martedì 27 marzo 2018


LE SETTE PAROLE
TRA PRATICHE PIE E MUSICA SACRA
Copyright © Tindara Rasi

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Sette parole. Le ultime. Quelle pronunciate prima di morire. Quelle che, qualunque persona, ricorda con maggiore affetto, in riferimento ai propri cari morenti. Le ultime parole dette. Da segnare. Da fissare nella memoria in eterno. La vita cambia da un momento all'altro. Si può morire all'improvviso, non esserci più senza neanche un saluto finale. Le lunghe malattie degenerative hanno questa, di possibilità: apportano la consapevolezza del proprio limite fisico, danno il tempo di pensarci, di mettere a posto lasciti, documenti, testamenti... di salutare, prima di partire. Ma un malore improvviso non lascia nemmeno questa possibilità, nè una morte violenta e prematura. Gesù fu tradito, portato di fronte a tribunali di sacerdoti corrotti, ucciso. La sua vita terrena ebbe un termine violento, per volontà del Padre Suo. Gli amici attorno a lui, increduli e annichiliti di fronte all'accadimento, ebbero, anni dopo, la forza di scrivere tutto. E di fissare le Sue ultime parole... Probabilmente, scrivendole, leggendole ad altri, raccontandole, si emozionavano, piangevano, si lasciavano avvolgere dalla malinconia del ricordo; non sappiamo. Di certo, hanno lasciato a noi questa eredità meravigliosa. Le Sue sette, ultime, bellissime, frasi, le ultime parole.
L'elenco di esse è divenuto, nei secoli, una devozione monastica oratoriale ma anche laica. Dal XII secolo ad oggi, si sono pregate e cantate in vari modi. Oggi è una pratica religiosa poco conosciuta, così come la Passio o le Tre ore di agonia di Gesù Cristo, ma affascina per il mistero umano e affettivo che racchiude. Ci sono rimaste composizioni operistiche celebri, di quando ancora la Musica si agganciava esclusivamente alla religiosità popolare e allla riverenza verso Gesù. Furono inserite nei brani musicali e negli oratori della Passio e della Summa Passionis di Longueval, per poi divenire un genere a se stante. Der tod Jesu è un modus affine. La più celebre opera tuttavia, rimane quella di Joseph Haydn, "Le  sette ultime parole del nostro Redentore in croce", che si dispiega in sette sonate. 

Pater, remitte illis, quia nesciunt quid faciunt
"PADRE, PERDONA LORO, PERCHÈ NON SANNO QUELLO CHE FANNO" (Lc 23,34)

Amen dico tibi: Hodie mecum eris in paradiso
"IN VERITA IO TI DICO: OGGI SARAI CON ME NEL PARADISO" (Lc 23,43)

Mulier, ecce filius tuus. Fili, ecce mater tua
"DONNA, ECCO TUO FIGLIO! ECCO TUA MADRE!" (Gv 19,2627)

Elì, Elì, lema sabactani
"DIO MIO, DIO MIO, PERCHÈ MI HAI ABBANDONATO?" (Mc 15,34)

"HO SETE" (Gv 19,28)

Consummatum est
"TUTTO È COMPIUTO (tutto è reso perfetto)" (Gv 19,30)

Pater, in manus tuas commendo spiritum meum
"PADRE, NELLE TUE MANI CONSEGNO IL MIO SPIRITO" (Lc 23,46)

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domenica 25 marzo 2018

VIA PARADISI

Il "giro delle sette Chiese"
Copyright © Tindara Rasi

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Ad istituire questa pratica pia fu San Filippo Neri, nel 1540. Si trattava di un atto penitenziale, durante il quale si andavano a visitare in due giorni le sette basiliche più importanti di Roma, seguendo la "via Paradisi": San Giovanni il Laterano, Santa Maria Maggiore, San Pietro in Vaticano, San Paolo fuori le Mura, Santa Croce in Gerusalemme, San Lorenzo fuori le Mura e San Sebastiano. 
Già dal 1300 era in uso la pratica delle indulgenze eseguita con la visita ai luogi santi e alle Chiese più importanti. Attualmente, dalla parrocchia San Filippo Neri a Roma partono giri penitenziali due volte l'anno, nel mese di maggio e nel mese di settembre. Ma il momento più importante rimane quello della notte del Giovedì Santo, quando si possono visitare le sette basiliche, finendo il giro entro il Sabato Santo, durante tutto il tempo del Triduo Pasquale. Questa pratica religiosa si è diffusa in molte parti d'Italia e del mondo. Prevede la visita più che a sette chiese, a sette "sepolcri", cioè a sette altari della reposizione (chiamati anche Repositorio, Urna, Sepolcro, o Tabernacolo provvisorio), allestiti dopo il rito di Coena Domini il Giovedì Santo in luoghi specifici delle parrocchie, lontani dall'altare. Il Venerdì, continuazione della Messa del giorno prima, non viene consacrata l'Ostia; dunque viene conservata quella già consacrata il Giovedì come "Santa Riserva" per il giorno dopo, ed ecco perchè  nel tempo si è rivelato necessario scegliere un luogo specifico e ben vigilato. Da questa prassi liturgica, è nata  l'istituzione della Reposizione. Secondo il documento "Paschalis solemnitatis" (Preparazione e celebrazione delle feste pasquali - PCFC), datato 16.01.1988, è necessario riservare "una cappella per la custodia del santissimo sacramento e la si orni in modo conveniente perchè possa facilitare l'orazione e la meditazione; si raccomanda il rispetto di quella sobrietà che conviene alla liturgia in questi giorni, evitando o rimuovendo ogni abuso contrario.[55] Se il tabernacolo è collocato in una cappella separata dalla navata centrale, conviene che in essa venga alestito il luogo per la reposizione e l'adorazione" (punto 49). Chi si trova zone periferiche o in paesini dove esiste solo una chiesa, scende in città più grosse per completare le visite ai vari "tabernacoli" così allestiti, oppure entra ed esce sette volte da una stessa chiesa. Le parrocchie approntano per l'occasione anche veglie cantate e lette, in attesa dei "pellegrini" che vi transitano, tenendo compagnia al proprio altare variamente scenografato. Fiori, orpelli, decorazioni, candele, fanno parte integrante dei decori, di volta in volta modificati secondo le direttive parrocchiali e il gusto personale di chi li allestisce. La tovaglia sottostante viene sistemata ad modum furentis, cioè  strattonata da due diaconi o due fedeli, per simulare la spartizione del mantello di Gesù. Nel resto della chiesa generalmente non vi sono altri allestmenti e anzi, in talune parrocchie, si adotta la pratica rituale della velatio con la  "tela della passione", o "velo quadragesimale" o ancora "panni della fame" (Hungertuch o Fanstentucher , in tedesco), che prevede la velatura di croci, statue e quadri, con teli viola in modo che non vi siano segni iconici visibili in chiesa, e ciò a partire dal sabato della V domenica di Quaresima fino a Pasqua.
I fedeli in giro tra i vari "altari", durante le soste tra una chiesa e l'altra recitano i sette salmi penitenziali e praticano momenti di adorazione all'Ostia riposta. Ritenuto il Sepolcro di Gesù, anche se in realtà Lui non è ancora morto, la repositio ricorda invece il momento di preghiera rivolto al Padre Suo, dopo la Cena di Pesach. A Grosseto la visita ai "sepolcri" è una pratica pia molto sentita e spesso le parrocchie si muovono in massa, guidati dai propri sacerdoti. Altrettanto fanno i vari gruppi parrocchiali ed in particolar modo i giovani dei gruppi post-cresima, coadiuvati sempre dal proprio sacerdote referente e dai catechisti.
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sabato 24 marzo 2018

“Dopo questo, io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie;
i vostri anziani sogneranno, i vostri giovani avranno visioni.”
(Gioele 3,1).


CHIESA
Documento finale pre-sinodale dei giovani
























I giovani di oggi si confrontano con una serie di sfide e opportunità esterne ed interne, molte delle quali sono specifiche dei loro contesti individuali e alcune sono condivise tra Continenti. Alla luce di ciò, è necessario per la Chiesa esaminare il modo in cui pensa ai giovani e si impegna per loro, in modo da essere una guida efficace, rilevante e vivificante nel corso della loro vita.
Questo documento è una piattaforma sintetizzata per esprimere alcuni dei nostri pensieri ed esperienze. È importante notare che queste sono le riflessioni di giovani del 21° secolo provenienti da diverse religioni e contesti culturali. In tal senso, la Chiesa dovrebbe vedere queste riflessioni non come un’analisi empirica di un qualsiasi altro tempo passato ma, piuttosto, come un’espressione di dove ci troviamo, dove siamo diretti e come un indicatore di cosa la Chiesa deve fare per andare avanti.
È importante innanzitutto chiarire i parametri di questo documento. Non si tratta di comporre un trattato teologico né di stabilire un nuovo insegnamento della Chiesa. È piuttosto un documento che rispecchia le specifiche realtà, personalità, credenze ed esperienze dei giovani del mondo. Esso è destinato ai Padri sinodali. È volto a fornire ai vescovi una bussola che miri ad una maggiore comprensione dei giovani; uno strumento di navigazione per il prossimo sinodo dei vescovi su “Giovani, la Fede e il discernimento vocazionale” ad ottobre 2018. È importante notare che queste esperienze siano viste e capite secondo i vari contesti giovanili in cui sono situate.
Queste riflessioni sono scaturite dall’incontro di più di 300 giovani rappresentanti da tutto il mondo, convenuti a Roma dal 19 al 24 marzo 2018 per l’inaugurazione della Riunione pre-sinodale dei giovani e la partecipazione di 15.000 giovani collegati online attraverso gruppi Facebook.
Questo documento è concepito come un riassunto di tutti i contributi dei partecipanti basati sul lavoro di 20 gruppi linguistici, e di ulteriori 6 gruppi tramite i social media. Esso sarà una fonte, tra le altre, che contribuirà all’Instrumentum Laboris del Sinodo dei Vescovi 2018. La nostra speranza è che la Chiesa e le altre istituzioni possano imparare dal processo di questa Riunione pre-sinodale ed ascoltare le voci dei giovani.
Detto questo, possiamo procedere a esplorare con apertura e fede i luoghi in cui il giovane si situa oggi, come egli si percepisce in relazione agli altri e come noi, in quanto Chiesa, possiamo accompagnare i giovani verso una comprensione profonda di se stessi e del posto che hanno nel mondo.
PARTE I
SFIDE E OPPORTUNITÀ DEI GIOVANI NEL MONDO DI OGGI
(1) La formazione della personalità
I giovani cercano il senso di se stessi in comunità che siano di sostegno, edificanti, autentiche e accessibili, cioè comunità in grado di valorizzarli. Riconosciamo luoghi che possono aiutare lo sviluppo della propria personalità, tra i quali la famiglia occupa una posizione privilegiata. In molte parti del mondo, il ruolo degli anziani e la riverenza verso gli antenati sono fattori che contribuiscono alla formazione delle loro identità. Tuttavia, questo non è un dato universalmente condiviso, visto che i modelli della famiglia tradizionale sono in declino in vari luoghi. Questo reca con sé sofferenza, anche nei giovani. Alcuni si allontanano dalle tradizioni famigliari, sperando di essere più originali di ciò che considerano come “bloccato nel passato” o “fuori moda”. In alcune zone del mondo, invece, i giovani cercano la loro identità rimanendo saldi alle loro tradizioni famigliari, sforzandosi di essere fedeli al modo in cui sono cresciuti.
La Chiesa ha quindi bisogno di sostenere meglio le famiglie e la loro formazione. Questo è particolarmente significativo in quei Paesi dove non vi è libertà di espressione, dove ai giovani – specialmente ai minori – non è permesso partecipare alla vita della Chiesa; per questo, devono essere formati alla fede a casa dai loro genitori.
Il senso di appartenenza è un fattore significativo nella formazione della proprio identità. L’esclusione sociale è un fattore che contribuisce alla perdita di autostima e di identità sperimentata da molti. In Medio Oriente, molti giovani si sentono obbligati a convertirsi ad altre religioni al fine di essere accettati dai loro coetanei e dalla cultura dominante che li circonda. Questo è sentito fortemente anche dalle comunità di migranti in Europa, che soffrono inoltre il peso dell’esclusione sociale e dell’abbandono della loro identità culturale per assimilarsi alla cultura dominante. Questa è un campo in cui la Chiesa ha bisogno di progettare e fornire spazi di guarigione per le nostre famiglie, in risposta a questi problemi, mostrando che c’è spazio per tutti.
È inoltre opportuno osservare che l’identità dei giovani è anche formata dalle interazioni esterne e dall’appartenenza a specifici gruppi, associazioni e movimenti, attivi anche al di fuori della chiesa. Alle volte le parrocchie non sono più dei luoghi di incontro. Riconosciamo anche il ruolo degli educatori e amici come responsabili dei gruppi giovanili che possono diventare buoni esempi. Abbiamo bisogno di trovare modelli attraenti, coerenti e autentici. Abbiamo bisogno di spiegazioni razionali e critiche a questioni complesse - le risposte semplicistiche non sono sufficienti.
Per alcuni, la religione è ormai considerata una questione privata. A volte sentiamo che il sacro sembra qualcosa di separato della vita quotidiana. Molte volte la Chiesa appare come troppo severa ed è spesso associata ad un eccessivo moralismo. A volte, nella Chiesa, è difficile superare la logica del “si è sempre fatto così”. Abbiamo bisogno di una Chiesa accogliente e misericordiosa, che apprezza le sue radici e i suoi tesori, amando tutti, anche quelli che non seguono quelli che crediamo essere gli “standard”. Molti di coloro che cercano una vita pacifica finiscono per dedicarsi a filosofie o a esperienze alternative.
Altri luoghi chiave di appartenenza sono i gruppi, come i social networks, gli amici ed i compagni di classe, così come i contesti sociali e l’ambiente naturale. Questi sono luoghi in cui molti di noi passano la maggior parte del tempo. Spesso le nostre scuole non ci educano a sviluppare un pensiero critico.
I momenti cruciali per lo sviluppo della nostra identità comprendono: decidere il nostro indirizzo di studi, scegliere la nostra professione, decidere ciò in cui credere, scoprire la nostra sessualità e fare le scelte definitive per la vita.
Inoltre, le nostre esperienze ecclesiali possono sia formare che influenzare la formazione della nostra identità e personalità. I giovani sono profondamente coinvolti e interessati in argomenti come la sessualità, le dipendenze, i matrimoni falliti, le famiglie disgregate, così come i grandi problemi sociali, come la criminalità organizzata e la tratta di esseri umani, la violenza, la corruzione, lo sfruttamento, il femminicidio, ogni forma di persecuzione e il degrado del nostro ambiente naturale. Questi sono elementi di profonda preoccupazione nelle comunità vulnerabili in tutto il mondo. Abbiamo paura perché in molti dei nostri Paesi troviamo instabilità sociale, politica ed economica.
Alle prese con queste sfide, abbiamo bisogno di inclusione, accoglienza, misericordia e tenerezza da parte della Chiesa, sia come istituzione che come comunità di fede.
(2) Rapporto con altre persone
I giovani stanno cercano di dare senso ad un mondo molto complicato e diversificato. Abbiamo accesso a nuove possibilità di superare le diversità e le divisioni nel mondo, ma questo si sta realizzando in diverse realtà e a vari livelli. Molti giovani sono abituati a vedere la diversità come una ricchezza, e considerano un’opportunità un mondo pluralistico. Il multiculturalismo ha il potenziale di facilitare un ambiente per il dialogo e la tolleranza. Valorizziamo la diversità di idee nel nostro mondo globalizzato, il rispetto per il pensiero dell’altro e la libertà di espressione. Nonostante questo, vogliamo anche preservare la nostra identità culturale e evitare l’uniformismo e la cultura dello scarto. Non dovremmo aver paura della nostra diversità ma valorizzare le nostre differenze e tutto ciò che ci rende unici. A volte ci sentiamo esclusi per essere cristiani in ambienti sociali che sono avversi alla religione. Siamo coscienti di avere bisogno di incontro tra noi e con gli altri per poter costruire dei legami profondi.
In alcuni Paesi la fede cristiana è in minoranza, mentre un’altra religione è dominante. I Paesi con radici cristiane hanno una tendenza a rifiutare gradualmente la Chiesa e la religione. Altri stanno provando a dare un senso alla fede in una società incrementalmente secolare, dove la libertà di coscienza e di religione è sotto attacco. Il razzismo a differenti livelli tocca i giovani in diverse parti del mondo. C’è ancora un’opportunità per la Chiesa di proporre un altro “modo” ai giovani per vivere la loro vita, ma questo deve essere fatto tra contesti sociali spesso complicati.
In questo modo è spesso difficile per i giovani anche sentire il messaggio del vangelo. Questo è accentuato in zone dove le tensioni tra le persone potrebbero diventare molto comuni, nonostante un generale apprezzamento per la diversità. Un’attenzione particolare deve essere dedicata ai nostri fratelli e sorelle cristiani che sono perseguitati nel mondo. Ricordiamo le nostre radici cristiane nel sangue dei martiri e mentre preghiamo per la fine di ogni persecuzione, siamo riconoscenti per la loro testimonianza di fede al mondo. Inoltre, non c’è ancora un consenso vincolante sulla questione dell’accoglienza dei migranti e dei rifugiati e nemmeno sulle problematiche che causano questo fenomeno - tutto questo nonostante il riconoscimento del dovere universale alla cura per la dignità di ogni persona umana.
In un mondo globalizzato e inter-religioso, la Chiesa ha bisogno non solo di un modello ma anche di un’ulteriore elaborazione sulle linee teologiche già esistenti per un pacifico e costruttivo dialogo con persone di altre fedi e tradizioni.
(3) I giovani e il futuro
I giovani sognano sicurezza, stabilità e pienezza. Molti sperano in una vita migliore per la loro famiglia. In molte parti del mondo, questo significa cercare la sicurezza per la propria persona; per altri questo significa più specificatamente cercare un buon lavoro e un certo stile di vita. Trovare un luogo di appartenenza è invece un sogno condiviso che oltrepassa continenti e oceani.
Sogniamo maggiori opportunità, di una società che sia coerente e si fidi di noi. Cerchiamo di essere ascoltati e non solamente di essere spettatori nella società, ma partecipanti attivi. Cerchiamo una Chiesa che ci aiuti a trovare la nostra vocazione, in tutti i suoi significati. Inoltre, tristemente, non tutti crediamo che la santità sia qualcosa di raggiungibile e che sia una via verso la felicità. Abbiamo bisogno di rivitalizzare il senso di comunità che ci guida a un senso di appartenenza.
Alcune preoccupazioni pratiche rendono la nostra vita difficile. Molti giovani hanno sperimentato grandi traumi in varie maniere. Molti soffrono ancora sotto il peso di disabilità mentali e fisiche. La Chiesa deve sostenerci e provvedere nell’assisterci in questa nostra guarigione. In alcune parti del mondo, l’unica via per ottenere un futuro sicuro è ricevere un’istruzione universitaria o lavorare eccessivamente. Se da un lato questo è uno standard comunemente approvato, dall’altro occorre dire che non è sempre possibile attuarlo per una serie di circostanze in cui i giovani si trovano. Questa idea è una concetto dominante ed ha influenzato il modo in cui concepiamo il lavoro. Nonostante questa realtà, i giovani vogliono affermare la dignità intrinseca del lavoro. A volte, finiamo per rinunciare ai nostri sogni. Abbiamo troppa paura, e alcuni di noi hanno smesso di sognare. Questo si nota nelle molte pressioni socio-economiche che possono gravemente drenare il senso di speranza tra i giovani. Succede anche che non abbiamo neanche più l’opportunità di continuare a sognare.
Per questa ragione i giovani cercano si impegnano e si rivolgono verso le problematiche di giustizia sociale dei nostri tempi. Cerchiamo l’opportunità per poter lavorare e costruire un mondo migliore. A tal proposito, la Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica è in particolar modo strumento d’informazione privilegiato per i giovani cattolici che vogliono perseguire questa vocazione. Vogliamo un mondo di pace, che tenga insieme un’ecologia integrale con una economia globale sostenibile. Per i giovani che vivono in regioni del mondo instabili e vulnerabili, c’è la speranza e l’aspettativa di azioni concrete da parte dei governi e della società: mettere fine ai conflitti e alla corruzione, occuparsi dei cambiamenti climatici, delle disuguaglianze sociali e della sicurezza. Ciò che è importante tenere presente è che, indipendentemente dal contesto, ognuno condivide la stessa aspirazione innata per ideali nobili: pace, amore, fiducia, equità, libertà e giustizia.
I giovani sognano una vita migliore, però molti sono obbligati a emigrare per trovare una migliore situazione economica e ambientale migliore. Desiderano la pace, e sono in particolar modo attratti dal “mito dell’Occidente”, così come è rappresentato attraverso i media. I giovani africani sognano una chiesa locale autonoma, che non imponga aiuti che alimentino la dipendenza, ma che sia un contributo vivificante alle sue comunità. Nonostante i tanti conflitti e le periodiche ondate di violenza, i giovani rimangono pieni di speranza. In molti Paesi occidentali i loro sogni sono basati sullo sviluppo personale e la realizzazione di sé.
In molti luoghi esiste un ampio divario fra i desideri dei giovani e la loro capacità di prendere decisioni a lungo termine.
(4) Rapporto con la tecnologia
Quando ci riferiamo alla tecnologia, è necessario comprendere il duplice aspetto del suo utilizzo. Se da un lato i progressi tecnologici hanno migliorato sensibilmente le nostre vite, è anche necessario farne uso in maniera prudente. Come in tutte le cose, un utilizzo sconsiderato può avere delle conseguenze negative. Mentre per qualcuno la tecnologia ha arricchito le nostre relazioni, per tanti altri ha preso la forma di una dipendenza, diventando un sostituto della relazione umana e persino di Dio. Nonostante questo, la tecnologia è ormai parte integrante della vita dei giovani, e come tale deve essere compresa. Paradossalmente in alcuni paesi la tecnologia, internet in particolare, è accessibile gratuitamente, mentre il sostentamento quotidiano e i servizi di base sono insufficienti.
L’impatto dei social media nelle vite dei giovani non può essere sottovalutato. I social media sono una parte rilevante dell’identità dei giovani e del loro modo di vivere. Mai come prima, gli ambienti digitali hanno il potere senza precedenti di unire persone geograficamente distanti. Lo scambio di informazioni, ideali, valori e interessi comuni è oggi più possibile di ieri. L’accesso a strumenti di formazione online ha aperto opportunità educative per i giovani che vivono in aree remote e ha reso l’accesso alla conoscenza a portata di click.
Tuttavia, l’altra faccia della tecnologia si mostra nello svilupparsi di certi vizi. Questo pericolo si manifesta in forme come l’isolamento, la pigrizia, la desolazione, la noia. È evidente che i giovani di tutto il mondo stiano consumando in maniera ossessiva i prodotti multimediali. Sebbene viviamo in un mondo iperconnesso, la comunicazione tra i giovani rimane limitata a gruppi tra loro simili. Mancano spazi e opportunità per sperimentare la diversità. La cultura dei mass-media esercita ancora molta influenza sulle vite e sugli ideali dei giovani. L’avvento dei social media ha sollevato nuove sfide riguardo l’ampiezza della sfera di influenza che i social media hanno sui giovani.
Spesso i giovani tendono ad avere diversi comportamenti negli ambienti online e in quelli offline. È necessario offrire formazione ai giovani su come vivere le loro vite digitali. Le relazioni online possono diventare disumane. Gli spazi digitali ci rendono ciechi alla fragilità dell’altro e ci impediscono l’introspezione. Problemi come la pornografia pervertono la percezione che il giovane ha della propria sessualità. La tecnologia usata in questo modo crea una ingannevole realtà parallela che ignora la dignità umana.
Altri rischi includono: la perdita di identità collegata a una rappresentazione errata della persona, una costruzione virtuale della personalità e la perdita di una presenza sociale radicata nella realtà. Inoltre, i rischi a lungo termine includono: la perdita di memoria, di cultura e di creatività dinanzi all’immediatezza dell’accesso all’informazione e alla perdita di concentrazione legata alla frammentazione. Poi, esiste una cultura dominante dell’apparenza.
La conversazione sulla tecnologia non si limita a internet. Nel campo della bioetica, la tecnologia pone nuove sfide e nuovi rischi riguardo alla salvaguardia della vita umana in ogni sua fase. L’avvento dell’intelligenza artificiale e di nuove tecnologie come la robotica e l’automazione pongono rischi alle opportunità d’impiego per le comunità di lavoratori. La tecnologia può essere nociva alla dignità umana se non usata con consapevolezza e prudenza: la dignità umana deve sempre guidarne l’utilizzo.
Offriamo qui due proposte concrete riguardo alla tecnologia. In primis, la Chiesa, impegnandosi in un dialogo costante con i giovani, dovrebbe approfondire la sua comprensione della tecnologia così da poter aiutarci nel ponderare il suo utilizzo. Inoltre la Chiesa dovrebbe considerare la tecnologia - in particolare internet - come un terreno fertile per la Nuova Evangelizzazione. I risultati di queste riflessioni dovrebbero essere formalizzati attraverso un documento ufficiale della Chiesa. In secondo luogo, la Chiesa dovrebbe rivolgere la sua attenzione alla piaga della pornografia, includendo gli abusi in rete sui minori, il cyberbullismo e il conto salato che essi presentano alla nostra umanità.
(5) La ricerca del senso dell’esistenza
Molti giovani non sanno rispondere alla domanda “qual è il senso della tua vita?”. Non sempre riescono a collegare la vita con il senso del trascendente. Tanti giovani, avendo perso fiducia nelle istituzioni, non si riconoscono più nelle religioni tradizionali e non si definirebbero come “religiosi”. Tuttavia, i giovani sono aperti alla spiritualità.
In molti lamentano quanto poco i loro coetanei cerchino le risposte al significato della vita in un contesto di fede e chiesa. In molti luoghi del mondo, i giovani, danno significato alle loro vite attraverso il loro lavoro e i successi personali. La difficoltà nel trovare stabilità in questi ambiti produce insicurezza e ansia. Molti sono costretti a emigrare per trovare un contesto che gli permetta di lavorare. Altri, invece, abbandonano famiglia e cultura a causa dell’instabilità economica.
Infine, altri hanno sottolineato che, sebbene i giovani riescano ad interrogarsi sul senso dell’esistenza, questo non sempre implica che siano pronti a dedicarsi in maniera decisiva a Gesù e alla Chiesa. Oggi la religione non è più vista come il mezzo principale attraverso il quale un giovane si incammina verso la ricerca di senso, in quanto spesso ci si rivolge a tendenze e ideologie moderne. Gli scandali attribuiti alla Chiesa – sia quelli reali, che quelli solo percepiti come tali - condizionano la fiducia dei giovani nella Chiesa e nelle istituzioni tradizionali che essa rappresenta.
La Chiesa può rivestire un ruolo vitale nell’assicurare che questi giovani non siano esclusi, bensì che si sentano accettati. Questo trova la sua realizzazione anche quando cerchiamo di promuovere la dignità delle donne, sia nella Chiesa che nel più ampio contesto sociale. Oggi un problema diffuso nella società legato è la mancanza di parità fra uomo e donna. Ciò è vero anche nella Chiesa. Ci sono dei grandi esempi di donne che hanno svolto il loro servizio in comunità religiose consacrate e rivestendo ruoli di responsabilità nel laicato. D’altro canto, per alcune giovani donne questi esempi non sono sempre visibili. Una domanda chiave emerge da queste riflessioni: quali sono i luoghi nei quali le donne sono in grado di prosperare all’interno della Chiesa e della società?
La Chiesa può affrontare questi problemi con un vero confronto e uno sguardo aperto alle diverse idee ed esperienze.
C’è spesso grande disaccordo tra i giovani, sia nella Chiesa che nel mondo, riguardo a quegli insegnamenti che oggi sono particolarmente dibattuti. Tra questi troviamo: contraccezione, aborto, omosessualità, convivenza, matrimonio e anche come viene percepito il sacerdozio nelle diverse realtà della Chiesa. Ciò che è importante notare è che, indipendentemente dal loro livello di comprensione degli insegnamenti della Chiesa, troviamo ancora disaccordo e un dibattito aperto tra i giovani su queste questioni problematiche. Di conseguenza vorrebbero che la Chiesa cambiasse i suoi insegnamenti o, perlomeno, che fornisca una migliore esplicazione e formazione su queste questioni. Nonostante questo dibattito interno, i giovani cattolici cui convinzioni sono in contrasto con l’insegnamento ufficiale desiderano comunque essere parte della Chiesa. D’altra parte, molti giovani cattolici accettano questi insegnamenti e trovano in essi una fonte di gioia. Desiderano che la Chiesa non solo si tenga ben salda ai suoi insegnamenti, sebbene impopolari, ma li proclami anche con maggiore profondità.
Nel mondo la relazione con il sacro è una questione complessa. La cristianità è spesso vista come qualcosa che appartiene al passato, e il suo valore o la sua rilevanza per le nostre vite non sono più compresi. Allo stesso tempo, in alcune comunità si da priorità al sacro in quanto la vita quotidiana è strutturata intorno alla religione. In alcuni contesti asiatici il senso dell’esistenza può essere associato a filosofie orientali.
In ultima istanza, molti di noi desiderano fortemente conoscere Gesù, ma spesso faticano a comprendere che Lui solo è la fonte di una vera scoperta di sé, poiché è nella relazione con Lui che la persona giunge, in ultima istanza, a scoprire se stessa. Di conseguenza, sembra che i giovani chiedano testimoni autentici: uomini e donne in grado di esprimere con passione la loro fede e la loro relazione con Gesù, e nello stesso tempo di incoraggiare altri ad avvicinarsi, incontrare e innamorarsi a loro volta di Gesù.

PARTE II
FEDE E VOCAZIONE, DISCERNIMENTO E ACCOMPAGNAMENTO
È una gioia e una responsabilità sacra accompagnare i giovani nel loro viaggio di fede e discernimento. I giovani sono più ricettivi di fronte ad una “narrativa della vita” che ad un astratto sermone teologico; essi sono consapevoli e attenti, impegnandosi attivamente nel mondo e nella Chiesa. Per questo è importante comprendere come i giovani percepiscono la fede, la vocazione e le sfide che si presentano nel discernimento.
(6) I giovani e Gesù
Il rapporto che i giovani hanno con Gesù è tanto vario quanto il numero dei giovani nel mondo. Molti di loro vedono Gesù come loro Salvatore e Figlio di Dio. Inoltre, spesso i giovani trovano la vicinanza a Gesù attraverso Sua madre, Maria. Altri, invece, possono non avere tale relazione con Gesù, ma lo vedono comunque come un riferimento morale e una buona persona. Molti giovani percepiscono Gesù come un personaggio storico, appartenente ad un’epoca ed ad una cultura passate, il quale non è rilevante per le loro vite. Altri, invece, percepiscono Gesù lontano dalla loro esperienza umana, distanza che per loro è perpetrata dalla Chiesa. Inoltre, le false immagini che alcuni giovani hanno di Gesù spesso li allontanano da Lui. Ideali erronei di cristiani modello appaiono fuori portata, così come i precetti dati dalla Chiesa. A causa di questo, il Cristianesimo è percepito da alcuni come uno standard irraggiungibile.
Un modo per sanare questa confusione che i giovani hanno riguardo a Gesù comporta un ritorno alle Scritture, in modo da poter approfondire la loro conoscenza della persona di Cristo, la Sua vita, e la Sua umanità. I giovani hanno bisogno di incontrare la missione di Cristo, e non ciò che a loro può sembrare una aspettativa morale irraggiungibile. In ogni caso, si sentono insicuri su come fare tutto ciò. L’incontro con Gesù deve essere promosso nei giovani, verso i quali la Chiesa deve rivolgersi.
(7) La Fede e la Chiesa
Per molti giovani, la fede è diventata qualcosa inerente la sfera privata piuttosto che un evento comunitario, e le esperienze negative che alcuni di questi hanno avuto con la Chiesa hanno certamente contribuito a questa percezione. Molti giovani si relazionano con Dio ad un livello meramente personale, affermando di essere “spirituali ma non religiosi”, oppure concentrandosi solamente su una relazione personale con Gesù Cristo. Alcuni giovani pensano che la Chiesa abbia sviluppato una cultura dove si presta attenzione al coinvolgimento nella sua compagine istituzionale, piuttosto che sulla persona di Cristo. Altri, invece, ritengono che le guide religiose siano disconnesse e preoccupate della dimensione amministrativa più che della creazione di comunità, e addirittura altri considerano la Chiesa come un’entità irrilevante. Sembra quasi che questa si dimentichi che la Chiesa sono le persone e non la struttura. Ci sono giovani invece che sperimentano una Chiesa vicina, come nel caso di Africa, America Latina e Asia, così come in diversi movimenti di scala mondiale. Persino giovani che non vivono il Vangelo sentono un legame con la Chiesa. Questo senso di appartenenza e la famiglia sostengono i giovani nel loro cammino. Senza questo legame e punto di riferimento comunitario rischiano di trovarsi soli di fronte alle loro sfide. D’altro canto, ci sono molti giovani che non percepiscono il bisogno di essere parte della Chiesa e che trovano senso per la loro esistenza al di fuori di essa.
Purtroppo, in alcune parti del mondo, i giovani stanno lasciando la Chiesa in grande numero. Capire i motivi di questo fenomeno è cruciale per poter andare avanti. I giovani che non hanno legami con la Chiesa, o che si sono allontanati da essa, lo fanno perché’ hanno sperimentato indifferenza, giudizio e rifiuto. È possibile partecipare ad una messa e andar via senza aver sperimentato alcun senso di comunità o di famiglia in quanto Corpo di Cristo. I cristiani professano un Dio vivente, ma nonostante questo, troviamo celebrazioni e comunità che appaiono morte. I giovani sono attirati dalla gioia, che dovrebbe essere un segno distintivo della nostra fede. Desiderano vedere una Chiesa che sia testimone vivente di ciò che insegna, e mostri l’autenticità della strada verso la santità, comprendendo l’ammissione degli errori commessi e avendo l’umiltà di chiedere perdono. I giovani si aspettano che le guide della Chiesa – consacrati, religiosi e laici – ne siano un forte esempio. Sapere che i modelli di fede sono sia autentici che vulnerabili fa sentire anche i giovani liberi di esserlo. Non si vuole qui negare la sacralità del loro ministero, ma fare in modo che i giovani possano essere ispirati da loro in questo cammino verso la santità.
Spesso, i giovani hanno difficoltà nel trovare uno spazio nella Chiesa in cui possano partecipare attivamente ed avere delle responsabilità. I giovani, dalle loro esperienze, percepiscono una Chiesa che li considera troppo piccoli e inesperti per prendere decisioni, e che si aspetta solo errori da loro. Occorre avere fiducia nel fatto che i giovani possano guidare ed essere protagonisti del loro cammino spirituale. Non si tratta solo di imitare i più saggi, ma di assumere veramente la responsabilità della propria missione, e di viverla seriamente. I movimenti e le nuove comunità nella Chiesa hanno sviluppato vie feconde non solo per l’evangelizzazione dei giovani, ma anche per legittimarli nell’essere i principali ambasciatori della fede per i loro coetanei.
Un’altra percezione comune di molti giovani è la mancanza di chiarezza sul ruolo delle donne nella Chiesa. Se già da una parte è difficile per i giovani sentire un senso di appartenenza e leadership nella Chiesa, lo è ancora di più per le giovani donne. Per questo, sarebbe d’aiuto se la Chiesa non solo affermasse il ruolo della donna, ma che anche aiutasse i giovani a esplorarlo e a comprenderlo sempre più chiaramente.
(8) Il senso vocazionale della Vita
Occorre trovare una semplice e chiara comprensione del significato di vocazione, che sia in grado di dare risalto al senso della chiamata, della missione, del desiderio e dell’aspirazione a perseguirla. Un significato capace di renderla un concetto con il quale i giovani possano relazionarsi in questo momento della loro vita. Il termine “vocazione” è stato a volte presentato come un concetto intellettualistico, percepito da molti come fuori portata. I giovani riescono a capire il senso di dare un significato alla vita e di essere al mondo per un motivo, ma molti non sanno come collegare questo senso alla vocazione intesa come dono e chiamata di Dio.
Il termine “vocazione” è quindi diventato, negli ambienti ecclesiastici, sinonimo della chiamata al presbiterato e alla vita religiosa. Se da una parte queste sono sante vocazioni degne di esser celebrate, è d’altro canto importante per i giovani sapere che la loro vocazione viene dalla dignità intrinseca della vita stessa e che ciascuno ha la responsabilità di discernere chi è chiamato ad essere e cosa è chiamato a fare da Dio. C’è una pienezza propria in che va risaltata in ogni vocazione affinché i giovani possano aprire i loro cuori a questa possibilità.
I giovani appartenenti alle diverse tradizioni religiose includono nel termine vocazione la vita, l’amore, le aspirazioni, la ricerca del proprio posto nel mondo e il modo per contribuire ad esso, insieme alle vie per poter lasciare un segno tangibile. L’idea generale che la vocazione è una chiamata non è chiara ai giovani, e per questo occorre una maggiore comprensione della vocazione cristiana (al presbiterato, alla vita religiosa, all’apostolato laicale, al matrimonio e alla famiglia, etc…) e della chiamata universale alla santità.
(9) Discernimento vocazionale
Discernere la propria vocazione rappresenta una sfida, specialmente alla luce dei preconcetti inerenti a questo termine, ma i giovani la accettano comunque. Questo processo di discernimento può essere un’avventura che accompagna il cammino della vita. Detto questo, molti giovani non sanno come coinvolgersi in questo processo di discernimento, e questo costituisce una opportunità per la Chiesa per accompagnarli.
Sono molti i fattori in gioco che influenzano la capacità di un giovane al momento di discernere la propria vocazione: la Chiesa, le differenze culturali, l’offerta di lavoro, il mondo digitale, le aspettative familiari, la salute mentale e lo stato d’animo, la pressione sociale dei propri pari, gli scenari politici, la vita di preghiera e devozioni, la Scrittura, la società, la tecnologia, etc… Trascorrere tempo in silenzio, facendo introspezione e pregando, così come leggere la Scrittura e approfondire la conoscenza d sé, sono opportunità che pochi giovani in realtà sfruttano. Occorre una migliore introduzione a queste pratiche. Coinvolgersi con gruppi di preghiera, movimenti e comunità costruite su interessi comuni può inoltre aiutare i giovani nel loro discernimento.
Riconosciamo in particolar modo l’eccezionale sfida che le giovani donne devono affrontare al momento di discernere la loro vocazione e il loro spazio nella Chiesa. Così come il “sì” di Maria alla chiamata di Dio è stato fondamentale nell’esperienza cristiana, occorre dare alle donne di oggi spazi in cui possano dire “sì” alla loro vocazione. Caldeggiamo la Chiesa ad approfondire la comprensione del ruolo della donna e valorizzando le giovani donne, siano esse laiche o consacrate, nello spirito dell’amore che la Chiesa ha per Maria, madre di Gesù.
(10) Giovani e accompagnamento
I giovani cercano compagni di cammino per attorniarsi da uomini e donne fedeli che comunichino la verità lasciandoli esprimere la loro concezione della fede e della vocazione. Tali persone non devono essere modelli di fede da emulare, ma testimoni vivi, in grado di evangelizzare attraverso le loro vite. Molti possono essere gli esempi all’altezza di queste aspettative: possono essere volti familiari del focolare domestico, colleghi nella comunità locale, o martiri che testimoniano la loro fede dando la vita.
Queste guide dovrebbero possedere alcune qualità: essere un cristiano fedele impegnato nella Chiesa e nel mondo; una continua ricerca verso la santità; non giudicare, bensì prendersi cura; ascoltare attivamente i bisogni dei giovani; rispondere con gentilezza; avere consapevolezza di se’; saper riconoscere i propri limiti; conoscere le gioie e i dolori della vita spirituale.
Una qualità di primaria importanza è il saper riconoscersi umani e capaci di compiere errori: non perfetti, ma peccatori perdonati. Accade spesso che le guide vengano messe su un piedistallo, e se cadono questo ha un impatto devastante nella capacità dei giovani di impegnarsi nella Chiesa.
Le guide non dovrebbero condurre i giovani ad essere dei seguaci passivi, ma a camminare insieme con loro, lasciandoli essere partecipanti attivi di questo viaggio. Essi dovrebbero rispettare la libertà del processo di discernimento di un giovane, fornendo gli strumenti necessari per compiere adeguatamente questo processo. Una guida dovrebbe credere con tutto se stesso nella capacità che un giovane ha nel partecipare alla vita della Chiesa. Una guida dovrebbe coltivare i semi della fede nei giovani, senza alcuna aspettativa di vedere i frutti del lavoro che viene dallo Spirito Santo. Questo ruolo non dovrebbe esser circoscritto ai presbiteri e ai religiosi, ma anche il laicato dovrebbe esser legittimato a ricoprirlo. Tutte queste guide dovrebbero poter beneficiare di una buona formazione permanente.
PARTE III
L’AZIONE EDUCATIVA E PASTORALE DELLA CHIESA
(11) Stile di Chiesa
I giovani di oggi bramano una chiesa autentica. Con questo vogliamo esprimere, in particolar modo alla gerarchia ecclesiastica, la nostra richiesta per una comunità trasparente, accogliente, onesta, invitante, comunicativa, accessibile, gioiosa e interattiva.
Una Chiesa credibile è proprio quella che non ha paura di mostrarsi vulnerabile. Per questo, la Chiesa dovrebbe esser solerte e sincera nell’ammettere i propri errori passati e presenti, presentandosi come formata da persone capaci di sbagli e incomprensioni.
Tra questi errori, occorre menzionare i vari casi di abusi sessuali e una cattiva amministrazione delle ricchezze e del potere. La Chiesa dovrebbe continuare nel rafforzare la sua politica di tolleranza zero all’interno delle proprie istituzioni, e così riconoscendosi umile e umana potrà aumentare la propria credibilità e la capacità di entrare in empatia con tutti i giovani del mondo. Tale atteggiamento da parte della Chiesa costituirebbe già una grande differenza rispetto a quelle istituzioni e autorità verso le quali i giovani di oggi, nella maggior parte dei casi, già non nutrono alcuna fiducia.
La Chiesa attira ancor più l’attenzione dei giovani attraverso il suo radicarsi in Gesù Cristo. Cristo, infatti, è quella Verità che rende la Chiesa diversa da qualsiasi altro gruppo secolare nel quale essi potrebbero identificarsi. Per questo motivo, chiediamo alla Chiesa di continuare a comunicare la Verità sotto la guida dello Spirito Santo.
Desideriamo, inoltre, che la Chiesa sia in grado di comunicare questo messaggio attraverso i moderni mezzi di comunicazione e di espressione. I giovani hanno molti interrogativi, ma non per questo chiedono risposte annacquate o preconfezionate. Noi, giovani della Chiesa, chiediamo alle nostre guide di parlare con una terminologia concreta su argomenti scomodi, come l’omosessualità e il dibattito sul gender, riguardo i quali i giovani già liberamente discutono senza alcuna inibizione. Alcuni percepiscono la chiesa anche come “antiscientifica”; per questo il dialogo con la comunità scientifica è altresì importante, in quanto la scienza è in grado di illuminare la bellezza della creazione. In questo senso, la Chiesa dovrebbe anche prendersi cura delle tematiche ambientali, in particolar modo del problema dell’inquinamento. Desideriamo anche vedere una Chiesa solidale e protesa verso coloro che lottano nelle periferie, verso chi è perseguitato e chi è povero. Una chiesa attraente deve essere necessariamente relazionale.
(12) Giovani protagonisti
La chiesa deve coinvolgere i giovani nei processi decisionali e offrire loro ruoli di leadership. Questi devono essere individuati in parrocchie, diocesi, a livello nazionale e internazionale, e persino a livello delle commissioni in Vaticano. Siamo fermamente convinti di esser pronti per poter essere guide, capaci di maturare e imparare da membri più esperti della Chiesa, siano essi religiosi o laici. Abbiamo bisogno di programmi di leadership o di formazione, uno sviluppo continuo e qualificante di giovani guide. Alcune giovani donne percepiscono una mancanza di figure di riferimento femminili all’interno della Chiesa, a cui anch’esse desiderano donare i loro talenti intellettuali e professionali. Riteniamo inoltre che seminaristi e religiosi, a maggior ragione, dovrebbero essere ancor più capaci di accompagnare i giovani che ricoprono tali ruoli di responsabilità.
Oltre a questo maggior coinvolgimento, vogliamo anche essere una presenza gioiosa e entusiasta e missionari all’interno della Chiesa. Inoltre esprimiamo fortemente il desiderio di una voce creativa prominente. Questa creatività trova sua naturale espressione nella musica, nella liturgia, nelle arti; purtroppo, al giorno d’oggi, questi aspetti sono un potenziale inespresso, essendo il lato creativo della Chiesa sovente dominato dai suoi membri più anziani.
Si aspira inoltre ad avere comunità nelle quali i giovani condividono le loro battaglie e dove possono essere testimoni l’uno per l’altro. In molti luoghi ciò sta già accadendo attraverso iniziative laicali, ma c’è comunque bisogno di maggior supporto, sia a livello istituzionale che economico.
I giovani della Chiesa vogliono avere uno sguardo in uscita. I giovani sono interessati alle attività politiche, civili e umanitarie. Da cattolici, essi vogliono essere attivi nella sfera pubblica per il miglioramento della società comune. In tutte queste iniziative, i giovani chiedono di essere accompagnati e di essere presi seriamente in considerazione in quanto membri responsabili della Chiesa.
(13) I luoghi da privilegiare
Auspichiamo che la Chiesa ci venga incontro nei diversi luoghi in cui è poco o per niente presente. In particolar modo, il luogo in cui speriamo di essere incontrati dalla Chiesa sono le strade, dove si trovano persone di tutti i tipi. La Chiesa dovrebbe provare a sviluppare creativamente nuove strade per andare ad incontrare le persone esattamente là dove stanno, nei luoghi a loro consoni e dove comunemente socializzano: bar, caffetterie, parchi, palestre, stadi, e qualsiasi altro centro di aggregazione culturale o sociale. Andrebbero presi in considerazione anche spazi meno accessibili, quali gli ambienti militari, l’ambiente di lavoro e le aree rurali. Ma è altrettanto importante che la luce della fede giunga in luoghi travagliati come orfanotrofi, ospedali, periferie, zone di guerra, prigioni, comunità di recupero e quartieri a luci rosse.
Se da una parte la Chiesa viene già a incontrarci attraverso le numerose sue scuole e università sparse in tutto il mondo, vorremmo vederla qui ancora più presente e efficace. Le risorse non sono mai sprecate se investite in questa area, in quanto è proprio qui dove molti giovani trascorrono la maggior parte del loro tempo, coinvolgendosi con persone provenienti da varie provenienze socio-economiche. Molti di noi sono già fedeli membri di comunità parrocchiali o membri di varie istituzioni, associazioni e organizzazioni all’interno della Chiesa. Supportare chi è già impegnato in questi contesti è un imperativo della comunità ecclesiale, in modo che costoro siano rafforzati e ispirati nella loro missione di evangelizzazione del mondo.
Allo stesso modo dei vari luoghi fisici in cui può essere incontrata, la Chiesa deve prendere in considerazione il mondo digitale. Auspichiamo una Chiesa accessibile attraverso i social media e i vari spazi virtuali, cosi da poter offrire una informazione più fruibile ed efficace sulla Chiesa e sui suoi insegnamenti per poter contribuire alla formazione del giovane.
In breve, vorremo essere incontrati dove siamo — intellettualmente, emotivamente, spiritualmente, socialmente e fisicamente.
(14) Le iniziative da rafforzare
Bramiamo esperienze che possano accrescere la nostra relazione con Gesù nel mondo reale, iniziative efficaci ci offrono un’esperienza di Dio. Per questo apprezziamo particolarmente le esperienze che ci permettono di comprendere i Sacramenti, la preghiera e la liturgia, al fine di poter condividere e difendere la nostra fede nel mondo. I Sacramenti hanno un forte valore per noi e perciò vogliamo sviluppare un più profondo senso di ciò che significano nelle nostre vite. Ciò vale per la preparazione al matrimonio, per il sacramento della riconciliazione, la preparazione al battesimo dei bambini, etc. A causa della mancanza di una chiara ed attraente presentazione di ciò che i Sacramenti veramente offrono, alcuni di noi li ricevono senza tuttavia valorizzarli adeguatamente.
Alcune iniziative feconde sono: eventi come la Giornata Mondiale della Gioventù, corsi e programmi che forniscono risposte e formazione (specialmente per coloro che sono nuovi alla fede), pastorale sociale, catechismo per i giovani, ritiri nei fine settimana ed esercizi spirituali, eventi di stampo carismatico, cori e gruppi di preghiera, pellegrinaggi, iniziative sportive cristiane, gruppi giovanili parrocchiali e diocesani, gruppi di studio della Scrittura, gruppi cristiani universitari, app riguardanti la fede, e l’immensa varietà di movimenti e associazioni all’interno della Chiesa.
Ci piacciono gli eventi su larga scala, ma non necessariamente devono avere tutti la medesima estensione. Anche piccoli gruppi locali dove possiamo esprimere i nostri interrogativi e condividere la fraternità cristiana sono di primaria importanza nel conservare la fede. Questi piccoli eventi nei vari contesti sociali hanno la capacità di colmare il divario tra gli eventi di grande scala nella Chiesa e la dimensione parrocchiale. Incontrarsi in queste modalità è inoltre molto importante in paesi dove i cristiani sono poco accettati.
La dimensione sociale e spirituale delle iniziative della Chiesa possono completarsi l’un l’altra. Si nota inoltre un desiderio di uscita verso il sociale e di evangelizzazione nei confronti di coloro che lottano contro la malattia e le dipendenze, e allo stesso tempo entrando in dialogo con persone appartenenti alle diverse tradizioni religiose e culturali e ai vari contesti socioeconomici. La Chiesa dovrebbe rafforzare iniziative volte a combattere la tratta degli esseri umani e la migrazione forzata, così come il narcotraffico, tema urgente particolarmente in Sud America.
(15) Gli strumenti da utilizzare
La Chiesa deve adottare un linguaggio in grado di relazionarsi con gli usi e i costumi dei giovani, in modo che tutti possano avere l’opportunità di ascoltare il messaggio del Vangelo. Siamo molto entusiasti della varietà delle espressioni della Chiesa. Alcuni di noi vivono il “fuoco” degli odierni movimenti carismatici che sottolineano l’azione dello Spirito Santo; altri sono invece attratti dal silenzio, la meditazione e le tradizioni liturgiche. Tutto ciò è utile, in quanto è di aiuto per pregare in molti modi diversi. Al di fuori della Chiesa, molti giovani vivono una spiritualità combattuta, ma la Chiesa potrebbe relazionarsi con loro attraverso strumenti adeguati.
• Multimedia — Internet offre alla Chiesa un’opportunità mai vista nell’evangelizzazione, specialmente attraverso i social media e i contenuti multimediali online. Essendo giovani, siamo nativi digitali in grado di guidare questa strada. È inoltre un luogo dove poter relazionarsi con chi proviene da una tradizione religiosa differente, o con chi non ne ha una. La serie di video di Papa Francesco è un buon esempio di come internet possa esprimere un potenziale di evangelizzazione.
• Anni sabbatici — Periodi di tempo spesi in servizio con movimenti e associazioni caritatevoli danno ai giovani un’esperienza di missione e uno spazio dove praticare il discernimento. Ciò può anche creare opportunità per la Chiesa per incontrare non credenti e persone di altre tradizioni religiose nel mondo.
• Arte e bellezza — La bellezza è universalmente riconosciuta, e la Chiesa nel corso della sua storia ha saputo evangelizzare e rendersi presente attraverso le espressioni artistiche, come la musica, le arti figurative, l’architettura, il design, etc… I giovani rispondono con facilità e gradiscono la creatività e l’espressività.
• Adorazione, meditazione e contemplazione — apprezziamo inoltre il contrasto del silenzio che viene offerto dalla tradizione della Chiesa attraverso l’Adorazione Eucaristica e la preghiera contemplativa. Essa fornisce uno spazio lontano dal continuo brusio del moderno comunicare, ed è proprio lì dove possiamo incontrare Gesù. Il silenzio è dove possiamo ascoltare la voce di Dio e discernere la sua volontà su di noi. Inoltre, sono in molti fuori dalla Chiesa ad apprezzare la meditazione, perciò la ricca tradizione che la Chiesa ha su di essa può rappresentare un ponte verso coloro che, pur non essendo persone di fede, si riconoscono spirituali. Questo può essere controculturale, ma efficace.
• Testimonianza — Le singole storie delle persone che hanno fatto parte della Chiesa sono vie efficaci di evangelizzazione, in quanto sulle esperienze personali non si può discutere. I moderni testimoni cristiani e la testimonianza del perseguitato Medio Oriente Cristiano sono in modo particolare segni forti della pienezza di vita che si trova nella Chiesa. Le vite dei Santi sono ancora rilevanti per noi in quanto percorsi si santità e di pienezza.
• La sinodalità — Siamo stati entusiasmati nel vederci presi seriamente in considerazione dalla gerarchia ecclesiastica, e sentiamo che questo dialogo è vitale un processo vitale e fecondo tra la giovane chiesa e quella matura. Sarebbe un peccato se a questo dialogo non fosse data l’opportunità di andare avanti e crescere. Questa cultura di apertura è estremamente salutare per noi.
All’inizio di questa Riunione pre-sinodale, in spirito di dialogo, Papa Francesco ha presentato questo versetto della Bibbia: “Dopo questo, io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani sogneranno, i vostri giovani avranno visioni.” (Gioele 3,1).

domenica 18 marzo 2018


DI NOME: GIUSEPPE 
DI COGNOME: SANTO
di Tìndara Rasi
Copyright © Tindara Rasi


Copyright © Tindara Rasi


La parrocchia del San Giuseppe di via Sauro compie 80 anni dalla data della sua costituzione. Fu la prima parrocchia istituita oltre il centro cittadino, nel 1938. Di stile neoromanico, con rosone, colonne, mura in mattoni rossi, e bifore tipiche dello stile in questione per illuminare le tre navate, venne progettata da Ernesto Ganelli negli anni '30 (assieme a molte altre costruzioni religiose che l'ingegniere eresse in quegli stessi anni nella provincia), per ricordare gli ottocento anni dalla elezione, voluta nel 1138 da papa Innocenzo II, di Grosseto come "città" (in precedenza aveva per titolo solo "borgo" di Roselle). Venne ufficialmente consacrata nel 1940. Nella chiesa, all'entrata sopra l'acquasantiera di destra, vi è affissa una lapide che ricorda il passaggio appunto di Innocenzo II qualche anno prima, nel 1133, a Grosseto, accompagnato da San Norberto di Magdeburgo e San Bernardo di Chiaravalle: il papa si accorse in tale occasione che Roselle, sede anche della diocesi, a quel tempo, risultava ormai in decadenza, mentre invece Grosseto rifioriva, e questo lo convinse a modificarne la titolatura con l'invio da Roma nel 1138 del documento "Sacrosanta Romana Ecclesia". A Grosseto, inoltre, proprio il 19 marzo 1133, mentre sostava in città, scrisse anche la bolla che sancì la pace tra pisani e genovesi, la "Iustus Dominus". Ecco perchè, per commemorare questo evento, si decise di ereggere una chiesa dedicata proprio allo sposo di Maria, che la liturgia ricorda appunto il 19 marzo.
Quest'anno, in occasione della festa patronale, il vescovo Rodolfo Cetoloni ha officiato la Messa delle ore 18, benedicendo la comunità che ne fa parte. Negli anni, la parrocchia, con l'ausilio di una motoApe, ha effettuato anche la processione per le vie cittadine, poichè la statua, targata "Famiglia Turi Carlo", risulta pesante nel trasporto a mano. In tali occasioni, sono stati allestiti dei luoghi di sosta dai vari parrocchiani, e stese dalle ringhiere immagini, tovaglie e copriletti ricamati. Stavolta invece l'ottuagenario giocondo che una parrocchia sente e vive, si è festeggiato, come già in altre occasioni precedenti, rimanendo nella chiesa addobbata. Genitore putativo di Gesù e sposo di Maria, donna giovane, moglie amata e madre amorevole, Giuseppe è oggetto di devozione e consegna di ex-voto in tutta la terra. Uomo giusto, al bivio più importante della sua vita, grazie ad un sogno che gli suggerì un consiglio amoroso ad hoc, scelse da che parte stare, meritando di essere nominato, di diritto, nelle cronache evangeliche e di essere venerato come santo, con tanto di iconografia specifica come il giglio di purezza, il mantello marrone, il bastone fiorito. Nel passo evangelico di Giovanni 1,45 si legge la sua paternità: "Gesù, (era) figlio di Giuseppe, di Nazaret". Il suo culto fu esteso e diffuso dall'Ordine dei Carmelitani Scalzi e OCDS, e dalla stessa Santa Teresa d'Avila che li fondò. In Spagna, patria carmelitana per eccellenza, è tutt'ora giorno festivo, come lo era in Italia fino al 1977. Giovanni XII nel 1962 inserì il nome Giuseppe nel Canone Romano, mentre Papa Francesco, nel 2013, ha stabilito che questo nome fosse invocato dopo la Vergine Maria, nelle preghiere eucaristiche. È il secondo Santo dopo Maria, ed è patrono della chiesa universale per volere di Pio IX dall'8 dicembre 1870. Gli ortodossi lo venerano con particolare sentimento e recitano l'Inno Akathistos a lui rivolto. La devozione grossetana non ha particolari manifestazioni folcloristiche e liturgiche, tranne che per i falò della "Torciata di San Giuseppe" la notte del 18-19 a Pitigliano, mentre per esempio tra i siciliani si usa far litaniare le "tredici verginelle" e cucinare frittelle per allestire le meravigliose "tavole di San Giuseppe", così come in molte altre parti d'Italia si festeggia solennemente e pittorescamente la sua festa. Al Trionfale a Roma, il 19 marzo suona in concerto la banda musicale della Gendarmeria Vaticana. Nello scritto apocrifo "Storia di Giuseppe il falegname" si narra il transito di San Giuseppe avvenuto il 20 luglio, festa di Sant'Elia, all'età di 111 anni, dopo aver formulato una preghiera per la buona morte che i giuseppiniani recitano ancora per gli agonizzanti in letto di morte.

Copyright © Tindara Rasi

....Ti prego, per la vocazione del mio sposo, oh santo sognatore e tenero padre....