martedì 11 luglio 2017






Alla scoperta di Santi e di musica doc

di Tìndara Rasi

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Santa Rita da Cascia

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San Giuseppe da Leonessa

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Organo a Subiaco

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San Francesco

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San Tommaso D'Aquino

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San Benedetto- Montecassino

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Copyright © Il “Placito di Capua” è il primo scritto in Italiano Volgare. Vi è scritto: 
“Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte sancti Benedicti” (960 d.C.)


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Santa Scolastica

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San Benedetto


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Nel IV secolo a "Sub lacus" (Subiaco) nel Lazio andò ad abitare un uomo di nome Benedetto. Aveva scelto di fare vita da eremita e grazie all'aiuto di un monaco, Romano, era riuscito a scovare una caverna adatta a sè e a stabilirsi proprio lì, dopo essere andato via da Norcia (Umbria), suo paese natale, come facevano gli antichi eremiti nelle "lavre" del Medio Oriente e dell'Africa del Nord.
Per qualche anno Benedetto visse in pace e tranquillità nello "speco" fra quei sassi, pieno di fervore religioso.
Un giorno però il capo dei monaci di una località lì vicina, tal padre Adeodato, morì. I monaci, conoscendo le grandi virtù di Benedetto, gli chiesero di diventare il loro superiore al posto di Adeodato. Benedetto acconsentì. Ma non venne accolto da tutti con entusiasmo ed incontrò qualche difficoltà, tanto che alcuni di loro tentarono di ucciderlo portandogli da bere una coppa di vino avvelenata. Riuscì comunque a salvarsi e a fondare dodici piccoli monasteri, nei quali iniziò a svolgere l'attività di insegnamento religioso.

LA SACRA REGOLA
Benedetto aveva una sorella che si chiamava Scolastica. Fu la sua prima scolaretta, alla scuola del monachesimo benedettino. Suo fratello tracciò infatti una regola di 73 capitoli per i monaci suoi seguaci, detta "Regola di San Benedetto", conservata adesso nella biblioteca dell'Abbazia di San Gallo. Non si trattava di "regole", "divieti" e "imposizioni", ma di un progetto, di una procedura di vita personale che chiunque poteva mettere in pratica, seguendo gli insegnamenti di Gesù, sulla scia di tante altre regole scritte in precedenza in epoca monastica, soprattutto di quella di Cesario di Arles e dell'abate Eugipio intitolata "Vita di San Severino". La sorella fu una delle prime persone a rispettare tali principi.

ORA ET LABORA
Per Benedetto, semplicemente, era importante lavorare e pregare Dio, e i due aspetti non si escludevano l'uno dall'altro. Vivere la vita quotidiana, ma orientata a Dio, era il cardine del suo insegnamento. "Ora et labora", diceva in latino. Come a dire che qualunque cosa si fa, può essere un gesto fatto pensando e ringraziando il Signore. La spiritualità non è solo di chi vive nei monasteri o nei conventi, ma è accessibile a tutti, anche ai laici che svolgono lavori manuali; così come i monaci non devono dedicarsi soltanto alle lectio divine o alle orazioni, ma devono equilibrare la loro devozione con i lavori manuali, funzionali a rendere un monastero "autosufficiente" e altrettanto graditi a Dio. Per San Benedetto, infatti, le "artis diversae" hanno la stessa dignità ascetica delle arti nobili della lettura, della preghiera, della scrittura.


LA MEDAGLIA
Una medaglia famosa è la "medaglia di San Benedetto", nella quale c'è rappresentato lui che tiene in mano la "Regola" e una coppa di vino avvelenato, ricordo di quando i suoi confratelli tentarono di avvelenarlo, senza però riuscirvi. La medaglia è un segno religioso che tiene lontano dai pericoli chi la indossa, come accadde a lui, vivo nonostante quell'attentato alla sua vita. Nella stessa medaglia si legge la parola "pax", che è il tema dei benedettini e che vuol dire: "Pace". San Benedetto lavorò molto per la pace tra i popoli. La formula intera recita così:

ⒸⓈⓅⒷ 
Crux Sancti Patris Benedicti
(Croce del Santo Padre Benedetto)
C.S.S.M.L. 

Crux Sacra Sit Mihi Lux
(La Santa Croce sia la mia luce)
N.D.S.M.D 

Non Draco Sit Mihi Dux
(Non sia il demonio - drago -mio condottiero)
V.D.S 

Vade Retro Satana 
(Vattene, fatti indietro, Satana)
N.S.M.V.

Numquam Suade Mibi Vana 
(Non mi attirare alle vanità)
S.M.Q.L. 

Sunt Mala Quae Libas 
(Sono mali le tue bevande)
I.V.B 

Ipse Venena Bibas 
(Bevi tu stesso il tuo veleno)

Era da poco crollato l'Impero Romano d'Occidente (476) e la sua spiritualità funzionò da collante per l'unificazione tra le tante etnie che lo caratterizzavano. Ecco perchè San Benedetto assieme a Cirillo e Metodio, Santa Brigida, Santa Caterina da Siena, Santa Teresa Benedetta della Croce (EdithStein), è "patrono d'Europa".

LE ATTIVITA' E LA SCUOLA
Un'altra frase importante per San Benedetto era: "Nihil Operi Dei praeponatur" (niente venga anteposto all'opera di Dio" - Regola di San Benedetto 43,3). Anche quando si occupavano di "sciptorium", cioè il copiare in bella calligrafia nel "beneventano" (la scrittura grafica inventata dai suoi monaci) e illustrare con le miniature i grandi libri "amanuensi", i religiosi che si rifacevano alla sua regola, tenevano bene a mente questa importante frase. Lo stesso quando si occupavano di realizzare i saii e le "cocolle" di lana o nera o bianca cardata che indossavano nel monastero.

Nelle loro scuole potevano accedere anche i laici, non solo i monaci. Generalmente si studiavano le materie del "trivio" prima (grammatica, dialettica per ragionare bene e retorica per parlare correttamente), e del "quadrivio" dopo (aritmetica, geometria, musica e astronomia). Tutte e sette venivano dette "arti liberali", assieme allo studio del diritto, della teologia e della medicina. La musica, soprattutto, rivestì per loro grande importanza, tanto che valorizzarono il canto gregoriano, monodico, cioè senza strumenti, conservandolo e tramandandolo con le ricopiature degli spartiti nelle loro biblioteche, fino ad oggi. Il canto in coro era il primo dei servizi divini, l'impegno delle preghiera comune volta a Dio appena svegli, definito da San Benedetto vero "opus dei".

LA DIFFUSIONE DEI BENEDETTINI
La sorella Scolastica divenne monaca benedettina del ramo femminile, al suo seguito. Una volta all'anno si incontravano, parlando delle "cose del cielo", fino a quando lei morì e fu seppellita a Montecassino, dove anche Benedetto troverà collocazione. Ma oggi vi sono tante altre congregazioni religiose che si rifanno a San Benedetto: la Cassinese, la Olivetana, la Vallombrosana, la Camaldolese, i celestini, i silvestrini, i trappisti, e poi molte altre congregazioni sparse in tutto il mondo. La loro diffusione non fu dovuta a strategie di potere, perchè San Benedetto diceva che si deve cercare di "farsi amare, più che temere".
La festa di San Benedetto coincideva un tempo con l'equinozio di primavera, il 21 marzo, data della sua morte, ma fu poi spostata all'11 luglio. La chiesa ortodossa lo festeggia invece il 14 marzo.

IL CAMMINO DI SAN BENEDETTO
Il cammino di San Benedetto, istituito e mappato negli ultimi anni, parte da Norcia, per passare a Subiaco e giungere a Montecassino. Nel percorso, altri santi vengono incrociati: Santa Rita da Cascia, San Giuseppe da Leonessa, San Tommaso d'Aquino, ma anche a Rieti e a Poggio Bustone, San Francesco (nelle grotte di Subiaco troviamo anche il suo quadro-ritratto che si ritiene riproduca fedelmente le sue fattezze).
E un'altro aspetto accompagna il viaggiatore che si accinge a compiere il Cammino di San Benedetto, sia che viaggi a piedi, o in bicicletta o in camper: la musica.  La sorpresa carica di emozioni dei petali rosa nei "Giardini di Marzo" a Poggio Bustone, luogo di Lucio Battisti; la musica vera e quella delle cascate all'Isola di Liri, "città della musica"; il gregoriano solenne a Subiaco, poi nell'Abbazia di Casamari e infine nella stessa Montecassino (che unisce la tecnologia alla rinascita del canto gregoriano). Partendo da Norcia in Settimana Santa, si giunge all'Abbazia di Montecassino esattamente per il giorno di Pasqua, la cui Messa solenne con benedizione papale, è accompagnata proprio dai canti gregoriani.


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Copyright © - foto e articolo non riproducibili senza autorizzazione dell'autrice in oggetto Tindara Rasi



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