IL
PARROCO DON JOSE' SALUTA LA MAREMMA
- σε ευχαριστώ, don Josè -
Dopo
38 anni in Italia e 31 di servizio in Maremma, don Josè Refugio De
La Torre Paredes lascia la Maremma per rientrare nella sua terra di
origine, a Querétaro, in Messico. Parroco da 45 anni, ha servito la diocesi di
Grosseto nelle parrocchie di San Giuseppe Cottolengo, Istia, Buriano,
ancora al Cottolengo dal 1999 al 2003 e infine a Rispescia, dove
ininterrottamente per 15 anni, ha svolto la sua attività
ministeriale presso la chiesa di Santa Maria Goretti. Trentuno anni
di servizio come sacerdote nella terra di Maremma, e altrettanti come
insegnante di scuola di teologia tra Grosseto, Pisa e Piombino. La
sua vocazione ha radici nella sua stessa famiglia: la madre Maria,
che adesso ha 91 anni, era ed è, pia e devota. Lui stesso precisa:
"Non bigotta,
ma devota;
e c'è una bella differenza. È sempre stata, inoltre, severa,
precisa, chiara nelle cose: comportamenti essenziali, per poter
governare una famiglia di dieci figli. Anche se ci sono parenti
presenti, lei interrompe le chiacchiere per iniziare il rosario,
quando è l'ora. Scandisce con il giusto rigore ogni cosa da fare".
Il
padre era un tenente colonnello della gendarmeria. Josè, nato nel '45, lo ha seguito con tutta
la famiglia nei suoi numerosi spostamenti. Tutti i ragazzi, in
famiglia, hanno ricevuto però una educazione religiosa formante,
studiando nei seminari vari al suo seguito. Josè ha iniziato
persino a "prestare il servizio", cioè a fare il
chierichetto in una parrocchia della zona di Guadalajara.
Nel
'56-'57 la famiglia dovette trasferisri a Città del Messico. Il suo
interesse religioso crebbe. Il prete che lo guidava, andò da suo
padre a intercedere per fargli intraprendere gli studi religiosi. Il
padre acconsentì, dicendogli soltanto: "Diventare prete è una
cosa seria, o lo fai bene o è meglio che tu lasci perdere. Però,
comunque vadano le cose, ricordati che questa è sempre casa tua."
La
Congregazione dei Chierici Regolari Somaschi (C.R.S.), fondata in
Italia da San Girolamo Emiliani nello stesso anno dei Gesuiti, nel
1534, era approdata a El Salvador solo nel 1921, diffondendosi poi in
tutta l'America Latina: i maggiori formatori restavano dunque gli
italiani, piemontesi e lombardi in
primis.
Con loro, don Josè, entrato in seminario ad appena dodici anni, ha
conseguito la licenza media (al seminario minore) e poi i tre anni
delle superiori (al seminario maggiore, dove si studiava filosofia e
teologia). Ha proseguito il noviziato nella repubblica di El Salvador
dal 1964 al 1969, per poi affrontare gli studi filosofici assieme ai
gesuiti e completare la teologia con i padri salesiani di Guatemala.
Dopo essere stato consacrato parroco in Messico il 17 novembre 1973,
si è spostato tra El Salvador e Honduras come vice parroco; è
andato missionario in Nicaragua, in Costa Rica e nel Panama, e mezzo
anno persino in Colombia, presso l'ICLA, cioè l'Istituto
Catechistico Latino Americano. Quando, nel 1980 è ritornato in
Messico come viceparroco e professore del Seminario minore dei Padri
Somaschi, i suoi superiori, ritenendolo idoneo, pur di permettergli
di completare gli studi lo inviarono in Italia, a Roma, dove ottenne la Licenza in Liturgia presso il Sant'Anselmo e il Dottorato in Dogmatica all'Urbaniana, entrando in contatto con personalità eminenti come Tommaso Federici e Angelo Scola.
Durante
il periodo di studi
fu invitato a prestare servizio presso la diocesi di Grosseto. Era
il 1987. "Dovevo restarci tre anni... ma sono diventati trenta e
passa!", dichiara con gioia.
Tra
la ristrutturazione di una chiesa e l'altra (al Cottolengo il
campanile, la casa canonica, l'asilo delle suore; a Istia la chiesa e
le opere d'arte; a Cerri Alti l'intera chiesina, corredata dai quadri
del pittore Claro Paolini; a Rispescia la chiesa, le stanze
dell'oratorio, il campetto...), monsignor Ottolini lo ha investito
del ruolo di vicedirettore della Scuola di Teologia di Grosseto, ed è
diventato canonico della cattedrale dal 1997. Nessun vanto, in tutto
ciò, solo la consapevolezza di aver servito, da "servo inutile"
con decoro e attenzione, la chiesa di Grosseto. Il motto del padre,
che di nome si chiamava Josè come lui, "o fai le cose per bene,
o non le fare per niente", lo ha fatto suo. San Girolamo
Emiliani, con i suoi Padri Somaschi, aveva puntato i riflettori sulla
paternità di Dio-Padre. Da conoscitore della spiritualità della
"compagnia dei servi dei poveri" e nel rispetto del monito
di suo padre fisico, per don Josè l'impegno in ogni parrocchia è
sempre stato pertanto quello di ridare alla gente del posto e al
luogo sacro di sua "gestione", ciò che ha ricevuto, come
un buon padre, anche in termini economici. Ci ha tenuto sempre a
creare un clima familiare e fraterno, affinchè ci fosse, in ogni
posto che ha guidato, "un po' di vera comunità". Anche
nelle sue lezioni scolastiche teologiche, oltre al contenuto, ha
sempre cercato di curare la persona, di porre attenzione alle vicende
umane di ognuno, mostrando grande rispetto per tutti e cercando di
valorizzare i talenti di chi ha incontrato. Non a caso, trenta e più
laureandi della scuola di teologia, si sono affidati a lui per
valorizzare la loro tesi e laurearsi. "Ogni esperienza fa
crescere in umanità, d'altronde. Ed è per questo che è importante
che ci sia una sincerità di cuore nel fare bene ciò che si deve
fare. Bisogna essere professionisti
per il Signore,
ed esserlo con umanità e con discrezione anche nell'operare il bene.
«Il
mio carico è leggero»
(Mt 11,30) diceva il motto dei Padri Somaschi, ed è ancora più
leggero se condividiamo e ri-doniamo, come ministri di Dio, senza
pretese di potere e di autoreferenzialità."
Domenica
28 ottobre ha salutato ufficialmente la sua comunità, alla presenza
del Vescovo Rodolfo Cetoloni, in un clima di commossa partecipazione
e di vera fraternità. La sua vita lascia il segno in terra di
Maremma, come solo i parroci semplici e profondamente spirituali
sanno consegnare a chi ha la gioia di incontrarli sulla propria
strada.
σε
ευχαριστώ, don Josè.
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