mercoledì 4 aprile 2018

L'UFFICIO DELLO SPOSO - Il VOLTO DEL NYMPHIOS
Copyright © Tindara Rasi

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Nell'Exapostilarion è detto chiaramente: non si entra nella camera sponsale senza l'abito giusto. Non si entra senza purezza, bontà, purificazione, incorruttibilità. "Il tuo talamo adorno vedo, mio Salvatore, e non ho veste per entrarvi: rischiara l’abito dell’anima mia, datore di luce e salvami", si inneggia nel Mattutino del Santo e Grande Mercoledì Santo.
Ecco perchè le akoluthie dei sette giorni pasquali si fanno più alte e ricche. In attesa di giorno 8 aprile, quando la chiesa greco-ortodossa festeggerà la Pasqua (a Grosseto ciò avverrà presso la parrocchia San Giuseppe di via Sauro), la liturgia preparatoria dei primi tre giorni di questa festa si concentra tutta sullo Sposo, poi sugli Apostoli attorno a lui, infine su Gesù morto e risorto. Lunedì Santo è stato il patriarca San Giuseppe a rivelarsi degno di entrare nelle stanze nuziali, perchè incorruttibile e perchè, soprattutto, capace di perdono. Martedì vi erano a vegliare le vergini sagge e sono state loro ad accedervi. Mercoledì Santo ortodosso, è la peccatrice redenta ad avere la possibilità, a differenza degli altri discepoli senza penitenza, di purificare con myron santo e di essere purificata lei stessa col gesto del pentirsi e servire: Gesù diventa il suo sposo, lei la sposa legittimata contro ogni logica umana, contro ogni aspettativa da puritani. La preghiera dell'olio è la parte più importante. Il kathisma recita: "Medico e sostegno di chi è nel dolore, liberazione e salvatore di chi è malato, di tutto Sovrano e Signore, concedi la guarigione.... abbi pietà e misericordia di chi ha molto peccato e liberalo dalle colpe...."
Finiti i primi tre giorni preparatori, si entra nel cuore liturgico del rito ortodosso pasquale. Giovedì  sono lavati, e dunque purificati, rivestiti di dignità, gli apostoli della lavanda dei piedi, e sono loro a poter cenare insieme allo Sposo, sono loro ad essere vicini nel momento della Sua preghiera e del Suo tradimento, cioè delle Sue ultime vicende terrene. L'inno cherubico recita: "Nessuno, o fedeli, non iniziato alla Cena del Signore, nessuno assolutamente si accosti come Giuda alla Mensa con cuore falso. Egli, ricevuto il boccone, insorse contro il Pane e, pur apparendo discepolo, in realtà era omicida, rallegrandosi con giudei e vivendo con gli Apostoli. Odiando baciava, baciando vendeva Dio e Salvatore delle anime nostre, che ci ha riscattati dalla maledizione" (III Stichira -tropario teologico e poetico - dell'Aposticha, nei riti bizantini). Solo durante la liturgia di San Basilio si canta invece: "Del tuo mistico convito, o Figlio di Dio, rendimi oggi partecipe, poichè non svelerò il mistero ai tuoi nemici, nè ti darò il bacio di Giuda, ma come il ladrone ti prego: ricordati di me o Signore, nel tuo Regno."
Dopo il triste momento del tradimento, il Triduo Santo entra nel pieno della sua essenza, con il digiuno totale dal male e da ogni forma di cattiveria, durante il post-negru del Vinerea Mare. Gli uffici del Santo e Grande Venerdì (o della sera del Grande Giovedì Santo) sono i più lunghi, per gli ortodossi: 12 brani evangelici, a partire da Gv 13,31 fino all'ultimo, Mt 27, 62-66; e gli Epitàphion Thrènos, lunghi e suggestivi. Dopo l'Ekfónisis, vengono recitati 4 apòsticha stichirà prosòmia, per uscire  con l’Epitàfios (o Epitafion). Anche il Sabato Santo tra gli l'Encomia (elogi funebri) o Thrini (lamentazioni), vengono recitati moltissimi versetti, suddivisi in tre stanze cantate a cori alterni, in modo da poter sostare accanto al letto di morte di Gesù, cioè l'Epitafion circondato di fiori simboleggianti i balsami delle salme e deposto in un tempio del sepolcro, simile agli altari della reposizione occidentali, di fronte al quale ci si prostra due volte fino a terra, per poi rialzarsi, baciare il Vangelo e prostrarsi a terra una terza volta.
Sabato Santo e Domenica (Vespro dell'Amore) è l'icona della Madre a primeggiare. Lei che tra "fiumi di lacrime effonde [la Madre] al monumento ove giaci sepolto; ti grida: Sorgi, perchè l'hai predetto!.... "anche se subisci la croce, tu sei il mio figlio e Dio" (Kontàkion del Venerdì Santo)", poi gioirà insieme a tutti i credenti di fronte all'Anastasi: "Illuminati, illuminati, o nuova Gerusalemme, la Gloria del Signore è sorta sopra di te! Danza ora ed esulta, o Sion, e tu rallegrati, o pura Madre di Dio, nella resurrezione del Figlio tuo!" (Giovanni Damasceno, Ode IX del Canone).
Ognuno dei personaggi, Giuseppe patriarca, le vergini, gli Apostoli, la Madre, vengono addentrati nelle stanze dello Sposo secondo una precisa mistagogia, passo dopo passo, rispettando il proprio essere, rispettando il cammino individuale di ciascuno di essi con un proprio tempo, con un proprio andamento. La liturgia bizantina non ha fretta, sembra non volersi concludere mai. Quando lo Sposo ama, ogni momento trascorso con Lui è eterno e infinito, bellissimo e pieno (pleròma perfetto). Non c'è nessuna fretta che si concluda il rito e la celebrazione. Pasqua arriverà giorno 8 aprile anche qui a Grosseto presso la parrocchia San Giuseppe (Джузеппе) in via Sauro tra cozonac e sarmale rumeni, o pisanky, pashki, kulici ucraini, e  al tradizionale "Kristos voskres" (Cristo è risorto) si replicherà con un esultante "Voistinu voskres" (veramente è risorto!).  L'eternità, nei riti ortodossi poggia un istante, tra canti e profumi, in mezzo alle navate e il popolo si bea di essere parte, frammento, di quell'infinito a-temporale senza pari che nessun'altra liturgia consegna al credente cristiano con altrettanta efficacia e lenta bellezza.

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XB (Христо́с воскре́с! - Cristo è risorto) 


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