domenica 20 maggio 2018

Siate profeti di unità! 

Sintesi dell'omelia di mons. Angelo Giovanni Becciu


Mons. Giovanni Angelo Becciu, Arcivescovo titolare di Roselle, Grosseto, Delegato Speciale presso il Sovrano Militare Ordine di Malta.
Il 29 giugno papa Francesco lo creerà Cardinale concedendogli la  diaconia di San Lino, e da settembre 2018 assumerà anche l'incarico di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.


«Vi auguro che la partecipazione assidua alla mensa del Risorto vi renda sempre più evangelizzatori di comunione, profeti di unità in un mondo lacerato e diviso. Sentitela come una chiamata del Signore, un invito di Colui nel quale in questi giorni "esultate, perché ha agito e manifestato la sua gloria" (cf Is 44, 23)». Così mons. Angelo Giovanni Becciu, arcivescovo sostituto della Segreteria di Stato, parla al popolo del Rinnovamento convocato a Rimini, presiedendo la Santa Messa nel giorno di apertura della Convocazione nazionale (22.04.2017).
Commentando il Vangelo del giorno, mons. Becciu si sofferma sul «pessimismo incredulo» degli apostoli che, nonostante «la desolazione abissale in cui erano caduti», non credono alla notizia della Risurrezione. «La tentazione della sfiducia - dice - può toccare anche coloro che da lungo tempo si sono messi alla sequela di Gesù». E cita Papa Francesco, che da Carpi, nell'omelia del 2 aprile, ha detto: «Di fronte ai "perché" della vita abbiamo due vie: stare a guardare malinconicamente i sepolcri di ieri e di oggi o far avvicinare Gesù ai nostri sepolcri».
«La qualità della nostra vita - continua mons. Becciu - non dipende in ultima analisi dalle circostanze a noi favorevoli o avverse. Per i discepoli del Risorto il bene della vita è rimanere col Signore della vita, il male allontanarsi da lui. Per chi ha incontrato il Risorto non c'è più notte che non sia attraversata dalla luce».
Infine, il Sostituto della Segreteria di Stato spiega che due sono le condizioni per essere buoni evangelizzatori: «non basarci sulle nostre forze per lasciarci piuttosto docilmente plasmare dallo Spirito», e portare avanti insieme l'evangelizzazione, «perché il Signore ci vuole Chiesa».
Concludendo, mons. Becciu ricorda che quella attuale è la 40ª Convocazione nazionale e che ricorre nel 50˚ della nascita del Rinnovamento nel mondo: «Da qui proseguite - dice - dalla centralità del Signore; ripartite, come il primo giorno, dall'essenzialità del Vangelo, per una missione ecclesiale che sarà tanto più fruttuosa in quanto aperta alla lode, libera da ogni autoreferenzialità e umilmente volta a costruire comunione. È la vostra missione, il carisma di chi, nello Spirito Santo, riconosce Gesù Signore della vita e, vincendo in lui le tenebre dell'incredulità, testimonia al mondo la luce dell'amore».
Lucia Romiti


Voglia dire al Santo Padre che siamo con lui!
Il saluto di Martinez a mons. Becciu
Al termine della Santa Messa, salutando mons. Becciu, Salvatore Martinez riassume i principali aspetti toccati dal Sostituto della Segreteria di Stato nella sua Omeliae sottolineala contraddizione delle «grotte oscure presenti nell'uomo, che hanno bisogno di essere visitate dallo Spirito», e al contempo il fatto che«abbiamo quasi paura di andareincontro al Risorto, a Colui che vuole vincere i nostri punti di morte». «Grazie - continua il Presidente RnS - per avercelo ricordato citando Papa Francesco, perché in fondo questa è la storia del Rinnovamento nello Spirito. Inquesti anni la nostra fede si èarricchita di quellemirabilia Dei, meraviglie del Signore, che per via sacramentale e carismatica lo Spirito continuamente ci elargisce. Quante persone, in mezzo a noi, hanno“oltrepassato il mar Mediterraneo” di tante prove, di tante sconfitte, di tante tribolazioni, e inquanti modi hanno sentito la dolce compagnia dello Spirito Santo!Di questo vogliamo fare un annuncio! Pertanto, come lei ci ha ricordato, ai due verbi dellaConvocazione -"esultate" e "giubilate" - se ne aggiunge un terzo: "andate"».
Martinez ringrazia mons. Becciu anche per aver affermato, in riferimento al tema della Convocazione, che «il popolo del Rinnovamento non si è riunito, ricordando i quarant'anni di cammino,per autocelebrarsi, ma per celebrare i prodigi e la fedeltà di Dio».«Lei - continua - ci ha detto di essere "evangelizzatori di comunione" e "profeti di unità", facendocosì eco ai due appelli di Papa Francesco allo Stadio Olimpico nel 2014 ein piazza San Pietro nel 2015, allorquando abbiamo voluto evidenziarela grazia grande dell'”ecumenismo spirituale” e dell'”ecumenismo del sangue”. Il Papa crede fortemente che il Rinnovamento carismatico, anche in chiave ecumenica, sia un segno visibile di come nello Spirito sia possibile mostrare un'unità più profonda di questo nostro mondo e, nel nome di Gesù, delle tre grandi Tradizioni cristiane».
Infine, il pensiero di Martinez va proprio a Papa Francesco: «Voglia dire al Santo Padre- chiede a mons. Becciu - che non solo gli vogliamo profondamente bene, ma siamo anche profondamente persuasi di quanto lui sia ogni giorno sfidato. La misericordia che ci chiede di portare fino alle periferie esistenziali richiede il morire e il risorgere ogni giorno, e il Santo Padre se ne fa testimone in un modo infaticabile. Siamo con lui e continuiamo a pregare per lui».
«Il più grande scandalo dei cristiani è la tristezza - replica mons. Becciu -. Se ci lasciamo prendere dallo Spirito Santo, invece, siamo felici, perché crediamo che Cristo è risorto.E quando si crede che Cristo è risorto, tutto si risolve, compresa la morte. Mi piace - conclude parlando al popolo del Rinnovamento - sentirci uniti in questo desiderio, nella testimonianza di essere annunciatori della risurrezione di Gesù e speranza per il mondo».
Lucia Romiti

lunedì 7 maggio 2018

L'AUTISTA DI DON ZENO
Copyright © Tindara Rasi

Il mio ricordo di Virgilio Angelo Galli è quello di un "laureato" con la tesi in mano, tremante e commosso mentre gli faccio una fotografia per gli annali universitari. Anziano, commosso di avercela fatta come studente, mi aveva presa in simpatia e alla fine del suo percorso universitario era a me che aveva lasciato fare le foto, a me (e non solo) che aveva consegnato la sua copia della tesi, a me che aveva invitato a casa sua regalandomi libri per studiare meglio l'ebraico, lingua che lui conosceva benissimo mentre io annaspavo. Quei libri non li usava più, ma a me, studentessa di teologia, potevano certamente servire. Me li diede, e me ne diede altri suoi, scritti da lui sul venerabile Giovanni Niccolucci e su don Zeno Saltini ("Qualcosa del padre", Edizioni Cantagalli, Siena), con tanto di annotazioni e di correzioni. Alcuni di quelli me li inoltrò direttamente a casa, scomodando comandanti di caserma e agenti, pur di farmi arrivare sano e salvo il "malloppo" dei suoi preziosi scritti, comprensivo di foto, lettere e ricordi personali che conservo sempre con amore, busta controfirmata compresa, fotocopia della sua "laurea" compresa.
Siamo stati alunni colleghi universitari, Virgilio ed io.
Posso dire di aver conosciuto un uomo, una persona, bella di Nomadelfia... che era Nomadelfia... e che era stato unito al fondatore carismatico di quella città della fraternità presentandomi questo personaggio come si fa con gli scolaretti analfabeti, visto che io ignoravo chi fosse don Zeno.
Virgilio era anzianissimo.
Io trentenne.
La bellezza e testimonianza divina di una persona, sta tutta in questa scena: noi due a casa sua e, mentre sua moglie Anna Maria (una mamma di Nomadelfia) porge un caffè a me e mio marito, Virgilio acconsente a farsi l'ennesima foto con me e poi mi apre il suo scrittoio e mi illustra infinitamente, tenacemente, i suoi documenti.
Ho "conosciuto" così don Zeno Saltini fondatore di Nomadelfia: per bocca di Virgilio Angelo Galli, il suo autista personale.
Non essendo io originaria della Toscana, non ne avevo mai sentito parlare: ne rimasi affascinata. Don Zeno... un uomo, un sacerdote, fatto fuori dalla stessa sua Chiesa che doveva rappresentare Cristo e il suo Amore accogliendolo come "Santo" sin da allora, ma che non lo fece affatto... Sono stata più volte a Nomadelfia, per incontri diocesani, ma anche in veste privata per colloqui privati con i postulatori della causa di beatificazione del fondatore. Lì è iniziata una mia vicenda familiare, lì si è arenata. Don Zeno, se fosse stato vivo, non avrebbe approvato ciò che accadde a noi. Tuttavia, ho librini per bambini fatti dagli stessi bambini di Nomadelfia, ho videocassette che ora, con i moderni sistemi non posso più vedere in uno schermo, ho materiali e ricordi. Uno su tutte, uno struzzo a bordo strada, in una delle zone aperte di Nomadelfia, con mia figlia maggiore allora in passeggino, incuriosita e spaventata. Avvicinandoci alla rete, lo struzzo, un animale che io non avevo mai visto prima in vita mia, quasi ci assalì. Ma l'esoticità di questo animale, non allontanò da noi la ricerca dell'aurea nomadelfa e della santificazione nel "martirio" di famiglia.
Don Zeno.... Lo inserirò con il titolo di "Venerabile" in un mio prossimo libro? Io spero di poterlo inserire col titolo di "Beato" o "Santo", invece. Quel prete utopico e sovversivo, per me rimarrà il "Martire intra ecclesia", martirizzato non da atei, non da altri credi, non da altri nemici, ma dalla chiesa cattolica cristiana romana stessa. Una chiesa che ha faticato a riconoscere in lui Cristo, e che forse ora, a lunga distanza, chiede "perdono", in quanto Chiesa di Cristo, per non aver accolto il suo "profeta in patria" a tempo opportuno.
Come don Zeno, esistono anche tanti cristiani e credenti di oggi, che nella quotidianità attuale vivono gli stessi "allontanamenti" e le stesse "esclusioni" da parte di chi in chiesa ha perso la radicalità dell'UT UNUM SINT. Nessun processo di beatificazione in atto, per loro.
E tuttavia, il cammino di santificazione è un invito a tutti noi. Dalla chiesa militante, imperfetta e talvolta non lungimirante, alla chiesa trionfante, tra le braccia di Dio. Ogni essere umano ha questo sogno inscritto nel cuore. Essere un Santo di Dio.
Don Zeno per me lo è già.
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domenica 6 maggio 2018


DELLA SANTITA'

BASTA CONTARE PER LUI

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"[Gesù] è l'unico maestro che deve insegnarci, l'unico Signore da cui dobbiamo dipendere, l'unico capo al quale essere uniti, l'unico modello al quale conformarci, l'unico medico che deve guarirci, l'unico pastore che deve nutrirci, l'unica via che deve condurci, l'unica verità che dobbiamo credere, l'unica vita che deve vivificarci e l'unico tutto in ogni cosa che deve bastarci."

San Luigi Maria Grignion de Montfort



"Raggiungere la santità significa procedere attraverso l’intrico delle interiori e spesso sconosciute deformazioni personali. Lavoro faticoso, non conosciuto da altri che da Dio, lavoro di discesa nei propri personali inferi, perché l’Uomo vero risorga in ognuno. Chi sente l’appello a quell’aggiunta di apertura all’essere che è la santità, deve inoltrarsi per la via della sua personale liberazione, con generosità, senza speranza o desiderio di premio alcuno, al fine di giungere alla perfetta statura di Cristo: l’Uomo vero. Il premio è insito nel compimento perfetto dell’opera, nella libertà sconfinata e consapevole dei Figli di Dio che, partecipando all’esistenza, se ne sentono indipendenti, che, di fronte a tutte le sollecitazioni di intrupparsi sotto qualche vessillo, rimangono se stessi, liberi da ogni richiamo idolatrico."

Giovanni Vannucci



Copyright © Tindara Rasi
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"E non dite: non è per me. Sapete bene che il Signore si serve di vecchie ciabatte per farne calzari di arcangeli, e usa vecchi stracci di cucina per farne tovaglie di altare."

Don Tonino Bello

CHIESA MILITANTE, PAZIENTE, TRINFANTE

Leggendo la "Gaudete et Exultate", 19 marzo 2018, di papa Francesco

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15. Nella Chiesa, santa e composta da peccatori, troverai tutto ciò di cui hai bisogno per crescere verso la santità. Il Signore l’ha colmata di doni con la Parola, i Sacramenti, i santuari, la vita delle comunità, la testimonianza dei santi, e una multiforme bellezza che procede dall’amore del Signore, «come una sposa si adorna di gioielli» (Is 61,10).

37. Grazie a Dio, lungo la storia della Chiesa è risultato molto chiaro che ciò che misura la perfezione delle persone è il loro grado di carità, non la quantità di dati e conoscenze che possono accumulare.


58. Molte volte, contro l’impulso dello Spirito, la vita della Chiesa si trasforma in un pezzo da museo o in un possesso di pochi.

141. La santificazione è un cammino comunitario, da fare a due a due. Così lo rispecchiano alcune comunità sante. In varie occasioni la Chiesa ha canonizzato intere comunità che hanno vissuto eroicamente il Vangelo o che hanno offerto a Dio la vita di tutti i loro membri.

177. Spero che queste pagine siano utili perché tutta la Chiesa si dedichi a promuovere il desiderio della santità. Chiediamo che lo Spirito Santo infonda in noi un intenso desiderio di essere santi per la maggior gloria di Dio e incoraggiamoci a vicenda in questo proposito. Così condivideremo una felicità che il mondo non ci potrà togliere.

sabato 5 maggio 2018





Sarei stata lieta di poter dare il mio contributo.

...pazienza...