domenica 26 novembre 2017


PATTERN: LA DIDATTICA RICORSIVA
Repetita iuvant


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La didattica ricorsiva fa proprio il ciclo ripetitivo, sempre più ampliato, di stessi concetti- chiave o nuclei tematici. Partendo da uno sfondo integratore unitario, si procede alla riutilizzazione e ripresentazione in chiave sempre più potenziata e rafforzata, di una parola, di una frase, di un concetto, di un’idea, come in una sorta di riflesso infinito o di spirale ricorsiva.
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In un continuo “corri e ricorri”, si impara più velocemente e si ricorda più facilmente. La ricorsione didattica agevola dunque gli apprendimenti e nel contempo rende più simpatica e accattivante una lezione 

didattica. Nella scuola dell’infanzia esistono autosimilarità già note ed usate, come nella filastrocca con ricorsione semantica “C’era una volta un re”, nella quale si ricorre ciclicamente allo stesso concetto; o quella della canzone con ricorsione sintattica “Alla fiera dell’Est” di Branduardi, nella quale si ripresenta la stessa frase iniziale ampliata poi dei vari passaggi semantici ripetuti e sintetizzati in un parola (acqua, fuoco, bastone, cane…). Ma anche il ripetere ciclicamente i passaggi stagionali o riproporre attività già effettuate qualche tempo prima o un anno prima, per completare un progetto avviato ma non concluso, sono ricorsi che si rispecchiano in questa modalità didattica innovativa nella definizione sebbene in nuce già ampiamente adottata da ogni insegnante.
Sono svariati i campi nei quali la ricorsione viene usata, ed è da questi campi che prende spunto la didattica ricorsiva in ambito scolastico.

A livello linguistico, poetico e letterario, il ricorrere di termini aiuta a creare testi coesi, rime, consonanze e dissonanze, allitterazioni con l’uso di una stessa consonante più volte.
Se una parola viene ripetuta all’inizio della frase, sempre la stessa, si parla di anafora. Un esempio di anafora è quello dato da Gianni Rodari nella poesia “Giovannino Perdigiorno”:
Se si ripete una parola alla fine della frase, si parla invece di epifora, come nella canzone “Oh quante belle figlie, Madama Dorè”.
L’epanalessi è la ripetizione di una stessa frase, due volte consecutivamente come un rafforzativo. Per esempio quando si dice: “Piano piano, piano piano”.
L’anadiplosi è la ripetizione di una parola tra la fine di una frase e l’inizio della successiva.

A livello grafico, si ricorda la famosa opera “Mani che disegnano” realizzata nel 1948 da Maurits Cornelis Escher. In essa, due mani sembra che disegnino se stesse, secondo il cosiddetto “effetto Droste”, molto usato anche nell’antichità e nella grafica computerizzata moderna.
Anche i mosaici moreschi dell’Alhambra di stile nazarì, sono ripetizioni grafiche di uno stesso disegno, con colori, linee e forme che si rimandano e si richiamano continuamente.

Altro esempio sono i mandala buddisti. In questo caso si tratta di forme geometriche che ricorrono in tondo ingrandendo o diminuendo il loro volume, oppure di altri disegni e schemi che si ripetono con armonia, in successione.

Lo Spirograph permette di realizzare, tramite tondi dentellati, cerchi e curve in una trama sempre più intersecata e fitta, come nelle intersecazioni ed elaborazioni di concetti, che giungono poi, da uno stadio di iniziale separazione e confusione caotica, ad un insieme graficamente unitario e omogeneo. Tramite le rullette delle epicicloipi e le curve ipotrocoidi, si formano infatti composizioni diverse in base ai cerchi dello Spirograph usato, ma tendenzialmente rituali e composte, fino alla formazione di prodotti grafici molto elaborati e di effetto visivo gradevole.
La stessa cosa avviene con la ripetizione di un concetto, magari trasferito in un altro campo di esperienza o in un’altra disciplina, funzionando da trait-d’iunion e incasellando i saperi in un insieme significativo.

La natura ha esempi illustri di ricorsioni, studiati da matematici illustri come Fibronacci. Si parla di armonia dell’universo, di spirali auree. Gli uragani, alcune forme di fiori con la loro disposizione di petali, le conchiglie del Nautilus, il volo a freccia degli uccelli o a spirale dei rapaci, la forma dei broccoli romaneschi, sono esempi naturali conosciuti.

Gli studi dei frattali e oggi il pensiero computazionale, hanno portato ad una visualizzazione grafica e concettuale di tali schemi logici. Si veda ad esempio la felce frattale di Barnsley, il fiocco di neve di Koch, la spugna di Menger, la curva di Peano, la polvere di Cantor, il triangolo di Sierpiński e il tappeto di Sierpiński, l’autosimilarità nell’insieme di Mandelbrot, l’albero realizzato con Scratch.
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La didattica ricorsiva fa propria questa branca di studi, per rendere meno incasellate le conoscenze e collegarle tra loro. Ripetere gli stessi concetti, le stesse routine mattutine con gli alunni dell’infanzia, serve a fornire sicurezza dal punto di vista emotivo e relazionale, capacità mnemonica, rafforzamento di concetti, e funge da ironica ricapitolazione generale nelle autovalutazioni.
Si tratta di una metodologia della quale già si fa uso, senza la coscienza di applicarla realmente come strategia didattica effettiva e con consapevolezza educativa mirata all’apprendimento. In realtà l’appello la mattina o il cartellone del tempo, il circle-time delle emozioni, lo storytelling dei vissuti esperienziali in un dato momento delle attività curricolari, adottano una strategia ricorsiva ritmata e rituale. Lo stesso procedimento si effettua nel far imparare filastrocche, canzoncine, poesie in rima, dal punto di vista linguistico. Ma altrettanta esplicitazione può essere posta nelle attività di apprendimento progettuali, le quali possono essere proposte col ricorrere a ripetizioni linguistiche o a ripetizioni di giochi o di attività in modo volutamente intenzionale.
Questa modalità didattica è stata sistematizzata e definita solo ultimamente, in seguito agli studi di retorica e narratologia commisti al pensiero computazionale di recente introduzione in ambito scolastico.

Articolo, attività didattica, foto,  e ideazione della tematica trattata sono soggetti a Copyright © Tìndara Rasi

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