sabato 24 novembre 2018


LA DEDICA-AZIONE 

DI UNA CHIESA DI CITTA'


Copyright © Tindara Rasi


Secondo la traditio liturgica e l'architettura sacra, l'altare è il punto focale di ogni chiesa. Non può essere consacrata (o meglio, per usare un termine più corretto ecumenicamente: non può essere dedicata) una chiesa, finchè manca l'altare. L'altare è sacro, e come tale va trattato. Chi lo riveste con gli arredi sacri, non può toccarlo, può solo, aiutato da altri, adagiarvi il telo. Solo la purezza dei sacerdoti santi può toccarlo; per tutti gli altri si parla di profanità. Il vescovo o il sacerdote ad inizio Messa o Divina Liturgia (come la chiamano i bizantini), vi si appoggia con una mano e lo bacia. Un diacono non vi appoggia la mano.
La sua forma rettangolare si è allungata nei secoli, perchè inizialmente si trattava di una pietra di forma cubica, posta al centro del luogo di culto, che simboleggiava Cristo stesso, pietra angolare (Ef 2,20).
E' invalso l'uso anche del legno, a rimando di una più sottile arte del pathos, che lo vuole sul legno della croce, nell'atto di donazione massima a Dio e all'umanità.
Dentro la tavola dell'altare, o la pietra d'altare, spesso vi è stato praticato un foro e sigillate internamente delle reliquie di santi, meglio se martiri; oppure, esse sono state poste sotto l'altare, nell'atto della sua collocazione e cementificazione. I santi, o i martiri, sono un tutt'uno con il Santo per eccellenza, ecco perchè una nicchia a loro può essere concessa, a noi impuri no. Molte chiese hanno assunto il nome dei santi o dei martiri che erano state conservate nell'altare. Viceversa, come adesso nella nostra città, una chiesa con un nome specifico, viene volutamente arricchita di reliquie portate ad hoc per essere apposte nell'altare successivamente alla scelta del nome della parrocchia.
Un altare, all'atto di una dedicazione e consacrazione di una chiesa nuova, viene benedetto con gli oli sacri e incensato; successivamente viene rivestito di bianco. E' un rito battesimale e sponsale al contempo. L'effatà di una chiesa, la veste bianca di un neòfita o di una sposa. Da lì, secondo i dettami della retorica applicata alla predicazione, Logos, ethos e pathos omiletici, devono docere, cioè istruire il fedele, non catechizzandolo, ma illuminandolo tramite le parole della fede; devono delectare (dilettare, farsi ascoltare con piacere); e devono movere (devono motivare all'azione dopo l'ascolto, con un tono esortativo che non sia mai reprimenda). Da lì si effonde a raggiera il sacro, dal Santo dei Santi moderno di zaccariniana memoria, retaggio delle tende dei deserti e dell'Arca delle tavole di Mosè, agli ultimi fedeli entrati nel recinto della Porta Bella, della Porta Grande. La dedicazione di una chiesa prevede momenti come l'aspersione delle pareti, l'unzione appunto dell'altare e di 12 punti della chiesa, la deposizione delle reliquie. Un luogo che da cementizio, da architettonico, diventa "sacro" con tutto ciò che vi è dentro. Nel rito di una dedicazione, è implicito, per il fedele che vi assite, l'ottenimento dell'indulgenza plenaria con la remissione di tutti i peccati. Tutto ciò che c'è, è sacro e mondato, purificato.
All'altare, di fronte al vescovo, vi si accostano in processione gli architetti con i progetti e le fasi di costruzione della chiesa, i rappresentanti dei lavoratori, i comitati. Tutti sono un "contributo" di comunità alla sua realizzazione e al suo "battesimo". Dopo l'incensazione dell'altare, ad essere incensato è il popolo. Verrà edificato un tempio duraturo, fatto di pietre ma anche di persone, corpo unitario di Cristo, Lui che è il tempio per eccellenza al di là di qualsiasi luogo fisico. Chiese con un contributo orizzontale nella loro svettante dimensione verticale terra-cielo. Salomone può costruire un tempio fisico, Nabucodonosor può distruggerlo. Ma il vero tempio resisterà al di fuori di qualsiasi azione umana. Perchè nel presepio sotto l'altare o direttamente sull'altare sacro ci siamo tutti, anche un gatto che vi si acciambella sopra e lascia pelucchi sul lino ricamato a mano, sporcandolo con la sua presenza, contrassegnandolo con la sua evidenza di creatura. Con una sola "azione", si è "dedicato", si è reso santo, si è contaminato d'oro divino. Lo stesso gesto di carità, di offerta e di "azione", lo "possiamo" anche tutti noi, ekklesia viva nella Domus Dei, chiesa mistica di persone nella chiesa architettonica di mattoni.


"Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio,  anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale." (2Pt 4,5)
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