VIA PARADISI
Il "giro delle sette Chiese"
Copyright © Tindara Rasi
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Ad istituire questa pratica pia fu San Filippo Neri, nel 1540. Si trattava di un atto penitenziale, durante il quale si andavano a visitare in due giorni le sette basiliche più importanti di Roma, seguendo la "via Paradisi": San Giovanni il Laterano, Santa Maria Maggiore, San Pietro in Vaticano, San Paolo fuori le Mura, Santa Croce in Gerusalemme, San Lorenzo fuori le Mura e San Sebastiano.
Già dal 1300 era in uso la pratica delle indulgenze eseguita con la visita ai luogi santi e alle Chiese più importanti. Attualmente, dalla parrocchia San Filippo Neri a Roma partono giri penitenziali due volte l'anno, nel mese di maggio e nel mese di settembre. Ma il momento più importante rimane quello della notte del Giovedì Santo, quando si possono visitare le sette basiliche, finendo il giro entro il Sabato Santo, durante tutto il tempo del Triduo Pasquale. Questa pratica religiosa si è diffusa in molte parti d'Italia e del mondo. Prevede la visita più che a sette chiese, a sette "sepolcri", cioè a sette altari della reposizione (chiamati anche Repositorio, Urna, Sepolcro, o Tabernacolo provvisorio), allestiti dopo il rito di Coena Domini il Giovedì Santo in luoghi specifici delle parrocchie, lontani dall'altare. Il Venerdì, continuazione della Messa del giorno prima, non viene consacrata l'Ostia; dunque viene conservata quella già consacrata il Giovedì come "Santa Riserva" per il giorno dopo, ed ecco perchè nel tempo si è rivelato necessario scegliere un luogo specifico e ben vigilato. Da questa prassi liturgica, è nata l'istituzione della Reposizione. Secondo il documento "Paschalis solemnitatis" (Preparazione e celebrazione delle feste pasquali - PCFC), datato 16.01.1988, è necessario riservare "una cappella per la custodia del santissimo sacramento e la si orni in modo conveniente perchè possa facilitare l'orazione e la meditazione; si raccomanda il rispetto di quella sobrietà che conviene alla liturgia in questi giorni, evitando o rimuovendo ogni abuso contrario.[55] Se il tabernacolo è collocato in una cappella separata dalla navata centrale, conviene che in essa venga alestito il luogo per la reposizione e l'adorazione" (punto 49). Chi si trova zone periferiche o in paesini dove esiste solo una chiesa, scende in città più grosse per completare le visite ai vari "tabernacoli" così allestiti, oppure entra ed esce sette volte da una stessa chiesa. Le parrocchie approntano per l'occasione anche veglie cantate e lette, in attesa dei "pellegrini" che vi transitano, tenendo compagnia al proprio altare variamente scenografato. Fiori, orpelli, decorazioni, candele, fanno parte integrante dei decori, di volta in volta modificati secondo le direttive parrocchiali e il gusto personale di chi li allestisce. La tovaglia sottostante viene sistemata ad modum furentis, cioè strattonata da due diaconi o due fedeli, per simulare la spartizione del mantello di Gesù. Nel resto della chiesa generalmente non vi sono altri allestmenti e anzi, in talune parrocchie, si adotta la pratica rituale della velatio con la "tela della passione", o "velo quadragesimale" o ancora "panni della fame" (Hungertuch o Fanstentucher , in tedesco), che prevede la velatura di croci, statue e quadri, con teli viola in modo che non vi siano segni iconici visibili in chiesa, e ciò a partire dal sabato della V domenica di Quaresima fino a Pasqua.
I fedeli in giro tra i vari "altari", durante le soste tra una chiesa e l'altra recitano i sette salmi penitenziali e praticano momenti di adorazione all'Ostia riposta. Ritenuto il Sepolcro di Gesù, anche se in realtà Lui non è ancora morto, la repositio ricorda invece il momento di preghiera rivolto al Padre Suo, dopo la Cena di Pesach. A Grosseto la visita ai "sepolcri" è una pratica pia molto sentita e spesso le parrocchie si muovono in massa, guidati dai propri sacerdoti. Altrettanto fanno i vari gruppi parrocchiali ed in particolar modo i giovani dei gruppi post-cresima, coadiuvati sempre dal proprio sacerdote referente e dai catechisti.
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