domenica 28 ottobre 2018


IL PARROCO DON JOSE' SALUTA LA MAREMMA
- σε ευχαριστώ,  don Josè -


Dopo 38 anni in Italia e 31 di servizio in Maremma, don Josè Refugio De La Torre Paredes lascia la Maremma per rientrare nella sua terra di origine, a Querétaro, in Messico. Parroco da 45 anni, ha servito la diocesi di Grosseto nelle parrocchie di San Giuseppe Cottolengo, Istia, Buriano, ancora al Cottolengo dal 1999 al 2003 e infine a Rispescia, dove ininterrottamente per 15 anni, ha svolto la sua attività ministeriale presso la chiesa di Santa Maria Goretti. Trentuno anni di servizio come sacerdote nella terra di Maremma, e altrettanti come insegnante di scuola di teologia tra Grosseto, Pisa e Piombino. La sua vocazione ha radici nella sua stessa famiglia: la madre Maria, che adesso ha 91 anni, era ed è, pia e devota. Lui stesso precisa: "Non bigotta, ma devota; e c'è una bella differenza. È sempre stata, inoltre, severa, precisa, chiara nelle cose: comportamenti essenziali, per poter governare una famiglia di dieci figli. Anche se ci sono parenti presenti, lei interrompe le chiacchiere per iniziare il rosario, quando è l'ora. Scandisce con il giusto rigore ogni cosa da fare".
Il padre era un tenente colonnello della gendarmeria. Josè, nato nel '45, lo ha seguito con tutta la famiglia nei suoi numerosi spostamenti. Tutti i ragazzi, in famiglia, hanno ricevuto però una educazione religiosa formante, studiando nei seminari vari al suo seguito. Josè ha iniziato persino a "prestare il servizio", cioè a fare il chierichetto in una parrocchia della zona di Guadalajara.
Nel '56-'57 la famiglia dovette trasferisri a Città del Messico. Il suo interesse religioso crebbe. Il prete che lo guidava, andò da suo padre a intercedere per fargli intraprendere gli studi religiosi. Il padre acconsentì, dicendogli soltanto: "Diventare prete è una cosa seria, o lo fai bene o è meglio che tu lasci perdere. Però, comunque vadano le cose, ricordati che questa è sempre casa tua."
La Congregazione dei Chierici Regolari Somaschi (C.R.S.), fondata in Italia da San Girolamo Emiliani nello stesso anno dei Gesuiti, nel 1534, era approdata a El Salvador solo nel 1921, diffondendosi poi in tutta l'America Latina: i maggiori formatori restavano dunque gli italiani, piemontesi e lombardi in primis. Con loro, don Josè, entrato in seminario ad appena dodici anni, ha conseguito la licenza media (al seminario minore) e poi i tre anni delle superiori (al seminario maggiore, dove si studiava filosofia e teologia). Ha proseguito il noviziato nella repubblica di El Salvador dal 1964 al 1969, per poi affrontare gli studi filosofici assieme ai gesuiti e completare la teologia con i padri salesiani di Guatemala. Dopo essere stato consacrato parroco in Messico il 17 novembre 1973, si è spostato tra El Salvador e Honduras come vice parroco; è andato missionario in Nicaragua, in Costa Rica e nel Panama, e mezzo anno persino in Colombia, presso l'ICLA, cioè l'Istituto Catechistico Latino Americano. Quando, nel 1980 è ritornato in Messico come viceparroco e professore del Seminario minore dei Padri Somaschi, i suoi superiori, ritenendolo idoneo, pur di permettergli di completare gli studi lo inviarono in Italia, a Roma, dove ottenne la Licenza in Liturgia presso il Sant'Anselmo e il Dottorato in Dogmatica all'Urbaniana, entrando in contatto con personalità eminenti come Tommaso Federici e Angelo Scola. 
Durante il periodo di studi fu invitato a prestare servizio presso la diocesi di Grosseto. Era il 1987. "Dovevo restarci tre anni... ma sono diventati trenta e passa!", dichiara con gioia.
Tra la ristrutturazione di una chiesa e l'altra (al Cottolengo il campanile, la casa canonica, l'asilo delle suore; a Istia la chiesa e le opere d'arte; a Cerri Alti l'intera chiesina, corredata dai quadri del pittore Claro Paolini; a Rispescia la chiesa, le stanze dell'oratorio, il campetto...), monsignor Ottolini lo ha investito del ruolo di vicedirettore della Scuola di Teologia di Grosseto, ed è diventato canonico della cattedrale dal 1997. Nessun vanto, in tutto ciò, solo la consapevolezza di aver servito, da "servo inutile" con decoro e attenzione, la chiesa di Grosseto. Il motto del padre, che di nome si chiamava Josè come lui, "o fai le cose per bene, o non le fare per niente", lo ha fatto suo. San Girolamo Emiliani, con i suoi Padri Somaschi, aveva puntato i riflettori sulla paternità di Dio-Padre. Da conoscitore della spiritualità della "compagnia dei servi dei poveri" e nel rispetto del monito di suo padre fisico, per don Josè l'impegno in ogni parrocchia è sempre stato pertanto quello di ridare alla gente del posto e al luogo sacro di sua "gestione", ciò che ha ricevuto, come un buon padre, anche in termini economici. Ci ha tenuto sempre a creare un clima familiare e fraterno, affinchè ci fosse, in ogni posto che ha guidato, "un po' di vera comunità". Anche nelle sue lezioni scolastiche teologiche, oltre al contenuto, ha sempre cercato di curare la persona, di porre attenzione alle vicende umane di ognuno, mostrando grande rispetto per tutti e cercando di valorizzare i talenti di chi ha incontrato. Non a caso, trenta e più laureandi della scuola di teologia, si sono affidati a lui per valorizzare la loro tesi e laurearsi. "Ogni esperienza fa crescere in umanità, d'altronde. Ed è per questo che è importante che ci sia una sincerità di cuore nel fare bene ciò che si deve fare. Bisogna essere professionisti per il Signore, ed esserlo con umanità e con discrezione anche nell'operare il bene. «Il mio carico è leggero» (Mt 11,30) diceva il motto dei Padri Somaschi, ed è ancora più leggero se condividiamo e ri-doniamo, come ministri di Dio, senza pretese di potere e di autoreferenzialità."
Domenica 28 ottobre ha salutato ufficialmente la sua comunità, alla presenza del Vescovo Rodolfo Cetoloni, in un clima di commossa partecipazione e di vera fraternità. La sua vita lascia il segno in terra di Maremma, come solo i parroci semplici e profondamente spirituali sanno consegnare a chi ha la gioia di incontrarli sulla propria strada.
σε ευχαριστώ,  don Josè.



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