PATTERN: LA
DIDATTICA RICORSIVA
Repetita
iuvant
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La didattica ricorsiva fa proprio il ciclo ripetitivo, sempre più
ampliato, di stessi concetti- chiave o nuclei tematici. Partendo da
uno sfondo integratore unitario, si procede alla riutilizzazione e
ripresentazione in chiave sempre più potenziata e rafforzata, di una
parola, di una frase, di un concetto, di un’idea, come in una sorta
di riflesso infinito o di spirale ricorsiva.
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In un continuo “corri
e ricorri”, si impara più velocemente e si ricorda più
facilmente. La ricorsione didattica agevola dunque gli apprendimenti
e nel contempo rende più simpatica e accattivante una lezione
didattica. Nella scuola dell’infanzia esistono autosimilarità già note ed usate, come nella filastrocca con ricorsione semantica “C’era una volta un re”, nella quale si ricorre ciclicamente allo stesso concetto; o quella della canzone con ricorsione sintattica “Alla fiera dell’Est” di Branduardi, nella quale si ripresenta la stessa frase iniziale ampliata poi dei vari passaggi semantici ripetuti e sintetizzati in un parola (acqua, fuoco, bastone, cane…). Ma anche il ripetere ciclicamente i passaggi stagionali o riproporre attività già effettuate qualche tempo prima o un anno prima, per completare un progetto avviato ma non concluso, sono ricorsi che si rispecchiano in questa modalità didattica innovativa nella definizione sebbene in nuce già ampiamente adottata da ogni insegnante.
Sono svariati i campi nei quali la ricorsione viene usata, ed è da
questi campi che prende spunto la didattica ricorsiva in ambito
scolastico.
A livello linguistico, poetico e letterario, il ricorrere di
termini aiuta a creare testi coesi, rime, consonanze e dissonanze,
allitterazioni con l’uso di una stessa consonante più volte.
Se una parola viene ripetuta all’inizio della frase, sempre la
stessa, si parla di anafora. Un esempio di anafora è quello dato da
Gianni Rodari nella poesia “Giovannino Perdigiorno”:
Se si ripete una parola alla fine della frase, si
parla invece di epifora, come nella canzone “Oh
quante belle figlie, Madama Dorè”.
L’epanalessi è la ripetizione di una stessa frase, due volte
consecutivamente come un rafforzativo. Per esempio quando si dice:
“Piano piano, piano piano”.
L’anadiplosi è la ripetizione di una parola tra la fine di una
frase e l’inizio della successiva.
A
livello grafico, si ricorda la
famosa opera “Mani che disegnano” realizzata nel 1948 da Maurits
Cornelis Escher. In essa, due mani sembra che disegnino se stesse,
secondo il cosiddetto
“effetto Droste”, molto usato anche nell’antichità e nella
grafica computerizzata moderna.
Anche i mosaici moreschi dell’Alhambra di stile nazarì, sono
ripetizioni grafiche di uno stesso disegno, con colori, linee e forme
che si rimandano e si richiamano continuamente.
Altro esempio sono i mandala buddisti. In questo caso si tratta di
forme geometriche che ricorrono in tondo ingrandendo o diminuendo il
loro volume, oppure di altri disegni e schemi che si ripetono con
armonia, in successione.
Lo Spirograph permette di realizzare, tramite tondi dentellati,
cerchi e curve in una trama sempre più intersecata e fitta, come
nelle intersecazioni ed elaborazioni di concetti, che giungono poi,
da uno stadio di iniziale separazione e confusione caotica, ad un
insieme graficamente unitario e omogeneo. Tramite le rullette delle
epicicloipi e le curve ipotrocoidi, si formano infatti composizioni
diverse in base ai cerchi dello Spirograph usato, ma tendenzialmente
rituali e composte, fino alla formazione di prodotti grafici molto
elaborati e di effetto visivo gradevole.
La stessa cosa avviene con la ripetizione di un concetto, magari
trasferito in un altro campo di esperienza o in un’altra
disciplina, funzionando da trait-d’iunion e incasellando i saperi in un insieme significativo.
La natura ha esempi illustri di ricorsioni, studiati da
matematici illustri come Fibronacci. Si parla di armonia
dell’universo, di spirali auree. Gli uragani, alcune forme di fiori
con la loro disposizione di petali, le conchiglie del Nautilus, il
volo a freccia degli uccelli o a spirale dei rapaci, la forma dei
broccoli romaneschi, sono esempi naturali conosciuti.
Gli
studi dei frattali e oggi il
pensiero computazionale, hanno
portato ad una visualizzazione grafica e concettuale di tali schemi
logici. Si veda ad esempio la felce frattale di Barnsley, il fiocco
di neve di Koch, la spugna di Menger, la curva di Peano, la polvere
di Cantor, il triangolo di Sierpiński
e
il
tappeto di Sierpiński,
l’autosimilarità
nell’insieme di Mandelbrot, l’albero realizzato con Scratch.
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La didattica ricorsiva fa propria questa branca di studi, per rendere
meno incasellate le conoscenze e collegarle tra loro. Ripetere gli
stessi concetti, le stesse routine mattutine con gli alunni
dell’infanzia, serve a fornire sicurezza dal punto di vista emotivo
e relazionale, capacità mnemonica, rafforzamento di concetti, e
funge da ironica ricapitolazione generale nelle autovalutazioni.
Si tratta di una metodologia della quale già si fa uso, senza la
coscienza di applicarla realmente come strategia didattica effettiva
e con consapevolezza educativa mirata all’apprendimento. In realtà
l’appello la mattina o il cartellone del tempo, il circle-time
delle emozioni, lo storytelling dei vissuti esperienziali in un dato
momento delle attività curricolari, adottano una strategia ricorsiva
ritmata e rituale. Lo stesso procedimento si effettua nel far
imparare filastrocche, canzoncine, poesie in rima, dal punto di vista
linguistico. Ma altrettanta esplicitazione può essere posta nelle
attività di apprendimento progettuali, le quali possono essere
proposte col ricorrere a ripetizioni linguistiche o a ripetizioni di
giochi o di attività in modo volutamente intenzionale.
Questa modalità didattica è stata sistematizzata e definita solo
ultimamente, in seguito agli studi di retorica e narratologia
commisti al pensiero computazionale di recente introduzione in ambito
scolastico.
Articolo, attività didattica, foto, e ideazione della tematica trattata sono soggetti a Copyright © Tìndara Rasi