverso gli altri; se ascoltiamo loro, ascoltiamo cosa ha da dirci Dio. Ma allo stesso tempo anche la nostra voce deve, vuole, spera di essere ascoltata. Dice qualcosa di offensivo, di arrabbiato, di duro? Va benissimo... chiede solo disperatamente di essere ascoltata, ascoltata, ascoltata. Chiede... Amore... virtù teologale... Si esige dagli altri ubbidienza ed ascolto, ma non si è disposti a darne. Io dovrei ubbidire a chi? Ascoltare chi?... Lo devo fare perchè lì c'è Dio che mi parla... fede... Ma tu, ascolti me? Ascolti la mia sofferenza? La allevii?  Non mi parlare di Fede, Speranza, Carità... non mi vuoi al catechismo, ma semmai ci potessi venire, non ti ascolterei comunque... fammela vivere, 'sta teologia di paroloni... Vivere! Invece, di ciò di cui ho davvero bisogno io, del tuo esempio, parroco, del tuo esempio, catechista, del tuo esempio personcina pia di chiesa, non te ne frega niente, non mi ascolti, non mi accogli, non mi dai... vuoi rispetto e non me ne dai... vuoi applausi e brava/o brava/o bis, e non me ne dai... vuoi solo la tua parte bellissima sul palco, sgomitando per ottenerla, e non vuoi che ci sia affollamento altrui a rubarti la scena. E in tutto questo, c'è chi in gruppo ti spalleggia e ti valorizza. Arriverai in alto, tu... oh, si!...
....Io resto qui. ...Mi vedi?
Un monologo senza speranza. Si può urlare la rabbia e la delusione quanto si vuole. Echi, echi, echi... Perchè non c'è dialogo, non c'è reciprocità, lì dove c'è egocentrismo, accentramento su di sè. Non c'è valore. Nè comunicazione, trasmissione, passaggio di temi veri. Niente. Il ragazzo resta lì, gli altri stanno sul palco e sballettano, cantano, recitano la parte dei bravi amati fidati sperati che sanno cosa fare per mettere a frutto i loro talenti, loro si...
Eppure siamo figli dello stesso Dio. Eppure nella Fede, nella Speranza e nella Carità, ci rientriamo tutti. Eppure ogni ragazzo, ogni persona scartata e messa all'angolo da capricci altrui, per Dio ha lo stesso valore della catechista sul palco che domani si sente vincente e migliore degli altri.
Intanto un ragazzo escluso dal podio dei vincenti, alla domanda sulle virtù teologali non sa rispondere, non sa cosa siano, nessuno gliele ha trasmesse vivendole. Rimane questo, in mezzo a tutti gli astri splendenti che tracciano rotte di chimere, agevolate dai loro potenti protettori/proiettori di turno.

Copyright © Tindara Rasi
...per voto fatto...



martedì 3 luglio 2018

CONSIGLI DI LETTURA
di Tìndara Rasi

Copyright © Tindara Rasi


Cosa leggerò/rileggerò questa estate?
Amo molto i libri strutturati in maniera tecnicisticamente innovativa.
Sono cresciuta tra "Ulisse" di James Joyce,  "Se una notte d'inverno un viaggiatore", di Italo Calvino, "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana", di Carlo Emilio Gadda,  "Le amiche del cuore", di Fay Weldon, "Sulla strada", di Jack Kerouac, tutti i libri di Virginia Wolf, quelli di Alessandro Baricco e un pezzo unico come "Jack Frusciante è uscito dal gruppo", di Enrico Brizzi.
Oggi non ci sono più scrittori innovativi in senso strettamente letterale. Ma la creatività si è orientata, basata, allineata, al mondo virtuale. E questo aspetto mi affascina forse più delle architetture complesse degli scrittori tradizionali, ancorati solo alla parola scritta, scritta a mano, a penna, con la tastiera di una vecchia macchina per scrivere, ma ferma lì.
Da un bel po' di tempo mi sono innamorata di "Cento sms", di Lucrezia Maggi. Un testo del 2010, per il quale, l'anno stesso della sua uscita, stravidi e ne feci la mia icona nella vita vera. Sms che diventano un libro... non è difficile, se c'è la materia prima. "Vorrei che fossi tu", di Lorenza Bernardi, sempre del 2010, ha la stessa base strutturale, sms che sanno di vita. E le "Settanta poesie d'amore in sms" (2003) di Luigi Sedda, idem. 
Sono passati otto anni. Dodici, da quando incappai in "Le ho mai racccontato del vento del Nord" (2006) di Daniel Glattauer, scritto come epistolario e-mail. E sette da  "Il tempo è un bastardo" (2011) di Jennifer Egan, un Pulitzer meritatissimo: usa le slide di Power Point per fare letteratura.
Oggi, per i più giovani, Francesco Sole trascrive i "pizzini", i post-it con gli "appunti" delle frasi belle attaccate al frigorifero, con una risultanza di vendita e di successo non sempre approvata dalla critica letteraria. 
Ovvio, questo stile può piacere o può non piacere. Si può contestare tutto o apprezzare onnivoramente tutto.
Ma l'originalità di tutti questi tentativi di generare arte letteraria, con ispirazioni moderne, giovani, digitali, non può essere discussa.
L'evoluzione informatica corre su binari incandescenti e velocissimi. Le tecnologie informatiche hanno travasato la loro essenza anche nei testi scritti. Ho scritto anche io dei racconti e dei testi con queste modalità. Non li ho mai pubblicati per pudore. Certo, non avrei vinto il Pulitzer. Può darsi però che anche io avrei potuto contribuire a svecchiare schemi datati. Tra classico e moderno, innovazioni che hanno limiti, ma anche potenzialità espressive così aderenti al vissuto di oggi, non possono che fare del bene. Non so consigliare letture recentissime, riguardanti questo genere "tecnologico-virtuale-letterario". Ma se volete, vi rifilo volentieri i miei scritti privati. Sono bravissima, a vivere vita vera e a farne la biografia-racconto più innovativa che abbiate mai letto. I miei figli, la mia eredità, sapranno quando pubblicarla e consegnare al mondo la mia versione di fatti. E' una bottiglia del tempo. Ci sono storie di vita e persone, nomi e cognomi e vicende. Tutto certificato, documentato e trascritto. Tutto vero, così come lo sento vero io. Al momento opportuno, questo libro vivente-scrivente diventerà il mio bestseller, il mio successo personale più grande, e ogni parola scritta, sia nelle forme più tradizionali che in quelle più innovative, raggiungerà senza pietà i destinatari che adesso ignorano il messaggio e lo filtrano ignobilmente come inutile spamm. Il mio talento non riconosciuto, come ogni maledizione letteraria che si rispetti, ha dalla sua il TEMPO. E sarà allora, come tutti i grandi scrittori postumi, che io, dai bit di lassù, me la godrò.
Copyright © Tindara Rasi
Perchè BarbaraP è importante.
Il libro, la voce persa per lei...
Il giorno del suo compleanno, a 52 anni, lei non lo sa,  la vita ruota intorno a lei, la gente le fa contorno, persino i preti dicono messe per lei. Nulla è a caso. Tutto è suo.
Questo non è amore. Ma è ossessione, un malefizio che ha gettato anni fa e che fa male a tante altre persone che non c'entrano nulla.
Però lei se ne frega. 
E vive bene alla faccia di tutti gli altri.

"Barbara contro", sul Gran Sasso, di FabiBe