domenica 18 marzo 2018


DI NOME: GIUSEPPE 
DI COGNOME: SANTO
di Tìndara Rasi
Copyright © Tindara Rasi


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La parrocchia del San Giuseppe di via Sauro compie 80 anni dalla data della sua costituzione. Fu la prima parrocchia istituita oltre il centro cittadino, nel 1938. Di stile neoromanico, con rosone, colonne, mura in mattoni rossi, e bifore tipiche dello stile in questione per illuminare le tre navate, venne progettata da Ernesto Ganelli negli anni '30 (assieme a molte altre costruzioni religiose che l'ingegniere eresse in quegli stessi anni nella provincia), per ricordare gli ottocento anni dalla elezione, voluta nel 1138 da papa Innocenzo II, di Grosseto come "città" (in precedenza aveva per titolo solo "borgo" di Roselle). Venne ufficialmente consacrata nel 1940. Nella chiesa, all'entrata sopra l'acquasantiera di destra, vi è affissa una lapide che ricorda il passaggio appunto di Innocenzo II qualche anno prima, nel 1133, a Grosseto, accompagnato da San Norberto di Magdeburgo e San Bernardo di Chiaravalle: il papa si accorse in tale occasione che Roselle, sede anche della diocesi, a quel tempo, risultava ormai in decadenza, mentre invece Grosseto rifioriva, e questo lo convinse a modificarne la titolatura con l'invio da Roma nel 1138 del documento "Sacrosanta Romana Ecclesia". A Grosseto, inoltre, proprio il 19 marzo 1133, mentre sostava in città, scrisse anche la bolla che sancì la pace tra pisani e genovesi, la "Iustus Dominus". Ecco perchè, per commemorare questo evento, si decise di ereggere una chiesa dedicata proprio allo sposo di Maria, che la liturgia ricorda appunto il 19 marzo.
Quest'anno, in occasione della festa patronale, il vescovo Rodolfo Cetoloni ha officiato la Messa delle ore 18, benedicendo la comunità che ne fa parte. Negli anni, la parrocchia, con l'ausilio di una motoApe, ha effettuato anche la processione per le vie cittadine, poichè la statua, targata "Famiglia Turi Carlo", risulta pesante nel trasporto a mano. In tali occasioni, sono stati allestiti dei luoghi di sosta dai vari parrocchiani, e stese dalle ringhiere immagini, tovaglie e copriletti ricamati. Stavolta invece l'ottuagenario giocondo che una parrocchia sente e vive, si è festeggiato, come già in altre occasioni precedenti, rimanendo nella chiesa addobbata. Genitore putativo di Gesù e sposo di Maria, donna giovane, moglie amata e madre amorevole, Giuseppe è oggetto di devozione e consegna di ex-voto in tutta la terra. Uomo giusto, al bivio più importante della sua vita, grazie ad un sogno che gli suggerì un consiglio amoroso ad hoc, scelse da che parte stare, meritando di essere nominato, di diritto, nelle cronache evangeliche e di essere venerato come santo, con tanto di iconografia specifica come il giglio di purezza, il mantello marrone, il bastone fiorito. Nel passo evangelico di Giovanni 1,45 si legge la sua paternità: "Gesù, (era) figlio di Giuseppe, di Nazaret". Il suo culto fu esteso e diffuso dall'Ordine dei Carmelitani Scalzi e OCDS, e dalla stessa Santa Teresa d'Avila che li fondò. In Spagna, patria carmelitana per eccellenza, è tutt'ora giorno festivo, come lo era in Italia fino al 1977. Giovanni XII nel 1962 inserì il nome Giuseppe nel Canone Romano, mentre Papa Francesco, nel 2013, ha stabilito che questo nome fosse invocato dopo la Vergine Maria, nelle preghiere eucaristiche. È il secondo Santo dopo Maria, ed è patrono della chiesa universale per volere di Pio IX dall'8 dicembre 1870. Gli ortodossi lo venerano con particolare sentimento e recitano l'Inno Akathistos a lui rivolto. La devozione grossetana non ha particolari manifestazioni folcloristiche e liturgiche, tranne che per i falò della "Torciata di San Giuseppe" la notte del 18-19 a Pitigliano, mentre per esempio tra i siciliani si usa far litaniare le "tredici verginelle" e cucinare frittelle per allestire le meravigliose "tavole di San Giuseppe", così come in molte altre parti d'Italia si festeggia solennemente e pittorescamente la sua festa. Al Trionfale a Roma, il 19 marzo suona in concerto la banda musicale della Gendarmeria Vaticana. Nello scritto apocrifo "Storia di Giuseppe il falegname" si narra il transito di San Giuseppe avvenuto il 20 luglio, festa di Sant'Elia, all'età di 111 anni, dopo aver formulato una preghiera per la buona morte che i giuseppiniani recitano ancora per gli agonizzanti in letto di morte.

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....Ti prego, per la vocazione del mio sposo, oh santo sognatore e tenero padre....

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